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Cosa è cambiato

 

Questa tipologia ambientale comprende i maggiori bacini fluviali italiani, dai principali corsi d’acqua ai loro affluenti. Per la maggior parte, si tratta di aree pianeggianti caratterizzate da una densità di popolazione e un tasso di urbanizzazione tra i più elevati d’Europa e del mondo.

In quest’ottica, la libera evoluzione dei corsi d’acqua è stata a lungo contrastata, impedita, “irregimentata”. Opere che se da un lato hanno reso alluvioni ed esondazioni meno frequenti hanno comportato la drastica riduzione delle zone umide nei pressi degli alvei, il degrado o la scomparsa della vegetazione ripariale ad alberi e arbusti e – soprattutto – la totale compromissione dei processi idrogeologici che portano alla creazione di elementi sabbiosi “effimeri” (quali isolotti o scarpate).

Alla scomparsa di elementi di importanza “strategica” per molte specie di uccelli si è poi accompagnata la costruzione di infrastrutture quali ponti, dighe, sbarramenti, fino allo sfruttamento degli alvei per il prelievo della sabbia. Il fatto stesso di “costringere” il fiume a restare per decenni nello stesso tracciato – oltre a escavazioni e realizzazione di infrastrutture – ha causato fenomeni di erosione, subsidenza. Eventi provocati dall’uomo, che hanno talvolta danneggiato le stesse opere antropiche, rendendo necessari ulteriori interventi che hanno depresso o completamente cancellato gli ultimi lembi di ambienti naturali esistenti dentro le golene.

Infine l’inquinamento e il prelievo idrico per uso alimentare o a fini di irrigazione. Impattanti in tutta Italia – non solo in Pianura Padana – tali problematiche hanno assunto connotati particolarmente gravi nella porzione “mediterranea” della nostra Penisola, con i continui prelievi idrici che possono condurre a un completo prosciugamento dei fiumi nei periodi meno piovosi.