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Gli ambienti

Impossibile parlare di uccelli senza proporre, anzitutto, un profilo dei principali ambienti che li ospitano. Ambienti in linea con le “esigenze ecologiche” delle singole specie, più spesso ambienti diventati solo parzialmente idonei, soggetti a pressioni di vario tipo, urbanizzazione, sfruttamento a fini turistici, agricoltura intensiva, fino a caccia e bracconaggio.

Conoscere gli ambienti per conoscere le specie, dunque, spiegando cosa è cambiato negli ultimi decenni e con quali conseguenze sulle specie caratteristiche. Infine, qualche dettaglio su quelle formazioni necessarie – in termini di habitat, di siti idonei alla costruzione del nido, di disponibilità di prede, ecc – alla vita delle singole specie, formazioni ambientali da tutelare a tutti i costi, pena il ridursi delle popolazioni di uccelli o addirittura l’estinzione di molte specie a livello locale o regionale.

Delle molte classificazioni possibili, questo portale recepisce l’elenco degli ambienti preparato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, sulla base del quale procedere alla predisposizione delle misure di conservazione  nelle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e nelle Zone di Protezione speciale (ZPS).

Si tratta di 13 ambienti diversissimi tra loro, tanto quanto la varietà di climi, di flora e di fauna che caratterizza il nostro Paese. Habitat che spesso si intrecciano lungo la nostra Penisola, a seconda dell’altitudine, della presenza di determinati tipi di vegetazione, dell’abbondanza o dell’assenza di acqua: conoscerli aiuterà a inquadrare meglio anche le tre “regioni biogeografiche” che caratterizzano la nostra Penisola, la “bioregione continentale” (soprattutto Pianura Padana e Appennino), la bioregione alpina (Alpi, Prealpi e la porzione più elevata dell'Appennino abruzzese) e la “bioregione mediterranea” (Italia centro-meridionale e insulare).

Criteri uniformi per l’identificazione di questi ambienti che dovrebbero costituire la base per la predisposizione di azioni di conservazione mirate e coerenti, in tutte le regioni e province d’Italia, senza dimenticare gli impegni internazionali che il nostro Paese ha assunto. Partendo dal presupposto che gli animali – e tanto più gli uccelli – non tengono conto dei confini amministrativi, spostandosi al variare delle condizioni ambientali, abbandonando alcuni siti e ricolonizzandone altri.

Forse, molta della varietà che caratterizzava il nostro Paese, in termini di ambienti, è andata perduta per sempre. Per esempio le aree umide, per secoli oggetto di imponenti bonifiche, utili alle attività agricole ma spesso nefaste per molte delle specie – ornitiche e non – che abitavano quelle aree. Allo stesso tempo emergeranno spunti interessanti per dimostrare come un equilibrio – necessariamente nuovo – tra attività umane e popolazioni di uccelli selvatici sia ancora possibile, e spesso assolutamente auspicabile per salvare quel che resta delle popolazioni più in difficoltà e per innescare fenomeni di ripresa.

  • Ambienti aperti alpini

    Là, dove il bosco cede il passo alle praterie d’alta quota. Dove qualche sparuto Pino mugo punteggia prati altrimenti spogli, eppure verdissimi, sottratti per pochi mesi l’anno alla copertura candida del manto nevoso. Secoli di equilibrio tra uomo e natura, in parte compromesso dal boom economico e dall'avanzata del turismo di massa...

     
  • Ambienti forestali alpini

    Le grandi foreste di conifere sono il simbolo delle nostre Alpi. Ambienti in cui a fare la differenza, in termini di idoneità per le specie, è spesso la gestione forestale. L'opportuna gestione del bosco può anche rappresentare la chiave di volta per evitare la contrapposizione tra le specie dalle abitudini forestali e quelle più legate agli ambienti aperti...

     
  • Ambienti aperti delle montagne meditterranee

    Non solo la macchia mediterranea. Non solo l’acqua cristallina delle coste. Il Mediterraneo è anche montagna, alta montagna. Luoghi intrisi di silenzio, spesso sottratti al grande turismo di massa, dove gli antichi borghi cedono il passo alla foresta, quindi ai prati, ai pascoli e ai grandi spazi aperti delle cime più alte.

     
  • Ambienti forestali delle montagne meditterranee

    Dalle Foreste Casentinesi al Parco Nazionale d’Abruzzo, dalla Sila all’Aspromonte, fino alle aree più recondite delle due Isole maggiori. L’Appennino è ricchissimo di foreste, ambienti che presentano peculiarità proprie, differenti sia dai boschi alpini sia dagli ambienti strettamente mediterranei, dove domina la macchia.

     
  • Ambienti misti mediterranei

    Il frinire delle cicale, il profumo di origano, timo, rosmarino. Fitti boschi di pini alternati ad aree aperte o pareti rocciose dove sopravvivono solo erbe e cespugli, rettili e rapaci La macchia mediterranea rappresenta forse l’ambiente più ricco di vita – in una gara meravigliosa con paludi e ambienti umidi – dell’intera Penisola italiana.

     
  • Ambienti steppici

    Colline brulle, dolci pendii dove cresce soltanto erba. Alternati, anche qui, a lussureggianti coltivi mediterranei. Un’atmosfera magica che si respira in alcune tra le zone più remote dell’Italia meridionale e insulare. Ambienti "aridi" solo in apparenza, almeno dal punto di vista della grande varietà di forme di vita che vi trovano rifugio.

     
  • Colonie di uccelli marini

    Isole, isolotti, estreme propaggini dell’Italia meridionale e insulare. Questi i siti tipicamente prescelti dagli uccelli marini per completare il proprio ciclo riproduttivo. Spesso, si tratta di specie particolarmente legate al mare aperto, dove trascorrono la maggior parte della propria esistenza spostandosi alla ricerca di cibo.

     
  • Zone umide

    La storia degli ambienti umidi italiani è quella di una vera e propria “lotta” secolare tra l’uomo e la palude, per sottrarre terreni utili all'agricoltura. Purtroppo, le principali vittime delle grandi bonifiche sono stati proprio gli uccelli selvatici, che hanno visto ridotto ai minimi termini l'habitat idoneo per il completamento del proprio ciclo riproduttivo.

     
  • Ambienti fluviali

    Fonte di vita e sostentamento e, storicamente, importantissima via di trasporto. Oltre a questo, l’ambiente fluviale rappresenta un’ecosistema complesso e particolarmente ricco di vita vegetale e animale, comprese, naturalmente, le numerose specie di uccelli che nel fiume si alimentano, costruendo il nido nelle immediate vicinanze.

     
  • Ambienti agricoli

    È nella pratica dell'agricoltura che l’attività umana si fonde al meglio con il mondo delle piante e degli animali. Allo stesso tempo, gli ambienti agricoli, le modalità di coltivazione dei terreni, gli stessi stili di consumo dei "prodotti della terra", sono un termometro particolarmente fedele della sostenibilità ecologica di molte delle nostre azioni.

     
  • Risaie

    Grandi paludi artificiali, le risaie allagate della bassa padana hanno rappresentato una valida alternativa per tutta una serie di specie di uccelli legati alle zone umide che, a seguito delle grandi bonifiche, avevano visto il degrado e la riduzione dell'habitat originario. Per questo la risaia si è trasformata, col tempo, in un vero e proprio ecosistema...

     
  • Corridoi di migrazione

    Passaggio obbligato. Questa la migliore definizione di questa tipologia ambientale, resa efficacemente dal termine inglese “bottleneck ”, collo di bottiglia. Uno dei più importanti siti italiani con queste caratteristiche è lo Stretto di Messina, che vede il passaggio ogni anno di migliaia di uccelli, soprattutto rapaci, durante il viaggio della migrazione

     
  • Valichi montani

    Spesso luoghi di confine, di solito luoghi pericolosi, teatro di scontri e di battaglie, oggi quasi i tutti i valichi montani sono ambienti particolarmente frequentati dai turisti – sciatori, alpinisti, amanti della bicicletta – con conseguenze non sempre “felici” sulle specie di uccelli che vi transitano, solitamente durante il viaggio della migrazione.