Leggi e regolamenti sulla rete Natura 2000 - Uccelli da proteggere

Vai ai contenuti principali
Uccelli da proteggere
 
Home | La conservazione | Cosa fa l'Itali... | Leggi e regolamenti sulla rete Natura 2000

Leggi e regolamenti sulla rete Natura 2000

Il progetto Natura 2000, la grande rete europea di aree naturali per la conservazione della biodiversità, cominciò a prendere piede già nel 1979 quando, agli articoli 3 e 4 della direttiva Uccelli, si affermava l’obbligo, per gli Stati membri della Comunità europea, di istituire delle zone di protezione speciale per gli uccelli e le adeguate misure di conservazione.

Vengono così gettate le basi teoriche per la costituzione delle ZPS, le Zone di Protezione Speciale, vale a dire la prima “metà” della Rete Natura 2000.

Bisognerà però attendere altri 13 anni perché la Rete Natura 2000 nasca formalmente e in modo completo. Ciò avverrà con la Direttiva Habitat, che (all’articolo 3) istituisce ufficialmente la Rete affiancando alle ZPS i SIC, i Siti di Importanza Comunitaria (detti anche ZSC, Zone Speciali di Conservazione, alla fine dell’iter istitutivo) e prevedendo che ogni Paese aderente all’Unione europea applichi sul proprio territorio il progetto: un sufficiente numero di siti Natura 2000 e valide misure di conservazione e gestione.

Complesso, ambizioso, articolato, il progetto della Rete Natura 2000 è stato progressivamente "riempito" di contenuti normativi e concreti aspetti progettuali anche nel nostro Paese, nel corso degli anni.

Il primo atto di “legge”, che recepisce le regole comunitarie è il decreto del Presidente della repubblica 357 del 1997, il cosiddetto Regolamento Habitat, che disciplina l’applicazione italiana della Rete Natura 2000 affidando, tra l’altro, alle regioni (articolo 4) le misure di conservazione per i siti.

Nel 2002, a fronte di una carente attività da parte delle regioni italiane in materia, il Ministero dell’Ambiente emana un decreto (G.U. del 24 settembre 2002) recante le linee guida per la gestione dei siti della Rete Natura 2000. Il decreto si pone il fine di fornire un supporto tecnico-normativo alla elaborazione di appropriate misure di conservazione e gestione dei siti della rete Natura 2000, anche sotto il profilo dell’interpretazione dell’importantissimo e già citato articolo 6 della Direttiva Habitat.

Sarà tuttavia con il decreto del Ministero dell’Ambiente n. 184 del 2007, denominato “Rete natura 2000” (emanato in base all’articolo 1, comma 1226, della legge Finanziaria 2007), che l’applicazione italiana della Rete registra un punto di svolta. Con il decreto, vengono individuate le misure minime di conservazione per la Rete, sulla cui base le regioni devono finalmente procedere alla previsione delle leggi o dei regolamenti regionali di tutela.

Redatto dopo un fitto lavoro di concertazione con vari altri Ministeri, tra cui quelli delle Politiche Agricole e delle Attività economiche, e soprattutto con il parere favorevole della Conferenza delle Regioni, il decreto 184/2007 individua le 13 tipologie di Zone di Protezione Speciale (ambienti alpini, ambienti mediterranei, zone umide, vari ambienti agricoli, corridoi di migrazione eccetera) e, appunto, le misure minime atte a conservare habitat e specie di uccelli presenti in esse.

Molte regioni italiane hanno recepito, con atto amministrativo o con legge, il decreto Rete Natura 2000, che rappresenta ad oggi lo strumento più specifico per la conservazione degli uccelli in Italia, ferma restando la necessità di lavorare per dare alle varie misure, nazionali e regionali, una spinta applicativa sempre maggiore, rendendo ancora più efficace e strutturale l'azione di monitoraggio.

Chiudono la lista della normativa per la rete Natura 2000 i decreti di istituzione delle ZPS, il cui numero oggi è di 601 , per una superficie totale di 4.379.683 ettari, pari al 14,5% del territorio italiano.