Caccia e bracconaggio - Uccelli da proteggere

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Caccia e bracconaggio

Bracconaggio - Sequestro rapaci Calabria, di Daniele Pellegrini
Uccello ucciso con trappola illegale, di Claudia Raiteri

Il prelievo venatorio è, da sempre, una delle cause principali di minaccia per la maggior parte delle specie di uccelli selvatici, cacciabili e non cacciabili. Se la caccia “legale” può avere conseguenze molto serie sugli uccelli selvatici quando non accompagnata da un attento monitoraggio dello stato di salute delle popolazioni – e se non condotta nello scrupoloso rispetto delle norme che vietano qualsiasi forma di prelievo venatorio in periodo riproduttivo o durante la migrazione –  l’Italia continua a essere purtroppo interessata da un fenomeno parallelo, quello del bracconaggio, cioè l’uccisione illegale di fauna selvatica, ossia in difformità da quanto previsto dalla Direttiva Uccelli e dalle norme nazionali, a cominciare dalla legge 157/1992

Sarebbe ingiusto non riconoscere gli importanti passi avanti che sono stati fatti – grazie all’impegno delle forze dell’ordine e alla collaborazione di volontari e associazioni ambientaliste – nel contrasto al fenomeno. Ma i bracconieri sono ancora troppi, e in alcune aree d’Italia ancora particolarmente attivi. Ne sono un esempio le centinaia di rapaci che ogni anno cadono vittima del bracconaggio, mentre tentano di attraversare lo Stretto di Messina. Oppure le migliaia di trappole sequestrate in Sardegna, non di rado poste vicino alla strada (il che ci dice di un fenomeno che avviene ancora, in gran parte, “alla luce del sole”).

Archetti

Migliore la situazione in altre parti d’Italia, anche se continua la triste pratica del trappolaggio di piccoli Passeriformi tramite archetti, come avviene in molte valli del Bresciano. Esemplari che finiscono nelle cucine di ristoratori senza scrupoli, oppure direttamente nelle case dei residenti, per rispettare un’ormai incomprensibile “tradizione”. Al di là di ogni giudizio etico su questi esecrabili fenomeni, la legge italiana e il quadro normativo comunitario – predisposti su basi soprattutto scientifiche – hanno da tempo proibito queste pratiche, che peraltro insistono su popolazioni già ridotte all’osso.

Il prelievo eccessivo a scopo venatorio e il bracconaggio hanno determinato e continuano a determinare gravi scompensi in diverse specie. Altre specie – per esempio i rapaci – sono tuttora vittima di avvelenamento causato da saturnismo (l’ingestione di pallini di piombo usati per la caccia) o da bocconi avvelenati, rendendo il fenomeno della persecuzione diretta comunque una delle minacce più gravi che continuano a pesare sulle specie di uccelli selvatici nel nostro Paese.