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Individuare le specie

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Ci sono molti modi per distinguere le varie specie di uccelli. C’è il classico criterio "tassonomico", ordine e famiglia. Poi ci sono le tipologie ambientali: osservare gli uccelli inseriti nel proprio habitat di riferimento è uno dei modi più efficaci per imparare a conoscerli. Infine i dettagli dell'aspetto: dal colore del piumaggio alla forma del becco, dal comportamento in volo al canto... 

Ciascuna specie può essere assegnata, tramite criteri diagnostici (ad esempio forma del becco, colore del piumaggio, dimensioni, ecc), a un gruppo sistematico, a cominciare dall’ordine (Rapaciformes, Ciconiformes , ecc), indicato, per correttezza scientifica, nella forma latina. Quindi la “famiglia”, gruppi di specie da cui spesso ha origine il nome comune con cui le persone conoscono gli uccelli (“anatre” da “Anatidi”, “sterne” da “Sternidi”), anche se specie della stessa famiglia possono avere aspetto, abitudini ed esigenze ecologiche anche diversissime.

Ma prima di tutto occorre saper identificare correttamente le diverse specie. La conoscenza della distribuzione geografica di una specie nelle diverse stagioni, il suo habitat caratteristico, e i suoi comportamenti, sono tutti aspetti da conoscere e considerare, mentre ci si accinge a riconoscere l’aspetto di un determinato individuo e le sue vocalizzazioni. In sintesi, un bravo birdwatchers, oltre a possedere un buon colpo d’occhio, che si perfeziona con l’esperienza, deve conoscere l’ecologia di ciascuna specie. 

Per il nostro Paese, è possibile riconoscere 13 tipologie ambientali  principali, per gli uccelli. Queste tipologie ambientali sono inserite all’interno di tre differenti “bioregioni” che corrispondono grossomodo ai tre principali climi che si ritrovano in Italia: alpino, continentale e mediterraneo. Il criterio ambientale appare sostanziale – tra le varie “chiavi dicotomiche” possibili – sia per individuare le specie sia, più nello specifico, per ragionare su di esse in un’ottica complessiva.

Beccapesci, di M. Bonora

Ragionare sugli ambienti (a partire, perché no, dalla variabile territoriale, montagna, pianura e collina, per scendere poi al particolare tipo di ambiente in cui la specie viene osservata, mare, fiume, foresta, ecc), aiuta a farsi un’idea più realistica sulle peculiarità delle singole specie, sui tanti fattori che queste hanno in comune, sulle azioni più o meno complesse (dalla lettura delle singole schede emergerà che molte di queste azioni non sono affatto complesse, non per questo meno necessarie) che devono essere predisposte per la loro tutela.

Becco di forma particolare, comportamento in volo – naturalmente – luogo di osservazione, per i più curiosi anche il canto (ognuna delle schede riporta anche un file audio tramite il quale ascoltare il particolare richiamo di ogni specie) può essere un elemento utile se non per identificare esattamente la specie,e per restringere di molto il campo rispetto alla possibile gamma di specie corrispondenti a una particolare osservazione.

Sfogliare queste schede, arrivare ad esse tramite la mappa, tramite i diversi motori di ricerca qui predisposti, può essere un’avventura affascinante. Opportuni rimandi alle altre sezioni del sito dovrebbero poi aiutare a comprendere che la scheda rappresenta solo l’ultimo atto, l’ultimo tassello, di un programma più ampio in cui l’Italia, assieme ai propri partner europei e alle principali associazioni che operano per la difesa dell’avifauna e della biodiversità, è impegnata da tempo. L’ultima tessera di un più ampio mosaico che grazie all’impegno delle istituzioni, degli esperti, del mondo associativo, sta prendendo forma di anno in anno. Probabilmente, non si riuscirà mai a recuperare tutta la biodiversità perduta , ma molto, moltissimo si può ancora fare per tutelare ambienti e popolazioni, attraverso azioni a tutti i livelli , istituzionale, scientifico, quotidiano. Conoscerli, dunque, per imparare a tutelarli.

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