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Gli effetti sugli uccelli

Specie caratteristiche degli ambienti misti mediterranei sono il Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus ), il Nibbio bruno (Milvus migrans ), il Nibbio reale (Milvus milvus ), il Grifone (Gyps fulvus ), il Capovaccaio (Neophron percnopterus ), il Biancone (Circaetus gallicus ), Albanella minore (Circus pygargus ), l’Aquila del Bonelli (Hieraaetus fasciatus ), il Pellegrino (Falco  peregrinus ), il Lanario (Falco biarmicus ), il Grillaio (Falco naumanni ), la Coturnice di Sicilia (Alectoris greca whitakeri ), la Pernice sarda (Alectoris barbara ), la Quaglia (Coturnix coturnix ), l’Occhione (Burhinus oedicnemus ), la Ghiandaia marina (Coracias garrulus ), il Gufo reale (Bubo bubo ), il Succiacapre (Caprimulgus europaeus ), la Calandra (Melanocorypha calandra ), la Calandrella (Calandrella brachydactyla ), l’Allodola (Alauda arvensis ), la Tottavilla (Lullula arborea ), la Cappellaccia (Galerida cristata ), il Calandro (Anthus campestris ), la Monachella (Oenanthe hispanica ), l’Averla piccola (Lanius collurio ), l’Averla capirossa (Lanius senator ), l’Averla cenerina (Lanius minor ), la Magnanina (Sylvia undata ), la Magnanina sarda (Sylvia sarda ), la Sterpazzola di Sardegna (Sylvia conspicillata ), la Sterpazzolina (Sylvia cantillans ), lo Zigolo capinero (Emberiza melanocephala ).

Incendi, bracconaggio, urbanizzazione. Le popolazioni di uccelli selvatici che vivono e nidificano negli ambienti misti mediterranei devono fronteggiare una vasta gamma di minacce. La piaga più devastante, a breve termine, è sicuramente quella degli incendi. Ci sono varie specie propriamente mediterranee che possono essere temporaneamente favorite da aree percorse dal fuoco. È però evidente che qui si ha a che fare con incendi in gran parte dolosi, che non hanno altro effetto se non quello di rendere totalmente inospitale, anche per diversi anni, il territorio.

E mentre la natura si rigenera lentamente, l’uomo procede a una velocissima e continua cementificazione delle coste. È in effetti questa, su base storica, la principale causa della sottrazione e della frammentazione degli habitat. Dalla realizzazione di città e relative infrastrutture si passa poi all’agricoltura intensiva, altra pratica largamente incompatibile con le esigenze ecologiche di diverse specie.

Pesticidi, meccanizzazione, eliminazione delle aree “miste” ai margini dei coltivi – cespugli, erbe incolte, ecc – hanno effetti devastanti su molte specie. E poi ci sono i rapaci, disturbati sia dalla presenza dell’uomo sia direttamente perseguitati dai bracconieri, che insistono su queste zone nonostante le severe previsioni di legge che vietano la caccia a queste specie.