MIGNATTAIO - Uccelli da proteggere

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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliMIGNATTAIO

NOME SCIENTIFICO: Plegadis falcinellus
 

Probabilmente, è la specie più facile da riconoscere anche per chi si avvicina per la prima volta alla disciplina del birdwatching. Lunghe zampe, piumaggio dai riflessi metallici e dalle molteplici sfumature cromatiche. Ma soprattutto il lungo, lunghissimo becco incurvato verso il basso. Quasi fosse appesantito dall’importante protuberanza, il Mignattaio cammina lentamente, nell’acqua bassa. All’improvviso avvista un insetto, un girino, un piccolo mollusco. E, proprio grazie alle dimensioni e alla particolare conformazione del becco, lo afferra quasi senza dover chinare il capo…

 

Ordine: Ciconiiformes  Famiglia: Threskiornithidae

Il Mignattaio è diffuso prevalentemente nelle regioni sud-orientali del “vecchio continente”. In realtà, l’attuale presenza nasconde una distribuzione storicamente molto più ampia, soprattutto nell’Europa occidentale, dalla Francia alla Spagna. Già nel corso del Novecento, l’areale si è progressivamente contratto e spostato, nel proprio baricentro, verso l’area più orientale del continente europeo.

Ad oggi, il Mignattaio è una specie rarissima, che in Italia è presente in modo molto localizzato e con popolazioni piuttosto ridotte. Solo nell’area del Delta del Po e delle Valli di Comacchio la specie nidifica con una certa regolarità, mentre altrove – Piemonte, Lombardia, Toscana, Sardegna e Sicilia – le nidificazioni appaiono più intermittenti e a nuove colonizzazioni corrispondono spesso estinzioni locali.

Tra le peculiarità di questa specie, risalta, anche all’occhio meno attento, il lungo becco incurvato verso il basso, talmente prominente da permettere a questa specie di procacciarsi facilmente il cibo, camminando sull’acqua bassa della palude dove vive e nidifica. Piccoli pesci, anfibi, ma anche invertebrati e insetti costituiscono la parte essenziale della dieta del Mignattaio, che in Italia giunge di solito a primavera, anche se non mancano occasionalmente – soprattutto in Sardegna – individui svernanti.

Oltre al becco, il Mignattaio si fa notare per il particolarissimo piumaggio, per lo più nerastro ma con ampie sfumature cromatiche sul dorso. Riflessi “metallici” che risaltano alla luce del sole e si confondono con i riflessi degli acquitrini, abituale terreno di caccia per la specie. Piuttosto ampio, nonostante la scarsa consistenza della popolazione comunitaria e anche italiana, è in ogni caso l’areale di presenza della sottospecie nominale, che va dall’Europa al Nord Africa, dall’Asia centrale al sud-est degli Stati Uniti.

Prospettive

Nonostante la presenza sia più costante – e le nidificazioni di successo osservate con maggiore continuità – nelle aree umide emiliano-romagnole, nidi di Mignattaio sono stati osservati un po’ in tutta la Penisola, dal 1970 ad oggi. Il problema è che in molte delle aree di presenza storica il Mignattaio risulta attualmente estinto o comunque non in grado di riprodursi con successo (è questo il caso della Sardegna, dove a partire dalla metà degli anni Novanta le nidificazioni si sono fatte irregolari e in qualche misura eccezionali).

Anche nelle zone di nidificazione accertata – come le garzaie della Lomellina, e in particolare il Lago di Sartirana, in Lombardia – la specie è presente con numeri ridottissimi, non più di 5 coppie, con trend non verificabile. Anche la Toscana ospita in genere non più di tre coppie, mentre nel basso Veneto la popolazione stimata nel 2003 potrebbe raggiungere anche le 15 coppie, senza tuttavia che vi siano elementi sufficienti per considerarla una popolazione vitale e capace di autosostenersi nel medio periodo.

Mancando fondamentali parametri demografici, non è possibile formulare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per la specie. Questo a causa della scarsità numerica che impedisce valutazioni statisticamente attendibili, mentre gli unici dati accertati fanno riferimento al successo riproduttivo, pari, o poco inferiore, a 3 pulcini per nido nelle aree monitorate (essenzialmente Sicilia e Sardegna).

Un successo riproduttivo che viene facilmente compromesso a causa del disturbo da parte dell’uomo, a cui spesso segue il totale abbandono dei siti di nidificazione. Fino a quando non si metteranno in atto azioni mirate al consolidamento delle micro-popolazioni nidificanti – attraverso la tutela dei siti e delle principali località note di sosta e svernamento – lo scenario per il Mignattaio, nel nostro Paese, continuerà ad assumere connotazioni estremamente critiche.

Minacce

Emblematico è il caso della Sardegna, dove il Mignattaio ha nidificato con successo fino al 1993, per poi abbandonare totalmente il sito continuamente sottoposto a eccessivo disturbo da parte dell’uomo. In Italia, appare infatti il disturbo ai siti riproduttivi una delle minacce più importanti per la specie, data l’esiguità di tutte le popolazioni, dunque sensibili a interferenze anche minime, soprattutto in periodo riproduttivo.

Su scala più generale, il Mignattaio ha sofferto, come altre specie legate ad aree palustri ampie e ben conservate, il declino delle zone umide, comune all’Italia come a gran parte dell’areale europeo di storica presenza. Dipendente da aree pianeggianti con clima relativamente mite, il Mignattaio esige ampie lagune con acqua poco profonda, aree allagate, delta, estuari, talvolta coltivazioni irrigue.

È però in periodo riproduttivo che le esigenze ecologiche si fanno più specifiche, con una netta predilezione per zone umide ove siano presenti fitti canneti o giuncheti. Il nido viene costruito su alberi bassi, come i salici, o negli stessi canneti. Specie coloniale, nidifica spesso in associazione con altri Ciconiformi o con marangoni minori.

Per raggiungere aree più pescose o idonee all’alimentazione, il Mignattaio può compiere spostamenti giornalieri anche notevoli, pur evitando acque troppo profonde o mosse. Chiara appare invece l’intolleranza alla presenza umana, specialmente durante la riproduzione. Anche un singolo episodio di disturbo può causare l’abbandono del sito e abbattere il già non eccelso successo riproduttivo della specie.

Stato di salute

Si calcola che la popolazione “comunitaria” di Mignattaio non superi attualmente le 560-660 coppie, pari a non più del 3-4% della popolazione europea complessiva e a meno del 5% di quella globale della specie. Rara e minacciata in tutta Europa, e con stato di conservazione sfavorevole anche a livello pan-europeo, la specie ha mostrato un largo declino tra il 1970 e il 1990, seguito però da confortante incremento nell’ultimo decennio del secolo scorso. 

Considerato “in pericolo critico” dalla Lista Rossa Nazionale, il Mignattaio è presente come nidificante in Italia con una decina di coppie, una popolazione ridottissima e per di più soggetta a vistose fluttuazioni nel periodo più recente. Per il resto, gli individui osservati in Italia provengono sostanzialmente dall’est europeo, dall’Ungheria alla Russia, assegnando al nostro Paese un ruolo non secondario nelle rotte della migrazione.

Tornando al modestissimo contingente nidificante, i censimenti più recenti non aiutano a comprendere il reale trend della popolazione. Dalle 10-16 coppie censite nel 1999 si è poi passati alle 3-5 del 2000 e alle 11-15 del 2001. Il trend non è ben definito, con evidenti fluttuazioni dovute a nuove colonizzazioni seguite però, il più delle volte, da estinzioni locali.

Insomma, il Mignattaio è presente stabilmente solo in Emilia-Romagna, dove già nel 1970, tra il Delta del Po e le Valli di Comacchio, nidificavano una dozzina di coppie. Anche qui, nel corso degli anni Settanta, si è assistito a una progressiva rarefazione delle coppie nidificanti, con la specie  tornata stabilmente a occupare le aree umide costiere emiliano-romagnole (e in particolare le Pialasse ravennati) solo nel corso degli anni Novanta. Altrove, la situazione è se possibile ancora più confusa: il Mignattaio è riportato come regolarmente nidificante in Sardegna fino al 1992, con un massimo di 11-13 coppie nel 1993, ma il sito è stato in seguito abbandonato. Tra Puglia e Piemonte non si hanno notizie recenti di nidificazione, mentre Lombardia, Toscana e Sicilia – dove è stata osservata anche una ridottissima popolazione svernante – sembrano ospitare meno di cinque coppie.

Semaforo

Nuclei sparsi e isolati, nuove colonizzazioni a cui fanno da contraltare estinzioni locali e – talvolta – anche il totale abbandono di siti di presenza storica. Questo il quadro che delinea la situazione della popolazione italiana di Mignattaio. Solo in Emilia-Romagna la specie si riproduce con una certa regolarità, ma una popolazione nazionale che potrebbe non superare le 10 coppie, con fluttuazioni anche evidenti tra una stagione e l’altra, disegnano uno scenario niente affatto rassicurante per la specie, che risulta tra l’altro particolarmente sensibile al disturbo umano, specialmente durante la fase riproduttiva.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* soggetto a fluttuazioni, ridotto cattivo
Popolazione soggetta a fluttuazioni, scarsa cattivo
Habitat della specie localmente minacciato inadeguato
Complessivo   cattivo

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Vederlo è un evento eccezionale, e anche udirne il richiamo non è facile, per una specie rarissima e presente con una popolazione stabile solo nelle aree umide emiliano-romagnole. Con un po’ di fortuna, lo si potrà ascoltare provenire da giunchi e canneti, o dai vicini salici, dove il Mignattaio ama costruire il nido: una lunga sequenza composta da una sola “nota”, piuttosto grave e leggermente rauca.