PITTIMA REALE
NOME SCIENTIFICO: Limosa limosaLa Pittima reale è un uccello che predilige muoversi sul terreno. Mentre vola effettua rapidi battiti d’ala e tiene il collo retratto e le zampe tese. È una specie gregaria e monogama. In Italia la ritroviamo durante le migrazioni, essendo di passo regolare in settembre-novembre e in marzo-maggio e, ma la Pittima reale sceglie il nostro Paese anche come area dove svernare. In Italia è presente dal 1977 anche una piccola popolazione nidificante con due nuclei ben distinti: uno nidificante regolare nelle risaie del Vercellese, l’altro in Emilia-Romagna.
Ordine: Caradriformi Famiglia: Scolopacidi
In media lungo 40 cm, con apertura alare di 76 cm. La Pittima reale ha becco dritto e lungo, zampe alte. In estate capo e petto sono castani, fianchi e ventre bianchi con barre nerastre. La stria oculare, le guance, i lati del collo, il mento, la gola, la parte anteriore del petto e i fianchi hanno una colorazione bruno-rossastra tendente al rosato. Il maschio presenta colorazione più rossa rispetto alla femmina. In inverno il piumaggio di entrambi i sessi è grigio nelle parti superiori e chiaro nelle parti inferiori.
Principalmente si ciba di invertebrati di zone umide e terrestri come insetti, molluschi, crostacei e anellidi. Come aree riproduttive sceglie soprattutto pascoli umidi e zone acquitrinose, mentre durante la migrazione frequenta estuari, paludi e marcite. In ogni stagione un carattere importante ai fini dell’identificazione in volo è costituito dalla banda bianca sulla parte superiore delle ali, che consente di distinguerla dall’affine Pittima minore, ben più rara.
Il nido è posto in una depressione, tra l’erba e la vegetazione palustre, ed è rivestito da foglie, rametti e piumino. Le uova deposte sono solitamente 4, di colore bruno olivastro o verdastro, macchiettate e striate di scuro. Il maschio cova per la maggior parte del tempo le uova, che in circa 24 giorni giungono alla schiusa. Dopo altri 30 giorni i piccoli, sorvegliati da entrambi i genitori, sono pronti al volo.
I siti di inanellamento sono poco numerosi, distribuiti in zone umide costiere e interne di Emilia-Romagna, Toscana e Marche. L’area geografica di inanellamento dei soggetti segnalati in Italia comprende gran parte dell’Europa centro-settentrionale, ma anche centro-orientale, con dati provenienti anche dal Baltico e dalla Russia. Da notare due ricatture di uccelli inanellati in inverno in Senegal. In Italia le ricatture sono soprattutto concentrate nel Nord-Est, e in particolare lungo le coste dell’Alto Adriatico. Numerosi sono anche i dati dalla Pianura Padana. Anche il complesso delle zone umide toscane, laziali e pugliesi vedono un buon numero di osservazioni, mentre le estreme latitudini meridionali italiane, ivi compresa la Sicilia, hanno soltanto pochi casi.
Viene confermato il ruolo del Senegal quale area di destinazione di uccelli presenti in Italia, mostrato un contatto tra Italia e Turchia meridionale con un soggetto ivi segnalato in autunno, e determinata la presenza in Italia di uccelli di origine orientale estrema, grazie al singolo dato di ricattura nella Siberia centrale, a una distanza vicina ai 6mila chilometri dal sito italiano di inanellamento. Le ricatture in Italia sono tutte relative a inanellamenti primaverili. Alcuni dati diretti confermano una direzione ipotetica di spostamento verso NW. Altre segnalazioni, a notevole intervallo di tempo, testimoniano di un ampio utilizzo, da parte della specie, del sistema di zone umide costiere e interne italiane.
La specie appare sufficientemente studiata, sebbene siano auspicabili studi estesi su ecologia e biologia riproduttiva in tutte le aree di presenza delle specie. La popolazione soggetta a fluttuazione, ubicata al margine dell’areale, per la quale è impossibile fornire un valore di riferimento. Indubbiamente al di sotto di una Mvp.
Per garantire la conservazione della specie sarà necessario soprattutto evitare ogni forma di disturbo da parte dell'uomo durante il periodo riproduttivo, in particolare ponendo molta attenzione ai disagi provocati dalle attività agricole. La specie deve inoltre essere oggetto di regolare monitoraggio di lungo periodo delle popolazioni nidificanti, al fine di definire gli opportuni interventi di conservazione.
La tutela dei siti riproduttivi si configura come la strategia principale per la conservazione della specie. In Piemonte, dove la specie nidifica in aree coltivate (risaie), si devono prevedere pratiche agricole compatibili con la riproduzione della specie, anche perché tra i rischi maggiori figurano quelli legati all’intensificazione delle pratiche agricole (es. drenaggio, fertilizzanti minerali, risemina dei prati).
Il successo riproduttivo in Europa risulta variabile tra 25.5 e 64% per vari campioni. In Italia nel periodo 1985-1998 la piccolissima colonia piemontese è stata distrutta per il 50% a causa di pratiche agricole, per il 21.4% abbandonata per cause indeterminate, per il 28.6% si è avuto esito positivo con almeno una schiusa. Si conferma così come il successo riproduttivo sia condizionato dalla pratiche agricole che spesso causano la distruzione completa della colonia.
Il suo status di conservazione viene valutato vulnerabile a livello europeo e nell’Unione. La popolazione nidificante risulta, infatti, in declino nel periodo 1990-2000 ed è stimata in circa 60mila coppie. La popolazione italiana svernante è molto localizzata e scarsa, quella nidificante è stata stimata in 10-12 coppie nel 2002 e circa 15 nel 2009. La Pittima reale è considerato specie a rischio di estinzione (cr) nella Lista rossa nazionale a causa della distribuzione frammentata. Risulta, inoltre, specie non cacciabile in Italia ai sensi della legislazione venatoria (art. 18, 157/92).
Il canto della Pittima reale.