QUATTROCCHI - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliQUATTROCCHI

NOME SCIENTIFICO: Bucephala clangula
 
Semaforo N.C.

Il nome inglese della specie, Common goldeneye, deriva dal colore giallo dell’iride di questa anatra dalla struttura ben tornita. Stretta parente del Quattrocchi d’Islanda, ha l’abitudine di “parassitare” le nidiate di altri individui della sua specie e di altre specie di anatre. Le coppie nascondono con cura il nido dentro cavità naturali degli alberi: ecco perché nel loro ambiente di nidificazione non manca la vegetazione arborea…

 

Ordine: Anseriformes  Famiglia: Anatidae

Il Quattrocchi è un’anatra tuffatrice di media grandezza, lunga circa 45-50 centimetri.
La sua struttura imponente e robusta gli è conferita da corpo rotondo, collo tozzo, corto becco color lavagna, capo di forma poligonale. Il piumaggio del maschio, prevalentemente bicolore, è nero e presenta una grande macchia ovale bianca sulla testa, nera dai riflessi verde brillante. Parte posteriore, coda e ali sono completamente neri. La femmina ha invece un piumaggio color cioccolato e il capo bruno scuro. Gli individui di entrambi i sessi presentano zampe arancioni e occhi giallo oro.

La specie è ampiamente distribuita in Nord America, nelle terre artiche, nell’intero territorio europeo fino alle regioni arabica, mediterranea e siberiana. Sverna vicino alle coste, ma può anche situarsi nelle vicinanze di fiumi interni, laghi, bacini e depressioni ghiaiose. Larve di insetti e piccoli molluschi costituiscono parte fondamentale della sua dieta; nelle profondità acquatiche, che scandaglia sino a quattro metri di profondità, va anche alla ricerca di vegetazione acquatica, che scova rovesciando sassi e piccole rocce. Durante le immersioni, che possono durare anche trenta secondi, mantiene le ali chiuse e la coda ben distesa.

Rive costiere di stagni, fiumi, paludi con acqua profonda, circondate da foreste di conifere; rive di laghi oligotrofi con abbondanza di fauna invertebrata costituiscono il suo habitat di nidificazione, che spazia dalle foreste boreali di Canada, Stati Uniti del nord e Alaska, sino alla Penisola scandinava e alla Russia settentrionale. È molto importante che nel luogo prescelto vi siano vecchi alberi, ricchi di cavità in cui potere costruire il nido, che sarà posto a circa 10-15 metri di profondità, e foderato con morbide piume che la femmina toglie dal proprio petto. La nidificazione avviene da dicembre ad aprile. Durante il corteggiamento, un maschio sceglie un proprio territorio da difendere, mettendosi poi in mostra, insieme ad altri maschi, dinanzi alle femmine. Il rituale è accompagnato da rumori sommessi e da spruzzi d’acqua causati dal movimento delle zampe.

Durante la nidificazione, non è raro che la femmina manifesti comportamenti di parassitismo. Essa infatti depone spesso le proprie uova nei nidi di altre femmine di quattrocchi, o addirittura nei nidi di altre specie di anatre. Qui sono deposte dalle 8 alle 11 uova, che saranno poi incubate dalla femmina per più di un mese. Gli anatroccoli, già in grado di nutrirsi in maniera indipendente quando lasciano il nido, sono per questo motivo abbandonati presto dalla madre. Nonostante ciò, non cessano di ricercare una figura materna, spesso seguendo i pulcini appartenenti a un’altra nidiata. Dopo un paio di mesi dalla schiusa, saranno in grado di volare.

Prospettive

Per quanto riguarda la situazione in territorio italiano, nonostante il contingente svernante sia monitorato, i pochi dati a disposizione sul Quattrocchi non consentono di fissare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV). Nel corso degli anni ’90, infatti, solo quattro zone in Italia hanno potuto registrare massimi superiori al centinaio.

Ecco perché, tanto nelle zone maggiormente frequentate dalla specie quanto nelle zone con minore presenza, occorre mettere in atto misure di conservazione specifiche. Il calo osservato ha parzialmente cause di natura climatica, in parte aggravate da problemi locali come il disturbo acustico causato dalla caccia ad altre specie di uccelli nelle aree lagunari aperte, ma anche le nuove tecniche di coltivazione e di raccolta delle vongole.

In diversi siti tali pericoli sono stati arginati, grazie a interventi di conservazione mirati. Ne è un esempio la costruzione di nidi artificiali, procedura attuata in alcuni territori della Scozia, che ha permesso l’insediamento di una popolazione nidificante, laddove fino a poco tempo prima la specie era osservata solo durante il periodo di svernamento. Le coppie ritornano, anno dopo anno, negli stessi luoghi di nidificazione: un risultato incoraggiante che potrebbe essere preso ad esempio – insieme all’identificazione di siti prioritari per la specie avvenuta nell’intero Regno Unito – per incentivare, su scala continentale, la crescita delle popolazioni di quattrocchi.

Particolare attenzione merita la tutela dell’habitat di nidificazione. Azioni che dovrebbero tenere conto anche delle particolari abitudini di questo anatide, come quella di utilizzare nidi abbandonati da altri animali, tra cui i picchi. Essendo particolarmente sensibili al cambiamento di qualità del cibo, i quattrocchi si dimostrano inoltre bio-indicatori particolarmente efficaci per monitorare i mutamenti ambientali.

Minacce

Il Quattrocchi è preda di numerose altre specie del mondo animale. La specie deve infatti guardarsi, oltre che dall’uomo, da falchi, gufi e aquile. Le femmine e i pulcini possono inoltre essere vittima di orsi, di donnole, visoni, procioni e scoiattoli rossi.

Durante gli atti di parassitismo dei quattrocchi nei confronti di altre specie di uccelli, non è raro che gli anatroccoli vengano uccisi da altre femmine della stessa specie, ma anche da strolaghe e da svassi collorosso, a causa della competizione che si instaura tra loro. Proprio come la Moretta grigia, la specie può inoltre essere minacciata dai livelli molto elevati di contaminanti organoclorurati, sostanze derivate da insetticidi e pesticidi che si accumulano negli ambienti marini e nei tessuti stessi degli organismi animali, come accade a Firth of Forth, insenatura marina della costa orientale della Scozia.

In Danimarca, la caccia al Quattrocchi – come a molte altre specie di Anatidi – è tuttora legale. In Nordamerica, durante gli anni ’70, circa 188.300 quattrocchi vennero uccisi dai cacciatori di anatre. La cifra complessiva rappresenta circa il 4% del numero totale di anatre abbattute nell’area durante quel periodo. Negli stessi territori, alcune popolazioni hanno subito un drastico declino a causa di degrado e perdita di habitat. Sui territori idonei alla nidificazione, le pratiche di deforestazione sono responsabili della diminuzione del numero di nidi e del successo riproduttivo; i territori di svernamento sono invece minacciati dalla canalizzazione dei fiumi, dalla perdita di territori paludosi, dall’inquinamento.

Tanto l’ambiente di nidificazione, quanto quello di svernamento, sono stati in gran parte danneggiati dall’incuria dell’uomo e dall’inquinamento. Un particolare pericolo cui sono esposti i quattrocchi è quello delle piogge acide, che causano la deposizione di particelle acide al suolo e sui bacini idrici. Questo comporta danni a catena per l’intero ecosistema, per esempio sui pesci e sull’altra fauna acquatica che si ritrova a vivere in acque superficiali con un’alta concentrazione di alluminio e, per conseguenza, su tutte le specie che se ne nutrono.

Stato di salute

I territori dell’Unione europea ospitano una popolazione nidificante di circa 280.000-360.000 coppie, e una popolazione svernante di circa 270.000 individui; di questi, da 2.000 a 3.500 individui svernano in Italia. Circa il 60% della popolazione continentale nidifica entro i confini dell’Europa a 27.

La specie non è al momento considerata in pericolo, né sul territorio continentale, né sui territori appartenenti all’Europa “comunitaria”. Il ventennio 1970-1990 ha visto un importante aumento della popolazione nidificante, e un sensibile aumento del contingente svernante. Nel corso del decennio successivo, il contingente svernante si è mantenuto stabile, mentre la popolazione nidificante è stata stimata ancora in lieve incremento.

In Italia, dove il Quattrocchi è una specie migratrice e svernante regolare, tra il 1991 e il 2000 si è vista una presenza piuttosto scarsa e una distribuzione concentrata principalmente sulle coste marine; secondariamente, sulle coste dei laghi prealpini, su tratti di fiume e coste dei bacini lacustri dell’Italia centrale. Nel corso degli anni, l’indice di copertura dei siti è aumentato progressivamente, nonostante nessuno di questi rivesta rilevanza a livello internazionale; l’ampiezza dell’areale, a sua volta, non ha mostrato decrementi. Sono circa 54 i siti occupati almeno una volta tra il 1996 e il 2000, 16 dei quali hanno però ospitato solo presenze irregolari. Il massimo annuale rilevato è di 2.891 individui nel 1997; nel 2000, la cifra è stata di poco inferiore (2.728 individui).

La distribuzione della specie è molto concentrata: circa il 90% della popolazione è insediata in soli cinque siti, tra Alto e Basso Adriatico, i quali assumono rilevanza almeno nazionale. Il più importante tra questi, proprio come per l’Orchetto marino e la Moretta codona, è rappresentato dalla laguna di Grado e Marano, in Friuli-Venezia Giulia, che ha ospitato circa il 58% del contingente medio. Nel quinquennio 1998-2003, altri luoghi di importanza a livello nazionale sono le Valli di Comacchio e del Mezzano, in Emilia-Romagna, dove il massimo annuale registrato è di 929 individui; la laguna di Venezia, con 306 individui; i laghi di Lesina e Varano, in Puglia, con 225 individui.

Il Quattrocchi è inserito nell’Allegato II/2 della Direttiva Uccelli ed è in Italia una specie protetta ai sensi della legislazione venatoria (157/92). Non è stato redatto, ad oggi, un Piano d’Azione Nazionale o Internazionale sulla specie.

Canto

Durante il volo, il maschio del Quattrocchi produce un suono fischiato e quasi sferragliante, nonostante la specie sia in genere piuttosto silenziosa. Quando giunge il periodo degli amori, è inoltre possibile assistere a un rituale di corteggiamento musicale, in cui il maschio emette suoni bassi e gravi.