SMERGO MAGGIORE - Uccelli da proteggere

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Specie protette dalla Direttiva UccelliSMERGO MAGGIORE

NOME SCIENTIFICO: Mergus merganser
 

Lo Smergo maggiore possiede un caratteristico“becco a sega”, che lo accomuna ad altri smerghi e alla Pesciaiola. Questa peculiarità lo facilita nella caccia, in quanto è proprio grazie al particolare becco che la specie riesce a catturare e trattenere con forza le proprie prede. Ha colonizzato l’Italia solo in anni recenti e lo si può osservare nelle aree fluviali del settore alpino e prealpino…

 

Ordine: Anseriformes  Famiglia: Anatidae

Lo Smergo maggiore, con i suoi 70 centimetri di lunghezza, si distingue dal più piccolo congenere Smergo minore. È un anatide che frequenta gli ambienti nei pressi di fiumi e laghi di aree boschive di Europa, Nord America, zone orientali e centrali dell’Asia.

Maschi e femmine della specie sono facilmente distinguibili: il maschio ha capo verde scuro, petto e ventre bianchi; la femmina presenta un colore grigio perla sul dorso e bianco sul ventre, mentre il capo è rossastro. Il becco forte, appuntito e seghettato permette allo Smergo maggiore di trattenere le prede durante la caccia, che si concentra su pesci, cozze e gamberetti. I pulcini preferiscono invece insetti acquatici. Similmente allo Smergo minore, ha sulla testa una sorta di ventaglio di lunghe piume, che tuttavia aderiscono in modo liscio e regolare nella parte posteriore del capo, senza formare una cresta eretta. Nella femmina, questa caratteristica è più accentuata.

Il suo areale di nidificazione è concentrato alle alte latitudini, lungo laghi, fiumi e torrenti delle zone boreali, montane e temperate, soprattutto nell’Europa centrale. Di recente, ha allargato il proprio areale fino a comprendere le zone più meridionali di Svizzera, Francia, Austria e Slovenia. Le coppie nidificano nel tardo mese di marzo. Due i fattori che influenzano in modo determinante la presenza della specie: abbondanza di fauna acquatica di cui cibarsi e siti adatti alla nidificazione, come cavità naturali degli alberi e nidi precedentemente occupati dal Picchio nero, che rappresentano la tipologia di rifugio più utilizzata dalle coppie.

I siti, poi, devono presentare determinate caratteristiche: le tane devono essere poste a oltre 15 metri di altezza rispetto al suolo, con un’ampiezza di circa 12 cm. In assenza di luoghi adatti, gli smerghi maggiori possono tuttavia utilizzare sporgenze pianeggianti di una parete rocciosa, cavità di pendii ripidi, cespuglietti fitti su isolette o aree con massi sparsi, ma anche costruzioni umane, come cassette-nido artificiali, buchi nei muri o altri manufatti.

Quando non è impegnato nella caccia, lo si può osservare mentre nuota sulla superficie dell’acqua; oppure, similmente al Cormorano, mentre riposa appollaiato su rocce che emergono dall’acqua, spiegando le ali e lasciandole asciugare al sole; o, ancora, mentre si nasconde tra la vegetazione lungo la sponda del fiume. In inverno, sosta sopra lastre di ghiaccio galleggianti. Lo Smergo maggiore è molto prudente: spesso uno o più individui fanno da sentinella durante la caccia, per avvertire lo stormo in caso di pericolo. Nonostante si muova piuttosto goffamente sulla terraferma, quando si sente minacciato si mette a correre, assumendo una postura eretta, simile a quella di un pinguino, cadendo e inciampando frequentemente.

Fuori dalla stagione riproduttiva, gli individui della specie migrano verso le porzioni più meridionali dell’areale, sostando nelle vicinanze di laghi e pozzanghere prive di ghiaccio. Gli smerghi maggiori possono ritrovarsi in gruppi di oltre 70 individui, che si nutrono insieme tra banchi di pesci. Grandi stormi – anche di alcune centinaia di individui – si possono osservare posati sul pelo dell’acqua, alla vigilia della migrazione durante i mesi autunnali.

Prospettive

Nel quinquennio 1998-2003, la presenza della specie nel nostro Paese ha seguito un andamento fluttuante, sia per quanto riguarda la consistenza assoluta, sia per quanto riguarda il numero di siti occupati. Spesso gli individui si concentrano nelle zone fluviali, dove non formano stormi vistosi. Proprio per questo, è possibile che la situazione nota sia estremamente sottostimata rispetto alla reale consistenza delle popolazioni.

Nonostante sia esposta al rischio dell’attività venatoria in Russia e Nord America, la specie è tutelata in Eurasia dall’Agreement on the Conservation of African-Eurasian Migratory Waterbirds (AEWA). Similmente allo Smergo minore e al Quattrocchi, lo Smergo maggiore può stabilirsi, per nidificare, all’interno di nidi artificiali, che possono sostituire cavità arboree e tane animali, aumentando così la disponibilità di siti idonei.

Poiché solo recentemente la specie ha dato il via alla colonizzazione del nostro Paese, non sono disponibili sufficienti informazioni per indicare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV). È tuttavia importante perseguire il raggiungimento della Minima Popolazione Vitale (MVP), cioè della dimensione minima di una popolazione isolata con buone probabilità di persistenza nel medio-lungo periodo. Tale valore andrà in ogni caso determinato in conseguenza di studi più approfonditi sulla reale consistenza e sui trend delle popolazioni alpina e continentale.

Un’importante iniziativa a livello nazionale per la conservazione della specie è infine il “Progetto Smergo maggiore”, istituito allo scopo di monitorare la popolazione nidificante della specie che frequenta le aree più idonee di Lombardia, Piemonte e Canton Ticino. Il progetto, che ha preso il via nel marzo 2010 ed è stato riproposto nel 2011, vede la partecipazione di associazioni e amministrazioni pubbliche e il patrocinio del Parco naturale del monte Fenera (Piemonte). Tra gli obiettivi a breve termine del progetto – che prevede il monitoraggio, condotto da un apposito gruppo di lavoro, di tutti i bacini lacustri rilevanti per la specie – figura il censimento degli adulti nidificanti.

Minacce

Lo Smergo maggiore rischia, come molte altre specie di uccelli legate agli ambienti marini o fluviali, di restare accidentalmente impigliato e di trovare la morte all’interno di reti da pesca. Da questo punto di vista, si registrano episodi molto frequenti di morte per cattura accidentale nella popolazione cinese della specie. Gli stessi pescatori e piscicoltori rappresentano una minaccia per questi uccelli, “accusati” di ridurre le riserve ittiche.

In Russia e Nord America i principali fattori di disturbo giungono invece dal degrado dei corpi idrici dovuto a bonifica, drenaggio e inquinamento da petrolio e da piogge acide. Proprio negli Stati Uniti, un grande numero di pesci è morto per avvelenamento dovuto all’alluminio diffuso nell’acqua a seguito delle piogge acide. Questo ha conseguentemente danneggiato gli uccelli che si nutrono di pesci, come lo Smergo maggiore.

Tanto in Russia quando in Nord America, inoltre, gli smerghi maggiori possono essere preda dell’attività venatoria, nei Paesi dove la specie è ancora cacciabile, o del bracconaggio, nelle restanti aree. In Islanda sono le uova deposte a essere a rischio, poiché spesso raccolte a scopo alimentare.

Lo Smergo maggiore, come altre specie di Anatidi, è suscettibile all’influenza aviaria e, dunque, potenzialmente esposto a future epidemie del virus. Anche i nidi artificiali, utilizzati dalle coppie in mancanza di adeguate cavità naturali, possono rappresentare un rischio, in quanto spesso oggetto di manomissione; un rischio tanto più elevato se il disturbo avviene in periodo riproduttivo.

Stato di salute

Lo stato di salute dello Smergo maggiore non desta particolare preoccupazione. Attualmente classificato come sicuro nell’Unione europea, presenta uno stato di conservazione favorevole anche a livello continentale. La popolazione nidificante nei territori dell’Unione europea è sensibilmente aumentata nel ventennio 1970-1990, nonostante nel decennio successivo abbia conosciuto un moderato declino. La popolazione svernante si è mantenuta stabile nel corso del trentennio 1970-2000. La popolazione nei territori dell’Unione europea è valutata tra le 37.000 e le 59.000 coppie; mentre in Italia se ne contano poche decine.

I territori dell’Unione europea ospitano circa l’80% della popolazione presente sul suolo europeo, e tra il 5% e il 24% della popolazione globale nidifica entro i confini dell’Europa a 27. Nel nostro Paese, che si trova ai limiti sud-occidentali dell’areale di svernamento, lo Smergo maggiore è nidificante sedentario da pochi anni, ed è perciò una specie ancora poco diffusa e non molto studiata.

Pur non essendo ancora significativa a livello europeo in termini percentuali, la specie riveste tuttavia interesse proprio perché situata al margine dell’areale. Dal punto di vista conservazionistico, la popolazione alpina, relativamente isolata, può considerarsi come unità distinta. Durante l’inverno, si sono osservati individui concentrati in laghi e fiumi alpini e prealpini; le aree costiere e le zone umide a sud della pianura padana costituiscono invece luoghi di presenza occasionale. Alcuni individui, provenienti da aree balcaniche, sono stati osservati anche in Italia centro-meridionale.

Rispetto alla consistenza delle popolazioni, la media del quadriennio 1996-2000 è ben nove volte più alta rispetto alla media degli anni 1991-1995, grazie al numero ingente di individui osservati nel corso degli inverni del 1997 e del 1999. Alla seconda metà degli anni ’90 risalgono infatti i primi casi accertati di nidificazione, concentrati in Veneto (1996) e in Piemonte (1998). Successivamente, l’areale si amplia lentamente ma con costanza: nel corso degli anni ’90, sono accertate circa cinque coppie in provincia di Gorizia. Nei successivi dieci anni, sono state osservate due coppie presso il lago di Corlo (2001); cinque coppie distribuite nelle vicinanze di fiume Piave, lago di Corlo, fiume Isonzo, lago Maggiore (2002); nonché un progressivo aumento della nidificazione presso il lago di Como (2004-2008).

Nel 1999, si sono osservati individui in 13 siti su tutto il territorio italiano. L’indice di ampiezza dell’areale è pressoché stabile dal 1994. Lago Maggiore e laghi di Corlo e Cismon, due siti di presenza regolare della specie, ospitano anche piccoli nuclei nidificanti, che si sono insediati tra il 1996 e il 1998, e negli stessi siti sono state osservate tre coppie nel 2000. Con ogni probabilità, la popolazione italiana di Smergo maggiore è tuttora in incremento.

Al momento non è stato redatto un Piano d’Azione Nazionale o Internazionale sulla specie. Lo Smergo maggiore è inserito nell’Allegato II/2 della Direttiva Uccelli. Non valutato dalla Lista Rossa Nazionale, è tutelato dalla legislazione venatoria italiana (157/92), che ne vieta la caccia.

Semaforo

Per lo Smergo maggiore, nidificante recente in territorio italiano, le prospettive sono incoraggianti. Le regioni alpina e prealpina infatti hanno assistito alla progressiva colonizzazione ed espansione delle popolazioni. Nonostante ciò, la loro consistenza è ancora esigua e, quindi, potenzialmente vulnerabile, anche in mancanza di studi approfonditi utili per stabilire la Minima Popolazione Vitale (MVP) per la specie.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* Frammentato, fluttuante Favorevole
Popolazione Fluttuante, frammentata, ridotta Inadeguato
Habitat della specie Probabilmente stabile Favorevole
Complessivo   Inadeguato

* Variazione della popolazione negli anni

Canto

Il canto dello Smergo maggiore ricorda un aspro gracchiare. In primavera, tuttavia, l’anatide emette un fischio dolce e lamentoso, che si discosta sensibilmente dal verso abituale, preannunciando l’arrivo della “stagione degli amori”…