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Cosa è cambiato

Per “ambienti aperti alpini” si intendono praterie d’alta quota, nonché tutti gli ambienti aperti di montagna come pascoli, pietraie e aree cespugliose. Ontano verde, Pino mugo, Rododendro, sono le formazioni tipiche.

Spesso – ma non necessariamente – si tratta di ambienti posti a quote elevate, oltre il limite della vegetazione arborea. A questi vanno aggiunti i pascoli e le praterie di media quota, storicamente utilizzate per il foraggiamento del bestiame al pascolo.

Le principali alterazioni subite da questo tipo di ambienti sono conseguenza delle grandi trasformazioni socioeconomiche che hanno coinvolto nel secondo dopoguerra il territorio delle Alpi. L’abbandono delle pratiche agro-pastorali tradizionali unito alla diffusione di una fruizione turistica del territorio alpino ha causato, da un lato, il recupero del bosco, che ha coinvolto in particolare il versante italiano della catena alpina.

Dall’altro, tra le nuove attività economiche, la diffusione del turismo di massa ha portato alla realizzazione di infrastrutture e strutture ricettive, come i rifugi, e sportive, come piste da sci e impianti di risalita. Urbanizzazione d’alta quota, impianti e piste, nonché la costruzione di strade anche nelle aree più impervie, hanno comportato una modifica sostanziale del paesaggio, con l’effetto indiretto di aumentare in modo generalizzato la presenza e il disturbo da parte dell’uomo, anche alle quote più elevate.