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Cosa è cambiato

Per “ambienti aperti delle montagne mediterranee” si intendono i siti montani e di alta collina caratterizzati da ambienti aperti quali praterie, cespuglieti e ambienti rupestri e rocciosi. Tali formazioni si ritrovano in pratica lungo l’intera dorsale appenninica, in particolare alle quote più elevate, dove la foresta cede il passo alla grande prateria.

Principalmente, è l’attività umana ad avere conferito a questi luoghi determinate caratteristiche. In particolare i pascoli, per secoli gestiti dall’uomo per l’allevamento del bestiame, poi abbandonati di pari passo con il declino di questa attività economica.

Tale declino, particolarmente marcato nell’area appenninica, ha determinato il progressivo deterioramento di questi ambienti, e il conseguente decremento di molte specie ad essi legate. Mantenere gli ambienti aperti residui, favorire la ripresa di quelle pratiche di “buona” gestione del territorio un tempo connesse alle attività agropastorali tradizionali, risulta essenziale per la conservazione di molte delle specie caratteristiche di questo habitat.

Purtroppo, anche sugli Appennini le nuove attività economiche sono state sviluppate – comunque con meno impatto rispetto alle Alpi – in netto contrasto con le esigenze ecologiche delle specie presenti. Dal turismo di massa alla costruzione di grandi impianti per la produzione di energia eolica, fino a piantumazioni forestali che hanno sottratto ulteriormente territorio a quelle specie di uccelli – e non – il cui ciclo riproduttivo dipende in larga misura da questo tipo di ambienti.