CHIURLO MAGGIORE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie protette dalla Direttiva UccelliCHIURLO MAGGIORE

NOME SCIENTIFICO: Numenius arquata
 
Semaforo N.C.

E’ il più grande limicolo europeo, inconfondibile per il lungo becco ricurvo. La femmina è leggermente più grande del maschio, ma le differenze tra i generi si fermano qui. Nidifica sul terreno in brughiere e paludi costiere e interne ma curiosamente le femmine abbandonano precocemente i luoghi di riproduzione lasciando il maschio ad accudire i piccoli. Di conseguenza già nel mese di luglio è possibile osservarne i primi contingenti in migrazione. In Italia il Chiurlo è di doppio passo e svernante con pochi individui. È uno dei trampolieri che cantano di più e, anche in inverno, è possibile udire la sua voce mentre difende i territori dove reperisce il cibo. Gregario e socievole, si unisce spesso ad altri limicoli nei pressi di estuari, coste fangose, lagune e paludi.

 

Ordine: Charadriiformes Famiglia: Scolopacidae

Il più grande limicolo europeo è lungo 50-60 centimetri e raggiunge un’apertura alare di 80-100 centimetri. I suoi tratti distintivi sono il becco ricurvo verso il basso, un piumaggio bruno, con marcature più chiare e zampe grigio-verdognole. Si differenzia dal Chiurlo piccolo per le maggiori dimensioni, il becco più lungo e l’assenza di striature sul capo. Sebbene la sua alimentazione sia piuttosto varia, spesso dimostra una certa predilezione per i vermi policheti, che estrae dal fango con il lungo becco. Si nutre anche di granchi che caccia a vista e ingoia per intero.

Non nidifica in Italia se non eccezionalmente. Il nido è costruito sul terreno in una piccola cavità tra la vegetazione ed addobbato con erbe secche e fuscelli. Vengono deposte solitamente 4 uova ad intervalli di uno o due giorni, di colore verde oliva o marrone con numerose macchiettature scure. L’incubazione dura circa 26-28 giorni ed è condotta alternativamente dal maschio e dalla femmina.

La specie risulta molto difficile da catturare, e di conseguenza sono poche le località di inanellamento, distribuite essenzialmente in ambienti costieri sia adriatici che tirrenici. Tutte le ricatture originano dall’Europa centro-settentrionale e primariamente da ambiti continentali. Mancano del tutto osservazioni da latitudini spiccatamente meridionali e mediterranee. Le distanze coperte non sono particolarmente elevate, con la massima parte comunque entro i 1.000 chiloemtri ed un caso isolato di 1.800 chilometri.

Prospettive

Essendo una specie di recente colonizzazione non è possibile valutare l’FRV. La strategia per la conservazione della specie deve basarsi principalmente sull’evitare il disturbo antropico durante il periodo riproduttivo soprattutto nel principale sito riproduttivo in Piemonte. La specie deve essere quindi oggetto di regolare monitoraggio per evidenziarne il trend e avviare opportuni interventi di conservazione.

Minacce

La specie appare legata ad ambienti molto particolari e localizzati in Italia e il successo della nidificazione in questi habitat risulta ancora particolarmente incerto, essendo le deposizioni vulnerabili nei confronti delle attività antropiche. Nelle aree di svernamento l’attività venatoria potrebbe essere impattante.

Stato di salute

Lo status di conservazione viene valutato in declino a livello europeo e nei Paesi dell’Unione, dove la popolazione nidificante è stimata in 161.221-224.047 coppie e corrisponde al 25-49% della popolazione europea complessiva e a una frazione compresa tra il 62 e il 73% della popolazione globale della specie. Il Chiurlo maggiore è stato considerato specie ‘non valutata’ nella Lista Rossa Nazionale, a causa della recente colonizzazione. Risulta, inoltre, specie non cacciabile in Italia ai sensi della legislazione venatoria (Art. 18, 157/92).
La popolazione nidificante italiana non è rappresentativa né della popolazione dell’Unione Europea né della popolazione nidificante europea complessiva, essendo valutata in 1-3 coppie.

Canto

Tradisce la sua presenza con un fischio liquido molto sonoro, udibile a oltre un chilometro di distanza (una sorta di "cur-li", da cui il nome onomatopeico). Il canto è molto vario e melodioso, descrivibile come una ripetuta frequenza di frasi gorgogliate (un crescente "curlì") con note flautate e trilli, che accelerano in crescendo.