REGOLO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliREGOLO

NOME SCIENTIFICO: Regulus regulus
 

Insieme al Fiorrancino è il più piccolo uccello italiano. Piccolo e iperattivo: fotografarlo può rivelarsi, infatti, una vera e propria impresa visto che ha l’abitudine di non stare mai fermo e, tra i rami degli alberi, si muove a una velocità capace di mettere in crisi anche il più esperto birdwatcher.

 

Ordine: Passeriformes

Famiglia: Regulidae

Il Regolo raggiunge a fatica i 10 centimetri e i 5 grammi di peso. Si riconosce dai caratteristici disegni della sommità del capo, ornata da una crestina bordata di nero, arancione nei maschi e gialla nelle femmine, di cui i giovani sono privi. Il piumaggio ha le parti superiori grigio-verdi e quelle inferiori biancastre sfumate di bruno-giallo. Il maschio si distingue dalla femmina per la colorazione arancione della striatura del capo.

Il nido di forma sferica viene sospeso sui rami esterni alti degli Abeti, le uova deposte sono da 7 a 11, la cova dura 11-17 giorni, i piccoli restano nel nido per 13-18 giorni. Sverna intorno ai siti riproduttivi oppure più a sud, fino all’Europa meridionale. In Italia nidifica tra i 900 e i 1900 metri di quota, ed è molto comune anche come svernante. Frequenta i boschi di conifere dal livello del mare alla montagna e non disdegna le aghifoglie ornamentali di parchi e giardini urbani. Sull’arco alpino è legato soprattutto all’abete rosso e all’abete bianco. Il regolo si nutre di ragni, insetti e larve, che trova rovistando tra il fogliame.

Le regioni settentrionali vedono la massima proporzione dei regoli inanellati in Italia, soprattutto la fascia prealpina dal Friuli sino al Piemonte occidentale. A sud degli Appennini gli inanellamenti risultano numericamente molto più ridotti. L’importante transito attraverso il Mediterraneo viene indirettamente confermato anche dalle catture effettuate sulle due isole maggiori e su un buon numero di isole minori nelle quali il Regolo non nidifica. Una percentuale rilevante delle ricatture si riferisce alla migrazione autunnale, e tra queste molte sono le riprese dirette, le quali confermano come l’Italia sia raggiunta primariamente da soggetti che giungono da nord est, con il Baltico quale area della massima importanza.

Prospettive

Per il nostro Paese sono scarsi i dati disponibili sulla distribuzione della specie in alcune regioni centro meridionali così come sono assenti dati sistematici sul successo riproduttivo. Per gli ambienti forestali più idonei e continui, quali fustaie mature di aghifoglie e boschi misti, presenti su Alpi, Prealpi e settori disgiunti dell’Appennino si può proporre come valore favorevole di riferimento una densità riproduttiva pari a 12 territori per 10 ettari, un valore che può localmente essere superabile in condizioni ambientali particolarmente favorevoli. Densità medie leggermente inferiori sono probabilmente da ritenersi raggiungibili anche in alcuni settori forestali, sufficientemente integri ed estesi, dell’Appennino meridionale. In questi contesti, attualmente privi di dati quantitativi, è tuttavia difficoltoso procedere formulando stime più dettagliate.

Minacce

Le minacce maggiori per il Regolo arrivano dalle trasformazioni che rischia di subire il suo habitat. Interventi sui boschi, costruzione di strade nelle zone più impervie e tra i pascoli e tagli forestali in periodo di nidificazione possono provocare episodi di mortalità e di riduzione del successo riproduttivo che secondo un’indagine recente raggiunge i 4.5 giovani per coppia. 

In alcune aree del nord Italia inoltre – in particolare nelle province di Brescia, Bergamo e in settori prealpini del Veneto – individui della specie vengono sporadicamente catturati in maniera illegale mediante reti, archetti e vischio soprattutto nella stagione tardo autunnale.

Stato di salute

Il Regolo ha popolazione concentrata in Europa e vanta uno stato di conservazione favorevole. Anche se la popolazione appare in diminuzione sul lungo periodo, la specie è valutata a minor rischio di conservazione. In Europa sono stimate 19.000.000-35.000.000 di coppie nidificanti. In Italia è nidificante diffuso sull’arco alpino, generalmente al di sopra dei 1.000 metri, con maggior continuità nei settori centrali e orientali, risultando più localizzato lungo la dorsale appenninica, dove raggiunge le estreme latitudini meridionali calabre.

In Italia è ben distribuito nella regione biogeografica alpina, meno diffuso in quella continentale, scarso e localizzato in quella mediterranea. La popolazione italiana è stimata tra le 300.000-500.000 coppie. La specie viene considerata stabile a livello italiano con locali fluttuazioni e ampliamenti di areale nelle zone pedemontane delle regioni settentrionali. Allo stato attuale non è stato inserito nella Lista Rossa Nazionale. Risulta, inoltre, specie protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (Art. 2, 157/92).

Semaforo

La specie viene considerata stabile a livello italiano con locali fluttuazioni e ampliamenti di areale nelle zone pedemontane delle regioni settentrionali, come in provincia di Treviso e nel Varesotto. In inverno la specie può subire contrazioni numeriche a causa di condizioni climatiche particolarmente avverse. Le buone densità riscontrate nei territori riproduttivi nella maggior parte delle aree alpine delineano comunque un quadro nazionale complessivamente positivo per la specie. Per consolidare questa evoluzione positiva può essere utile prevedere - in peccete montane altamente produttive – interventi selvicolturali al di fuori del periodo riproduttivo.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* stabilità/incremento favorevole
Popolazione stabile, localmente in aumento favorevole
Habitat della specie stabile, in aumento favorevole
Complessivo   favorevole

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

La voce con cui i Regoli si chiamano tra gli alberi  consiste in un acuto “si” ripetuto. Il canto è invece una serie di “sitir-sitir-sitir…” che termina con note variate.