Ambienti aperti delle montagne meditterranee - Uccelli da proteggere

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Ambienti aperti delle montagne meditterranee

Aquila reale, di F. Veronesi
 

"Più salgo,
più mi avvicino al cielo
e più avverto
d’essere leggero.
Ad ogni passo,
mi lascio dietro
il peso del vuoto
e tanto frastuono."
Filippo Crudele (poeta abruzzese) - “Namasté”

Non solo la macchia mediterranea. Non solo l’acqua cristallina delle coste, i dolci pendii brulli che si tuffano nel ‘mare nostrum”. Il Mediterraneo è anche montagna, alta montagna. Luoghi intrisi di silenzio, spesso sottratti al grande turismo di massa, dove gli antichi borghi cedono il passo alla foresta, quindi ai grandi spazi aperti delle cime più alte.

Rupi scoscese, rocce, praterie modellate nei secoli dall’attività umana, ora in gran parte abbandonate di pari passo con il declino della pastorizia tradizionale. Un fenomeno purtroppo comune – e particolarmente accentuato – all’intera dorsale appenninica.

Là dove l’uomo ha portato per secoli il bestiame al pascolo, ora non c’è più nulla. I pascoli abbandonati vengono riconquistati dai cespugli e dal bosco. Qualche sito è stato convertito al turismo di massa, altri luoghi sono stati semplicemente abbandonati a se stessi.

E al declino di un’economia secolare si è accompagnato, inevitabilmente, il declino di tutte quelle specie che vivevano in simbiosi con l’uomo. Ridare vita alla montagna, ricostruire un’economia non basata soltanto sul turismo intensivo, porterà vantaggio a tutte le specie viventi, a cominciare dall’uomo che – abbandonato il gregge – ha scelto, o è stato costretto a scegliere, il frastuono della grande città.