GRIFONE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliGRIFONE

NOME SCIENTIFICO: Gyps Fulvus
 

C’era una volta un re che aveva una malattia agli occhi. “Non c’è medicina che ti possa guarire, maestà”, gli dicevano sconsolati i medici. Ma una vecchia, che aveva fama di maga, gli disse: “Il rimedio a dire il vero esiste, è la penna dell’uccello grifone che vive su una pianta altissima e mangia i cristiani come un drago…”

 

Ordine: Falconiformes  Famiglia: Accipitridae

Uccello quasi mitologico, protagonista di fiabe e filastrocche che si perdono nella notte dei tempi, il Grifone è uno tra i più grandi e maestosi avvoltoi europei. Può infatti raggiungere una lunghezza anche di 110 cm, pesare oltre 10 kg e misurare, ad ali spiegate, ben 2 metri e 80 cm.

Maestoso e longevo, con un’età media che non si discosta molto dai 30 anni – ma alcuni esemplari possono raggiungere anche i 35-40 – presenta un piumaggio di colore bruno-fulvo, che ricorda l’origine latina del nome, Gyps , “avvoltoio”, e appunto “fulvus ”, quella tonalità del rosso che sfuma nel marrone. Solo la parte terminale delle penne appare nera, mentre sotto la testa, più chiara, risulta ben visibile il tipico collare di piume che accomuna e distingue al tempo stesso il Grifone da altre specie di avvoltoi.

Estinta quasi ovunque in Italia, la specie è stata reintrodotta in Friuli-Venezia Giulia, nell’Appennino Centrale e in Sicilia, mentre la popolazione sarda, pur esigua, è sfuggita all’estinzione, pur essendo tuttora a fortissimo rischio. Come il “cugino” Gipeto, il Grifone è un avvoltoio prevalentemente sedentario, fatta eccezione per gli esemplari più giovani, che spesso sono erratici.

La popolazione più importante in Europa si trova in Spagna e popolazioni più esigue si rinvengono invece in Francia, Sardegna e nei Balcani. I progetti di reintroduzione sono iniziati a partire dagli anni Novanta, e hanno coinvolto, oltre all’Italia, anche la Francia meridionale. Amante delle zone impervie – di solito il Grifone vive in colonie che gravitano su pareti rocciose inaccessibili – il Grifone costruisce il nido sulla roccia, talvolta anche su grandi alberi, mentre si spinge fino a pascoli e praterie per procurarsi il cibo. Per raggiungere la preda il Grifone può compiere anche grandi distanze, sfruttando in volo planare le correnti termiche ascensionali che tipicamente si trovano nell’habitat di nidificazione della specie.

Prospettive

Grazie ai progetti di reintroduzione, ora il Grifone è tornato a rioccupare parte dell’originario areale, con nuove popolazioni ricreate in Friuli-Venezia Giulia, Abruzzo-Lazio e Sicilia, mentre la popolazione sarda stenta a riprendersi, dopo i gravi casi di avvelenamento della fine degli anni ’90.. Attualmente la popolazione sarda è ridotta a poco più di una settantina di individui, nonostante tra il 1987 e il 1995 siano stati immessi in natura ben 60 esemplari.

Migliore la situazione sull’Appennino centrale, passata da 64 individui in totale immessi in natura a una popolazione attuale di 120-130 individui. Buon successo, su scala più ridotta, anche per il progetto attuato sulle Alpi orientali, con la popolazione passata da poche unità a ben 15 coppie riproduttrici. L’ultimo tentativo di reintroduzione riguarda il parco del Pollino, con 12 individui rilasciati nel 2004, mentre in Sicilia le 4 coppie rilasciate hanno originato un totale di poco meno di 20 individui (17 quelli censiti al 2004).

A imporsi nell’analisi sulle prospettive di sopravvivenza di questa specie in Italia e, più in generale, sulla valutazione dei progetti di reintroduzione realizzati, è la sostanziale differenza tra la situazione nell’Italia peninsulare, in cui la popolazione appare in significativo incremento, e la popolazione insulare, in particolare sarda, che ancora stenta a riprendersi a causa di episodi di avvelenamento che continuano a rappresentare la minaccia principale per la specie, altrove in stabile e duratura ripresa.

Mantenere o ricreare popolazioni vitali della specie nei diversi areali di presenza e, dove possibile, reintroducendola in altre aree storicamente occupate, rappresenta la condizione essenziale per garantire la sopravvivenza a medio termine di questa specie, unita alla necessità di predisporre campagne di sensibilizzazione contro l’uso di bocconi avvelenati. Pur non essendo possibile stabilire un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per la specie, trattandosi essenzialmente di popolazioni costituite da poco – fatta eccezione per la Sardegna, dove però i dati risultano viziati dall’anomalo tasso di mortalità causato dagli episodi di avvelenamento – si può identificare in 500 individui per ogni popolazione reintrodotta un idoneo target di conservazione, pari alla Minima Popolazione Vitale (MVP) in grado di garantire una buona sopravvivenza della specie nel medio periodo.

Minacce

Il Grifone preferisce climi temperato-mediterranei e latitudini medio-basse. La sua presenza appare condizionata dalla presenza di aree impervie per la nidificazione – le pareti rocciose – nonché dalla disponibilità di grandi carcasse di cui cibarsi in aree aperte. Evita invece zone umide o troppo fredde, e soffre particolarmente, oltre che per la persecuzione diretta, per il disturbo durante la fase di nidificazione, in grado nella maggior parte dei casi di compromettere totalmente il già basso successo riproduttivo.

Uso di bocconi avvelenati, abbattimento diretto degli individui, avvelenamento, disturbo ai siti riproduttivi, predazione ai nidi, abbandono delle attività agro-pastorali di tipo estensivo – in particolare pastorizia ovi-caprina – rappresentano le principali minacce che hanno giocato a sfavore della specie in passato e, per certi versi, ancora oggi. I numerosi casi di avvelenamento registrati in Sardegna nonché, più in generale, la riduzione dei movimenti stagionali di bestiame e la rimozione delle carcasse, associati localmente a diminuzioni del numero di erbivori selvatici, hanno compromesso la capacità portante della quasi totalità degli habitat di nidificazione del Grifone.

Altre minacce più recenti in grado di compromettere parzialmente i progetti realizzati è l’eccessiva diffusione di impianti eolici per la produzione di energia elettrica, che potrebbero avere un forte impatto su questa e altre specie, come già dimostrato dalla situazione spagnola. Mentre in Sardegna continua ad essere il pericolo di avvelenamento la minaccia principale che pesa sul Grifone, come dimostrano gli episodi registrati alla fine degli anni Novanta, che hanno parzialmente compromesso il progetto di reintroduzione avviato sull’isola un decennio prima.

Stato di salute

Un tempo il grifone era presente in gran parte del bacino del Mediterraneo, fino all’Europa centrale. L’uso di bocconi avvelenati, l’abbattimento diretto degli individui, il disturbo ai siti riproduttivi, le trasformazioni delle attività agro-pastorali e gli stessi mutamenti climatici hanno giocato un ruolo determinante nel declino della specie in passato e nell’estinzione delle popolazioni italiane peninsulari e siciliane.

Confortante, per contro, il quadro che emerge analizzando gli ultimi 40 anni, con la popolazione di Grifone che si mostra in larga ripresa in tutta l’Unione Europea, tanto da essere classificato attualmente come specie “sicura” a livello comunitario. La popolazione è stimata in 18-19mila coppie nell’Unione Europea, pari alla quasi totalità di quella continentale e ad almeno un terzo di quella globale.

Cinquanta circa le coppie attualmente nidificanti nel nostro Paese, pari all’1% della popolazione Europea. Il 100% delle coppie nidificanti in Italia è peraltro incluso nelle IBA (Aree Importanti per gli uccelli), anche se non mancano gli avvistamenti – ampiamente distribuiti nel corso dell’anno – di esemplari provenienti dall’estero, in primis Francia meridionale e Dalmazia.

L’estinzione delle popolazioni storicamente presenti in Italia risale a molti decenni fa, tra l’Ottocento e il Novecento, mentre l’ultima popolazione ad estinguersi – nel corso degli anni Sessanta – è stata quella siciliana. Anche la popolazione Sarda, ridotta a sole 15 coppie nel 2000, e 22 che hanno deposto nel 2006 con 16 giovani involati – dalle oltre mille di settant’anni prima – risulta in grande difficoltà e con poche possibilità di ripresa dati gli attuali tassi di mortalità e successo riproduttivo.

Semaforo

A condizionare fortemente il giudizio complessivo sullo stato di conservazione del Grifone nel nostro Paese è la situazione della popolazione sarda che, dati gli attuali tassi di mortalità – altissimi a causa degli episodi di avvelenamento registrati negli ultimi 15 anni – ha una elevatissima probabilità di estinguersi nel medio e lungo periodo. Diverso è il caso della popolazione peninsulare, in sensibile incremento, nonostante anche qui possano giocare un ruolo chiave azioni di conservazione mirate alla tutela dell’habitat di nidificazione dal disturbo da parte dell’uomo – compresa l’eccessiva proliferazione di pale eoliche –  unite ad interventi per aumentare la capacità portante dell’habitat, sempre più ridotta a causa della progressiva dismissione delle attività agro-pastorali di tipo estensivo.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* ridotto rispetto al passato cattivo
Popolazione calo in Sardegna, aumento altrove inadeguato
Habitat della specie in degrado (calo pastorizia) inadeguato
Complessivo   cattivo

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Per allontanare gli avversari dal cibo, il Grifone gonfia petto e piume, saltella, muove la testa emettendo continui versi. È l’occasione migliore per udirne il canto, considerando che appena un Grifone avvista una preda tutti gli altri membri del branco lo seguono a ruota, avventandosi sul “pranzo” conquistato dopo aver percorso, tra volteggi e planate, anche diverse decine di chilometri...