Agricoltura, allevamento e gestione forestale intensivi - Uccelli da proteggere

Vai ai contenuti principali
Uccelli da proteggere
 
Home | Le specie | Cosa è cambiato | Agricoltura, allevamento e gestione forestale intensivi

Agricoltura, allevamento e gestione forestale intensivi

Allevamento estensivo, Archivio LIPU

Non tutte le attività umane producono per definizione un impatto negativo sugli ambienti e sulle specie che li abitano. Anzi, in taluni casi, le specie sono avvantaggiate dalla presenza dell'uomo.

L’esempio più importante è quello degli ambienti agricoli , ma anche degli ambienti aperti alpini , degli ambienti misti mediterranei . Si tratta di tipologie ambientali di origine largamente artificiale. Campi modellati per secoli dalla mano dell’uomo, pascoli gestiti per le attività di pastorizia, boschi e radure alternati grazie a una gestione non intensiva del patrimonio forestale.

La parola chiave è senza dubbio questa: "non intensiva" o, per meglio dire, "estensiva". Una qualità venuta meno per la maggior parte delle aree d’Italia, dalla pianura alla collina, dai campi ai prati e ai pascoli d’alta quota. All’abbandono di molte delle attività agro-silvo-pastorali tradizionali, si è infatti accompagnata una radicale modifica delle tecniche di coltivazione, di allevamento, di gestione delle foreste.

esempioagri

Alla varietà di colture – che prevedeva ad esempio la rotazione delle stesse, il mantenimento di elementi “marginali” quali arbusti e siepi, ecc – si è sostituita l’agricoltura intensiva gestita con mezzi meccanizzati e legata a un abbondante uso di pesticidi e fertilizzanti. Sempre più rari nella forma tradizionale, gli allevamenti sono stati spostati al chiuso, nel fondovalle, abbandonando a se stessi i pascoli, in cui – con notevole danno per le specie ad essi legate – sopravanza il bosco. Infine la foresta: anche qui, tecniche di sfruttamento intensivo del legname hanno fatto venir meno molte delle formazioni ambientali necessarie per la costruzione del nido, per l’alimentazione, ecc.

Se le Direttive comunitarie e la legislazione italiana assegnano un valore importante alle attività di gestione tradizionale del suolo (per questo si parla spesso, nelle schede incluse in questo portale, di agricoltura o allevamento condotti con metodi tradizionali o di gestione forestale “compatibile” con le esigenze delle specie), è evidente come la salvaguardia delle attività residue non potrà, da sola, essere sufficiente per il ripristino degli equilibri ecologici. Si delinea quindi la necessità di un deciso sostegno per il recupero o il ripristino di tali pratiche tradizionali , specialmente nelle aree d’Italia più importanti per le varie specie dipendenti dagli ambienti agricoli, dai pascoli o dalle foreste tradizionali, dove vivono e nidificano popolazioni minacciate o in cattivo stato di salute.