AVERLA CENERINA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliAVERLA CENERINA

NOME SCIENTIFICO: Lanius minor
 

Una specie in grado di volare per 8.000 km, dall’Europa centro-orientale fino all’Africa meridionale, dall’Angola alla Namibia. Eppure, l’Averla cenerina ha trovato un nemico formidabile a pochi passi dal nido, dove un’agricoltura sempre più intensiva e sempre meno in linea con le sue esigenze ecologiche sta riducendo ai minimi termini l’habitat utile per il completamento del ciclo riproduttivo. Anche per questo una specie un tempo abbondante è ora rarissima in tutta Europa, mentre le stesse condizioni riscontrate nei lontani quartieri di svernamento non fanno ben sperare per il futuro di questo uccello migratore…

Stato di salute

Specie vulnerabile in tutto il vecchio continente, l’Averla Cenerina ha conosciuto un largo declino in buona parte dell’areale europeo lungo il corso del Novecento. Attualmente, la popolazione “comunitaria” della specie è ridotta a sole 6.500-10.000 coppie, in importante decremento tra il 1970 e il 1990 e anche nell’ultimo decennio del secolo scorso.

L’Italia – che tutela la specie tramite la legislazione venatoria – potrebbe ospitare fino a 2.500 coppie di Averla Cenerina. Una frazione importantissima, quindi, della popolazione europea, corrispondente al 25% dell’intera popolazione nidificante entro i confini dell’Ue. Allo stesso tempo, la popolazione “comunitaria” risulta pari a poco più dell’1% di quella continentale complessiva, per oltre la metà concentrata nell’Europa orientale, e che potrebbe raggiungere anche 1,5 milioni di coppie.

In linea con il trend generale, anche il contingente italiano della specie risulta in decremento negli ultimi decenni, e segnatamente tra il 1990 e il 2000. Probabilmente, tuttavia, il declino della specie in Italia è iniziato parecchi decenni prima, come dimostrano i dati storici che vedono la specie quale relativamente comune nell’intera bioregione alpina e continentale. In Valtellina, per esempio, dove la specie fino al 1900 era riportata come abbondante, mentre sul principio degli anni Ottanta risultava completamente estinta.

L’intera Lombardia ha conosciuto un drammatico calo della specie, ora rara e localizzata in alcune zone di pianura, per una popolazione regionale totale non superiore a qualche decina di coppia, con tendenza a ulteriore rarefazione. Passando al Veneto, qui l’Averla cenerina era ritenuta nidificante in diverse aree del veronese e nelle province di Rovigo e Belluno – e forse anche Vicenza – fino agli anni Novanta. Qui le ultime stime parlano di non più di 5-10 coppie, localizzate nel Rodigino. Anche in Emilia-Ronmagna e Toscana la specie è scomparsa da molte vallate e zone costiere, mentre altre zone dell’Italia centrale, pur con popolazioni più consistenti, vedono una presenza localizzata e in declino evidente: è questo il caso ad esempio della Sicilia e delle 100 coppie residue, in palese decremento negli ultimi anni.