BECCOFRUSONE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliBECCOFRUSONE

NOME SCIENTIFICO: Bombycilla garrulus
 
Semaforo N.C.

A una prima occhiata lo sguardo del Beccofrusone appare quasi minaccioso. Colpa della riga scura e inclinata sopra gli occhi, come un lungo sopracciglio fino ai lati del capo, quasi fosse una maschera. In realtà il Bombycilla garrulus è un paffuto passeriforme che frequenta quasi per caso i boschi del nostro Paese. Il suo nome inglese, Waxwing, “ali di cera”, rende perfettamente l’idea della perfezione del suo piumaggio, che si presenta così compatto da sembrare dipinto, mentre le ali del maschio offrono una tavolozza di colori di sorprendente vivacità, dal giallo al rosso, dal bianco al nero, alternando righe orizzontali a strisce oblique. Ma il tratto distintivo del Beccofrusone è la cresta sul capo, schiacciata all’indietro, che alza e abbassa a seconda delle necessità…

Stato di salute

Le popolazioni europee di Beccofrusone presentano un andamento relativamente stabile sul lungo periodo, senza particolari variazioni nei trend demografici. La popolazione nidificante in Europa – che si attesta intorno alle 130-700mila coppie, circa un quarto della popolazione globale della specie – si concentra in Russia (100-500mila coppie) e nelle regioni più settentrionali di Penisola Scandinava e Finlandia.

E proprio in Finlandia, dove nidificano tra le 30mila e le 150mila coppie, la popolazione tra il 1990 e il 2000 ha segnato un importante aumento, mentre si è stabilizzata nel resto dell’areale: Norvegia, Svezia e Russia. Nel complesso la specie è dunque classificata come “sicura”. I calcoli sono più complicati per quanto riguarda la popolazione svernante, che risulta numericamente fluttuante visto il verificarsi di “invasioni” e dalla loro consistenza.

In Italia la popolazione svernante è difficile da stimare, considerando la sua presenza fluttuante. Una delle più grandi “invasioni” di Beccofrusone nel nostro territorio è avvenuta tra l’autunno 2004 e la primavera del 2005, a causa della scarsità di cibo nell’Europa settentrionale. Gli stormi, in quel periodo, hanno raggiunto le Alpi e la Pianura Padana. È in queste zone, in genere, che si registrano le presenze più consistenti della specie in Italia. Ma il Beccofrusone può spingersi anche nelle regioni centrali adriatiche, fino alla Puglia. I gruppi migratori, nelle aree più favorevoli, sono composti da 100-300 individui.

In Italia gli spostamenti di massa sono un fenomeno osservato fin dal 1530, con episodi che, nei secoli, si sono ripetuti fino ad oggi. Nell’ultimo ventennio si sono verificate otto grandi “invasioni”, durante le quali la penisola è raggiunta da stormi provenienti dall’Europa centrale e centro-orientale e anche dall’ex Jugoslavia. Gli individui risultano più numerosi sulle Alpi e nelle regioni settentrionali, mentre sono più scarsi nelle regioni centrali e meridionali. Sul territorio nazionale la specie è protetta e ne è vietata la caccia ai sensi della legislazione venatoria vigente.