BERTA MINORE - Uccelli da proteggere

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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliBERTA MINORE

NOME SCIENTIFICO: Puffinus yelkouan
 

Signora del “mare nostrum”, l’intera popolazione globale di Berta minore vive, si riproduce e si sposta all’interno del bacino del Mediterraneo. Un mare diviso tra tre continenti e più stati, ed è forse per questo che le stime sulla consistenza effettiva delle popolazioni sono grossolane, come le misure per la sua tutela difficilissime da mettere in atto senza una stretta collaborazione tra tutti i Paesi coinvolti. Specialmente al di fuori del periodo riproduttivo, infatti, la Berta minore si sposta da un sito all’altro, da una porzione di mare aperto all’altra, infischiandosene dei confini e – anche – dei continui sforzi degli esperti per censire accuratamente le popolazioni…

 

Ordine: Procellariiformes  Famiglia: Procellariidae

L’Italia probabilmente ospita più della metà della popolazione globale di Berta minore. Al di fuori del nostro Paese, popolazioni note si trovano in Spagna, nelle Baleari, con 100-150 coppie, quindi in Corsica, con 395-536 coppie, a Malta, circa 1.500 coppie. Infine Grecia, Croazia e Turchia, con popolazioni pari rispettivamente a 1.000-2.000, 250-300 e 1.000-30.000 coppie. Si presume che piccoli contingenti nidificanti siano presenti in Bulgaria e Albania – con meno di 10 coppie rispettivamente – mentre alcune colonie ancora sconosciute potrebbero essere presenti al largo delle coste turche e tunisine.

Come è facile intuire, le stime sulla popolazione globale di questa specie sono ancora estremamente grossolane. Probabilmente, l’abitudine di questo uccello di spostarsi continuamente – in modo particolare al di fuori del periodo riproduttivo – alla ricerca di nuove aree di foraggiamento porta molto probabilmente alla sovrastima della popolazione di molte colonie e il numero totale potrebbe essere inferiore a 10mila coppie, in luogo delle 15mila che risultano dai censimenti “ufficiali”.

Fuori discussione, comunque, è il grande ruolo che il nostro Paese ha nella difesa di questo elegante uccello marino. Nero sul dorso, il piumaggio della Berta minore assume colorazioni biancastre nel ventre. Nero, sottile e uncinato è anche il becco, mentre l’alimentazione è costituita quasi esclusivamente da pesci, cacciati in mare aperto, il che spiega i grandi “erratismi” compiuti lontano dal periodo di nidificazione.

Il nido viene invece costruito sulle coste, tipicamente su isolotti rocciosi. Le coppie scavano piccole buche nel terreno, ma non di rado le uova vengono deposte direttamente negli anfratti rocciosi. Raramente la Berta minore depone più di due uova, normalmente un solo uovo. L’allevamento dei pulcini continua per diverse settimane, con entrambi i “genitori” impegnati in continui pellegrinaggi tra terraferma e mare aperto, per procurare cibo sufficiente per i pulcini.

Prospettive

La colonie della specie non sono ancora sufficientemente studiate e conosciute. Tra Sicilia e Tunisia sono probabilmente diversi i siti di presenza ancora non accertata, altrettante le colonie dove la popolazione risulta, con tutta probabilità, ampiamente sovrastimata. Ciononostante, emerge la necessità di tutelare almeno le colonie accertate dalle due principali minacce che attualmente pesano su questa specie, ossia la predazione e il disturbo antropico.

Nel primo caso, la diffusione del ratto nero andrebbe tenuta sotto controllo anche attraverso interventi di parziale o totale bonifica dei siti. La mortalità in mare, poi, andrebbe seriamente monitorata per capire quante specie cadono vittima delle reti da pesca e dove le stesse attività di pesca andrebbero limitate per offrire alla Berta minore acque più pescose e idonee. Da tenere sotto stretta osservazione è poi l’impatto delle attività turistiche, che localmente potrebbe avere un grosso peso, influenzando negativamente il già scarso successo riproduttivo della specie.

A queste indicazioni generali, che non possono non includere la necessità di approfondire gli studi sull’ecologia della Berta minore – per la conservazione della quale l’Italia ha grandi responsabilità – si affianca la totale impossibilità di stabilire una soglia di sopravvivenza per la specie, in termini di Valore di Riferimento Favorevole (FRV). Questo per la totale mancanza di dati accurati su successo riproduttivo e mortalità.

Se non sono noti i valori, più chiare sono comunque le cause in grado di ridurre al minimo la produttività e incrementare la mortalità della Berta minore. Anche specie introdotte dall’uomo quali cani e gatti – insieme al già citato ratto nero – possono costituire una minaccia importante per le uova e i pulcini. Il resto lo fa il disturbo da parte delle attività umane, con la maggior parte dei siti di presenza della specie che risultano attualmente sfruttati a fini turistici e soggetti ad attività di pesca intensiva.

Minacce

La Berta minore è un uccello esclusivamente pelagico, prevalentemente legato alle porzioni di acque costiere circostanti i siti di nidificazione. Isole e pareti rocciose sono i siti ideali in cui costruire il nido, e sono qui che si nascondono i rischi più importanti dal punto di vista della predazione al nido. Il ratto nero Rattus rattus  è abbondante in quasi tutte le isole che ospitano colonie della specie: solo per fare un esempio, nell’Isola di Tavolara il successo riproduttivo della Berta minore si è ridotto a zero nel 2006, ed è forte anche l’impatto dovuto alla presenza di gatti randagi, specie nei pressi delle colonie più accessibili.

Un tempo, anche l’uomo costituiva una grave minaccia diretta all’esito della nidificazione, raccogliendo spesso le uova della Berta minore a scopi alimentari. Più di recente pare che il danno più rilevante arrecato dalle attività umane alle colonie di questa specie dipenda dal turismo. Il notevole sfruttamento di aree anche a ridosso dei siti di nidificazione, oltre alla progressiva urbanizzazione di interi tratti di costa, hanno profondamente deteriorato gran parte dell’habitat riproduttivo della specie, anche dal punto di vista dell’inquinamento acustico e luminoso.

Le reti da pesca costituiscono un’altra minaccia importante per la Berta minore, e sono spesso causa diretta di mortalità. Altro fattore dirimente è la disponibilità di cibo, come dimostra la diminuzione del successo riproduttivo in quelle aree sottoposte a pesca intensiva (alici soprattutto) o inquinate in modo rilevate a causa di perdite o sversamenti di idrocarburi.

Attualmente, sono i predatori introdotti – ratti, cani e gatti –  e più moderatamente quelli naturali – rapaci e gabbiani – il rischio principale per la specie. Anche il rischio di finire nelle reti da pesca, l’impoverimento della “disponibilità trofica” delle acque, l’inquinamento e il disturbo diretto presso i siti di nidificazione costituiscono minacce gravi, e in grado di incidere in generale sulla stabilità delle popolazioni, mentre i vari predatori sembrano avere effetti ancor più drammatici seppure, il più delle volte, circoscritti a singole annate o colonie.

Stato di salute

Fino a pochi anni fa lo stato di salute della Berta minore nell’Unione Europea veniva considerato sicuro. Infatti, le popolazioni si erano mostrate relativamente stabili sia tra il 1970 e il 1990 sia nell’ultimo decennio del secolo scorso. Successive osservazioni hanno evidenziato l’effettiva scomparsa di diverse colonie storiche, negli ultimi 50 anni, mentre la diffusione di predatori terrestri nelle colonie conosciute – specialmente ratti e gatti rinselvatichiti – hanno decimato alcune delle popolazioni più importanti, nonché ridotto ai minimi termini il successo riproduttivo.

Proprio il basso successo riproduttivo – prima ancora della consistenza assoluta delle colonie – pare un fattore dirimente per ipotizzare uno scenario critico che potrebbe materializzarsi per questa specie nei prossimi anni. Aggiornato lo stato di salute, ora considerato a rischio, restano da indagare le consistenze effettive di una popolazione che – fino a prova contraria – potrebbe non superare le 5.899-9.409 coppie a livello globale.

Stando alle stime più “vecchie”, la popolazione nell’Ue potrebbe essere compresa tra le 13 e le 23mila coppie, pari ad almeno tre quarti della popolazione continentale della specie. In Italia, le stime “ufficiali” restituiscono una forbice compresa tra le 7 e le 14mila coppie, una popolazione che ha evidenziato una relativa stabilità tra il 1990 e il 2000. Stime più recenti da parte di BirdLife International hanno aggiornato il dato sulla popolazione globale a 10.815-53-574 coppie, delle quali 7-14mila confermate per l’Italia che, stando a questi valori, ospiterebbe tra il 25 e il 65% della popolazione globale della specie.

Oggettivamente difficile risulta effettuare una scelta scientificamente fondata tra le diverse stime, mancando un monitoraggio continuo delle colonie principali. Sembrano comunque accertati i casi di scomparsa di colonie, sia in tempi storici (Creta e Isola di Lavezzi, in Corsica) che recenti (Isola Foana e Gargalo, alcuni isolotti della Francia continentale, Malta). L’Italia, stando ai dati più recenti, dovrebbe ospitare tre principali popolazioni, una siciliana, una sarda e una continentale. In Sicilia si stimano circa 10mila coppie solo a Linosa, e circa 5mila tra Ustica, Eolie, Egadi e Pantelleria. La Sardegna potrebbe ospitare fino a 13mila coppie, di cui tre quarti concentrate nell’Arcipelago della Tavolara. Quindi l’Italia peninsulare, che ospita colonie molto più ristrette: 100-150 coppie nidificano probabilmente alle Isole Tremiti, mentre anche l’Arcipelago toscano potrebbe ospitare una popolazione di Berta minore compresa tra 200 e un migliaio di coppie.

Semaforo

Probabilmente in declino, la popolazione italiana di Berta minore si trova in difficoltà notevole per due ordini di ragioni. Da un lato l’abbondanza di predatori in tutti i siti noti di nidificazione, in particolare il Ratto nero, in grado, da solo, di azzerare il successo riproduttivo di un’intera colonia. Dall’altro, l’elevata mortalità causata dal frequente incontro di questa specie con le reti da pesca, oppure dal disturbo diretto presso i nidi causato dalle attività turistiche, che ha l’effetto di deprimere ulteriormente il già bassissimo successo riproduttivo. Ad aggravare il quadro, in ogni caso particolarmente critico, interviene la mancanza di conoscenze adeguate sulla specie, le cui colonie principali, dentro e fuori il nostro Paese, non risultano tuttora adeguatamente monitorate.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* stabile o in leggera contrazione inadeguato
Popolazione probabilmente in calo sconosciuto
Habitat della specie bassa qualità media (ratto nero) cattivo
Complessivo   cattivo

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

A differenza della  “cugina” Berta maggiore – per cui il Mediterraneo, in periodo riproduttivo, assomiglia piuttosto a un “grande lago” – la Berta minore non si allontana mai eccessivamente dalle costa.  Non di rado si muove in gruppo, ed è più frequente, presso i maggiori siti riproduttivi, avvertire il richiamo di interi stormi di berte minori, in volo sull’acqua a poca distanza dalla costa.