CALANDRA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliCALANDRA

NOME SCIENTIFICO: Melanocorypha calandra
 

La famiglia delle Allodole conta una novantina di specie. Fra queste, la più grande è la Calandra. Ali lunghe e ampie, coda tozza e squadrata, la Calandra è la “signora” degli spazi aperti. Pascoli, campi, praterie sono il suo habitat d’elezione, il grano e altri cereali il suo “piatto” preferito. Tranne che in primavera, quando questo uccello fa incetta della grande quantità di insetti che si trovano nelle nostre campagne…

Minacce

Oltre alla quasi totale estinzione della popolazione toscana, i censimenti hanno rilevato la notevole contrazione del contingente nidificante nella maggior parte dei siti di presenza storica della Calandra. Per esempio in Sicilia, dove le coppie nidificanti nel 1965 erano circa 500. Appena 75 all’inizio degli anni Novanta. La Puglia, che ancora negli anni Ottanta vantava densità pari a 4-7 coppie ogni 10 ettari, ha visto un consistente decremento della popolazione con particolare riguardo alle Gravine ioniche.

Tra i fattori in grado di spiegare questo scenario va rilevata l’estrema dipendenza della Calandra dagli ambienti prativi, prevalentemente steppici, con coltivazioni estensive di cereali alternati a campi incolti o utilizzati per la produzione di foraggio. Ambienti incolti e comunque liberi da cespugli o arbusti sembrano favorire la densità della specie. La conversione di molti di questi ambienti in terreni produttivi, e la conversione degli stessi coltivi un tempo idonei alla specie in campagne coltivate in modo intensivo, hanno verosimilmente ridotto l’habitat della specie.

La messa a coltura degli ambienti steppici o pseudosteppici rappresenta più in generale il principale fattore di criticità per la conservazione della specie a livello europeo. La conversione delle coltivazioni estensive diversificate in monocolture intensive, accompagnata all’abuso di pesticidi, sembra aver contribuito in modo determinate al declino che la specie ha conosciuto soprattutto nella seconda parte del Novecento.

Non a caso, tra le aree idonee per la specie in Italia vanno annoverate le steppe con strato erbaceo rado, le praterie incolte, i pascoli degradati – e oggi molto più raramente le colture cerealicole che..  sono più frequentate in Basilicata, con densità piuttosto buone, anche fino a 10 coppie ogni 15-20 ettari. In Puglia le densità hanno visto un decremento importante, tra il 2004 e il 2006, passando da quasi 10 coppie per km quadrato nei seminativi alle attuali 7,6. Anche la popolazione siciliana, in aree particolarmente idonee alla specie, non vede densità superiori alle 2-5 coppie per ettaro, dalle 5-20 coppie per ha censite in passato.