CESENA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliCESENA

NOME SCIENTIFICO: Turdus pilaris
 

Sia quando saltella con portamento eretto sul terreno, sia quando si lancia in voli ondulati, la Cesena mantiene la sua caratteristica eleganza. La specie è solitamente gregaria e, durante la migrazione, si sposta in stormi molto numerosi e, quando il “gruppo” è intento a cibarsi, un esemplare rimane sempre “di vedetta” per lanciare l’allarme in caso di potenziale pericolo. Il Turdus pilaris spesso si posa sulle cime degli alberi, anche se queste sono spoglie e, in generale, predilige gli spazi aperti…

 

Ordine: Passeriformes

Famiglia: Turdidae

La Cesena vive in ambiente montano, ai margini delle foreste di abeti e larici o dei boschi di latifoglie. Per nidificare, sceglie le foreste comprendenti spazi aperti, generalmente a quote piuttosto elevate, ma, durante i mesi invernali, la scelta ricade principalmente su ambienti di fondovalle, come frutteti, campagne con alberi di grosse dimensioni, pianure coltivate.

L’areale riproduttivo della specie è particolarmente vasto e si estende dalla Francia sud-orientale, Paesi Bassi, Danimarca e Norvegia, fino alla Russia settentrionale lungo i fiumi Amur e Yenisey. A nord, si spinge fino alla Scandinavia mentre, a sud, raggiunge le Alpi sud-occidentali e la Transilvania orientale. L’area di svernamento copre l’Europa occidentale e centro-meriodionale, la Turchia, l’Iran e gli Stati del Golfo Persico. In Italia, si distribuisce principalmente lungo l’arco alpino, presentando densità inferiori negli estremi orientali e occidentali.

La Cesena è, tra i Turdidi, quello che presenta maggiori dimensioni: sfiora infatti i 30 centimetri di lunghezza e il suo peso oscilla tra i 70 e i 115 grammi. Si caratterizza per una forma slanciata e un becco particolarmente robusto. Non si notano particolari differenze estetiche tra i due sessi: entrambi presentano il capo e il groppone di color grigio, il dorso con colorazione ruggine, tra il rosso e il marrone scuro, coda e ali nerastre. Quando è in volo, è facilmente riconoscibile per la tonalità del petto, ocra con striature nere. Nel periodo della riproduzione si ciba di insetti, lombrichi, molluschi e anfibi, mentre durante i mesi invernali, quando le temperature rigide portano a una carenza di cibo “animale”, opta per una dieta “frugivora”, andando alla ricerca di bacche, frutti di sorbi, mele e sambuchi.

La stagione riproduttiva inizia nel mese di aprile e si conclude a luglio. Il nido viene costruito su rami di medie-grosse dimensioni nelle vicinanze dei tronchi utilizzando fango, erba, muschio e piume. La femmina depone 5-6 uova di color verdastro con macchie rossicce e le cova per circa due settimane. Dal momento della nascita, entrambi i genitori si occupano del nutrimento dei pulcini che, generalmente, si involano dopo 15-20 giorni. La femmina depone regolarmente, in seguito, una seconda covata.

Prospettive

Sono stati condotti numerosi studi riguardanti la distribuzione della specie in ambiente montano, mentre sono piuttosto scarse le informazioni riguardanti biologia riproduttiva e densità. Inoltre, sulla base dei pochi dati disponibili, risulta pressoché impossibile stabilire i principali parametri demografici, soprattutto per ciò che concerne la popolazione svernante.

Trattandosi di una specie semi-coloniale non è stato possibile stabilire un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), ovvero il numero di coppie minimo necessario a garantire la sopravvivenza della specie nel medio-lungo periodo. In ambito agricolo e boschivo è auspicabile mantenere degli ambienti diversificati dal punto di vista ecologico o, in caso di degrado, puntare al loro ripristino piantando siepi e arbusti che producono bacche.

È necessario inoltre sostituire i pesticidi – che riducono sensibilmente la fauna invertebrata, una delle principali fonti di cibo della Cesena – con metodi di lotta “biologica”. Nei vigneti si dovrebbe poi procedere alla sperimentazione di reti antigrandine che si dimostrino compatibili con la sopravvivenza della specie. Ma il problema più urgente da affrontare è quello venatorio. La Cesena è infatti tra le specie più cacciate in Italia e, ogni anno, i prelievi venatori abbattono alcuni milioni di individui.

In materia di regolamentazione dell’attività venatoria nell’Unione europea gli Stati membri sono chiamati a rispettare l’articolo 7 della Direttiva Uccelli, secondo il quale le specie a cui è consentita la caccia “in deroga” non devono comunque essere abbattute durante il periodo della nidificazione, né durante le varie fasi della riproduzione e della dipendenza. Considerando che in Italia la Cesena presenta uno stato di conservazione inadeguato, l’attività venatoria andrebbe aperta non prima dell’inizio di novembre e non dovrebbe protrarsi oltre il 20 dicembre, per non rischiare ripercussioni negative sui soggetti che si preparano ad affrontare la stagione fredda e ad accumulare le risorse necessarie per intraprendere la migrazione pre-nuziale e la successiva fase riproduttiva.

Minacce

La Cesena predilige le foreste di conifere e raramente ripiega sulle foreste di latifoglie o sui boschi. La si può incontrare anche nei sottoboschi che ospitano diverse specie vegetali ricche di bacche e, a fondovalle, nei frutteti – soprattutto se in vicinanza di fossati o zone paludose – e nei giardini. Nelle aree montane arriva a nidificare fino ad altitudini superiori ai 2000 metri sul livello del mare, mentre nella stagione invernale scende verso le pianure di fondovalle.

Considerato che la specie è solita frequentare terreni coltivati, potenziali minacce per la sua sopravvivenza possono essere costituite dall’utilizzo dei pesticidi nelle pratiche agricole in quanto portano a un ridimensionamento delle risorse alimentari. Risultano nocive inoltre le azioni di riordino fondiario, gli interventi di silvicoltura e la diffusione dei frutteti a spalliera. La specie risente sensibilmente della modifica della coltivazione del melo – piantagioni che, in passato, ospitavano una densità di individui particolarmente elevata – e dalla diffusione delle colture “sotto telo”.

Ad oggi, il maggiore pericolo per la specie è rappresentato dalla persecuzione diretta (abbattimenti o cattura degli individui tramite l’utilizzo di trappole). A incidere negativamente sulla conservazione della specie rientra poi una pratica venatoria che si serve di esemplari di Cesena come richiamo vivo nella caccia da appostamento fisso. È infatti dimostrato come gli individui così trattati siano particolarmente soggetti a infezioni e, quindi, possano divenire fonte di diffusione di malattie e parassitosi.

L’uomo influisce pesantemente sugli esiti riproduttivi della specie anche attraverso il saccheggio illegale dei nidi. È piuttosto diffuso, infatti, il prelievo dei pulcini per avere a disposizione animali da richiamo da utilizzare a scopo venatorio. Ma incidono negativamente sulla riproduzione anche comuni pratiche agricole come le reti antigrandine, utilizzate principalmente nei frutteti.

Stato di salute

Con popolazione svernante concentrata in Europa, la specie versa in condizioni, nel complesso, favorevoli. Anche guardando alle popolazioni dei singoli Stati europei, la Cesena è valutata come “sicura”. In Italia non è inserita nella Lista Rossa Nazionale, ma è inclusa nell’Allegato II della Direttiva Uccelli, che elenca le specie verso le quali può essere consentita l’attività venatoria – a livello di singoli Stati membri – solo qualora tale attività sia condotta in modo legale e non metta a repentaglio la salute delle popolazioni: tra questi, il nostro Paese.

La popolazione nidificante europea è particolarmente ampia: si registrano tra i 14 e i 24 milioni di coppie, concentrate soprattutto tra il Centro e il Nord Europa. Nel ventennio tra il 1970 e il 1990 il trend si è mostrato stabile, mentre ha fatto registrare una leggera crescita in diversi Stati nel decennio successivo. Non risulta comunque agevole valutare lo stato di salute complessivo della specie su basi scientificamente fondate, essendo ad oggi del tutto insufficienti i dati riguardanti la popolazione svernante.

In Italia, sono stimate circa 5-10mila coppie nidificanti, una popolazione caratterizzata da un trend di crescita positivo. La rilevanza del “contingente italiano” risulta modesta, ai fini della conservazione globale della specie, rappresentando circa l’1% della popolazione europea complessiva. Ciononostante, in base ai dati sugli inanellamenti, risulta come il prelievo venatorio sul territorio nazionale colpisca molti individui provenienti dall’estero. Anche a causa della crescente pressione venatoria, nelle regioni settentrionali, la popolazione si caratterizza per un andamento altalenante: a un incremento con relativa espansione dell’areale è seguita una situazione di stabilità, ora minacciata da sintomi di decremento.

La specie si concentra principalmente sull’arco alpino, area in cui i primi indizi di nidificazione si sono registrati nel 1936. In Val d’Aosta, tra il 1994 e il 1998, si è registrato un calo della distribuzione regionale, pari al 32% rispetto agli anni Ottanta. Tra il territorio valdostano e il Piemonte nidificano circa 500-1000 coppie, mentre in Lombardia la popolazione raggiunge le 1.000-1.500 coppie. Nella provincia di Cuneo sono stimate 50-70 coppie, mentre in Val d’Ossola, tra il 1996 e il 2001, la densità è oscillata tra le 1,5 e le 5,9 coppie per chilometro quadrato. 

Semaforo

Nonostante a livello continentale la specie mostri uno stato di salute relativamente favorevole, nel nostro Paese si assiste a fluttuazioni anche marcate delle popolazioni e a fenomeni di locale declino. In generale, la specie appare soggetta a eccessiva pressione venatoria, con particolare riguardo al periodo pre e post-riproduttivo. Uno stato di conservazione complessivamente inadeguato che impone un costante monitoraggio nel tempo e, più in generale, una riduzione della pressione venatoria sulle popolazioni.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* In stabilità/incremento Favorevole
Popolazione Stabile, localmente in declino Inadeguato
Habitat della specie Stabile/in aumento Favorevole
Complessivo   Inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

La Cesena canta sia mentre è “in pastura” sia quando si trova in volo. In aria, in particolare, ripete il proprio verso frequentemente: un modo per restare in contatto sonoro con gli altri individui dello stormo anche nei giorni di nebbia. Il canto si compone di cinguettii ravvicinati piuttosto rochi, solitamente interrotti da brevi suoni più acuti.