CICOGNA BIANCA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliCICOGNA BIANCA

NOME SCIENTIFICO: Ciconia ciconia
 

La Cicogna bianca aveva abbandonato l’Italia già nel lontano 1700, quando, storicamente, viene datata l’estinzione della specie nel nostro Paese. La storia recente è dunque quella di una ricolonizzazione. Dal primo nido avvistato in Piemonte nel 1959, fino a una diffusione in diverse altre regioni, grazie, soprattutto, a progetti di reintroduzione. Forse una specie che più di altre ha beneficiato del ruolo che occupano le cicogne nell’immaginario collettivo. Come se il nostro Paese non potesse essere orfano, definitivamente, di una specie simbolo di fertilità e di buon auspicio, eppure per secoli perseguitata dall’uomo…

Prospettive

Il successo riproduttivo della Cicogna bianca si mostra più elevato in annate con clima più mite, in cui il ritorno dai quartieri di svernamento avviene precocemente. Le cattive condizioni meteorologiche nei siti italiani ed europei possono giocare a sfavore della specie tanto quanto l’eccessiva siccità riscontrata nelle zone di svernamento. Ciononostante, grazie all’elevata tutela e grazie anche a numerosi progetti di reintroduzione, la popolazione italiana di Cicogna bianca mostra confortanti trend orientati all’incremento.

Particolarmente monitorata e studiata, la specie in Italia ha mostrato una produttività media – tra il 1998 e il 2002 – pari a 0,9 pulli/nido, con un tasso d’involo pari a 2,33 giovani per coppia di successo. Tassi tendenzialmente più contenuti rispetto quelli riscontrati in altre aree d’Europa, anche se non mancano stagioni particolarmente favorevoli in cui i giovani allevati per coppia – a fronte di un successo riproduttivo pari al 60-70% – raggiungevano o superavano la media di 2,5-3.

Solo la popolazione dell’Italia nord-occidentale, comunque, si presta alla formulazione di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), in quanto costituita non troppo di recente e sulla quale sono stati effettuati approfonditi studi sui parametri demografici e riproduttivi. Considerando i valori medi – la metà delle coppie con successo riproduttivo, un tasso d’involo pari a 1,33 e una mortalità del 21% dopo il primo anno di vita – la popolazione attualmente presente mostra buone possibilità di persistenza nel lungo periodo solo in presenza di continue reintroduzioni di nuovi individui (almeno tre coppie ogni anno reintrodotte con continuità per 60 anni).

In assenza di ulteriori rilasci, solo una popolazione di 70-75 coppie, con un successo riproduttivo non inferiore al 60%, sarebbe in grado di autosostenersi. Ben 220-230 se si dovessero invece considerare gli attuali valori medi riscontrati in termini di produttività. Per questo, pur relativamente favorevole, lo stato di salute della specie va attentamente monitorato stabilendo target di conservazione diversificati in base al successo riproduttivo medio osservato su più anni (il che è attualmente possibile solo per quanto riguarda la popolazione più “antica”, quella piemontese-lombarda).