

CORVO COMUNE
NOME SCIENTIFICO: Corvus frugilegus
“Allora, quest'uccello d'ebano, inducendo la mia triste fantasia a sorridere, / con la grave e severa dignità del suo aspetto: / «Sebbene il tuo ciuffo sia tagliato e raso - io dissi - tu non sei certo un vile / orrido, torvo e antico corvo errante lontanto dalle spiagge della Notte / dimmi qual'è il tuo nome signorile sulle spiagge avernali della Notte!» / Disse il corvo: «Mai più».” (da Poe, E.A. The Raven, 1845).
Così E.A. Poe descrive l'uccello “del malaugurio” per eccellenza, irrisoluto e longevo, presente anche nella Bibbia e nella Metamorfosi di Ovidio. Volatile con una grande capacità di apprendimento e di adattamento, è in grado di lanciare piccoli oggetti per difendersi da potenziali aggressori o di manovrare ramoscelli per raggiungere il cibo nelle fessure dei tronchi.
Il termine italiano "Corvo" viene dal latino Corvus, mentre il termine frugilegus, anch'esso latino, è composto dal sostantivo, frux, frugis f.= frutto e dal verbo legere = raccogliere, accumulare.
Canto
Il verso del Corvo comune è detto gracchiare - molto simile tra corvi, gazze e cornacchie -, ovvero la ripetizione di un suono roco e stridente. I corvi gracchiano volando o stando appollaiati a muri, alberi e staccionate. Il gracchiare dei corvidi viene spesso associato a sonorità fastidiose (si dice che "gracchia" quando qualcosa - una persona o una tv o una radio - produce suoni distorti e striduli) e la sua imitazione è probabilmente all’origine dei loro nomi nelle varie lingue, a partire dall’inglese crow e dal tedesco krähe.