FENICOTTERO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliFENICOTTERO

NOME SCIENTIFICO: Phoenicopterus roseus
 

Luglio, bassa pianura ravennate. è qui che, da un momento all’altro, la fitta rete di canali tra la foce del Reno e l’ampia distesa delle Valli di Comacchio può colorarsi di centinaia di fenicotteri, in cerca di cibo, in cerca, talvolta, di acqua dolce, dal momento che tratti sempre più vasti delle paludi costiere sono spesso interessanti, nelle estati particolarmente siccitose, da fenomeni di rientro, anche per chilometri, dell’acqua di mare. Centinaia di fenicotteri che con il loro piumaggio rosa si confondono con i colori dell’alba, per poi scomparire, con l’andare del giorno, disturbati dal sole e dalla solita folla di curiosi…

Stato di salute

La prima caratteristica che emerge analizzando la popolazione europea di Fenicottero è l’estrema localizzazione di questa specie. Oltre il 90% della popolazione complessiva dell’Unione Europea nidifica in meno di 10 siti. Un primo fattore di rischio, in linea tuttavia con le esigenze ecologiche particolarmente specializzate di questa specie, che necessita di aree vaste, acqua bassa (e dolce), ampia disponibilità “trofica”, scarso disturbo da parte dell’uomo.

Una popolazione, per la verità, non inferiore alle 40-41mila coppie, a livello comunitario, pari a quasi i tre quarti della popolazione complessiva europea e a una frazione compresa tra il 5 e il 24% di quella globale. Non dunque una specie rara – nel senso in cui questo termine viene utilizzato dagli esperti – ma appunto una specie concentrata in determinate aree, con la popolazione assoluta che ha mostrato comunque buone performance negli ultimi 30-40 anni, orientate all’incremento anche consistente.

L’Italia, dal canto suo, potrebbe ospitare fino a 4mila coppie soggette a oscillazioni annuali anche vistose, la maggior parte delle quali concentrate in quattro principali aree umide: Montelargius, in Sardegna, Laguna di Orbetello, in Toscana, Margherita di Savoia, in Puglia, infine le Valli di Comacchio in Emilia-Romagna. Peculiare la storia della popolazione nidificante: le prime colonizzazioni – rinvenute in Sardegna nel 1993 e poi a Orbetello, l’anno successivo – sono dovute più a fattori demografici nelle popolazioni d’origine che a condizioni particolarmente favorevoli riscontrate nei nuovi siti: l’affollamento di molte delle colonie tradizionali del sud Europa aveva infatti fatto calare drasticamente il successo riproduttivo della specie, spingendola alla ricerca di nuovi siti da colonizzare.

Dalla Sardegna – nel solo 1993 sono stati costruiti ben 1.889 nidi – si passa a Orbetello, altra grande area di prima nidificazione. Ottimo – ma poi fluttuante – l’andamento mostrato dalla specie in Sardegna, a Montelargius, dove le coppie erano già oltre 2.000 nel 1996, forse 5mila nel 1999, solo 250-300 nel 2000. Si calcola – comprendendo anche gli altri siti sardi colonizzati – che dal 1993 al 1999 abbiano nidificando sull’isola ben 15.370 coppie, mentre le Valli di Comacchio – area colonizzata più di recente – erano presenti nel 2002 già 667 nidi.