GARZETTA - Uccelli da proteggere

Vai ai contenuti principali
Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliGARZETTA

NOME SCIENTIFICO: Egretta garzetta
 

Bianca come la neve, la Garzetta atterra sull’acqua bassa della palude mettendo in mostra le lunghe penne del volo, anch’esse bianche, che fanno raggiungere a questo airone un’apertura alare anche pari al metro. Lungo e sinuoso è il collo, su cui campeggia il becco aguzzo e appuntito non di rado utilizzato per trafiggere le prede, prima di ingoiarle. Curioso lo stratagemma, talvolta utilizzato, di catturare pesci, anfibi e altri invertebrati acquatici planando lentamente sull’acqua e individuando più accuratamente, grazie all’eliminazione del “riflesso”, la potenziale preda che invano tenta di nascondersi tra la vegetazione affiorante…

 

Ordine: Ciconiiformes  Famiglia: Ardeidae

La Garzetta, nella sottospecie nominale, nidifica nelle porzioni meridionali del continente europeo e asiatico, nell’Africa nord-occidentale – comprese le Isole di Capo Verde – centrale e orientale, fino al lontano Sud Africa. Altri continenti ospitano sottospecie particolari di questo airone, e precisamente l’area delle Filippine – dove nidifica la nigripes  – e l’Oceania, patria della Garzetta immaculata . Infine Madagascar e altre piccole isole, dove vive la dimorpha.

Particolarmente elegante nel suo candido piumaggio, la Garzetta si apposta sui cespugli o su altra vegetazione acquatica per lanciarsi sulle prede abilmente individuate nell’acqua bassa, ossia pesci, anfibi e invertebrati acquatici. Planando sullo stagno la Garzetta mette in mostra la notevole apertura alare – che può raggiungere anche il metro in larghezza – mentre il becco aguzzo rappresenta un’arma formidabile non solo per catturare le prede ma anche per trafiggerle e “finirle”, prima di ingoiarle.

Il nido viene costruito in colonie poste in prossimità dell’acqua, generalmente su arbusti o anche grandi alberi. Le uova vengono deposte in aprile, e covate da entrambi i sessi per circa tre settimane. In Italia la specie è nidificante migratrice, nonché parzialmente svernante, con alcune migliaia di individui che scelgono la nostra Penisola per trascorrere il lungo inverno, specialmente durante le stagioni meno rigide.

Per il resto, le popolazioni nidificanti principali sono concentrate nel Nord Italia, dal Delta del Po alla Laguna veneta, fino all’alto corso del “Grande Fiume” – e relativi affluenti – tra bassa pianura piemontese e lombarda. La zona risicola tra Lombardia e Piemonte, in particolare, ospita ben il 40% del totale della popolazione nidificante, mentre nel resto d’Italia la Garzetta è meno diffusa, con presenze sparse al centro-sud e in Sardegna.

Prospettive

In Pianura Padana, nel 1990, si registravano 25 garzaie occupate dalla specie, per un totale di 7.612 coppie nidificanti. Nove anni più tardi, la popolazione ammontava a ben 10mila coppie solo tra Lombardia e Piemonte, mentre anche altre aree dell’Italia settentrionale hanno conosciuto un trend orientato all’espansione demografica (ad esempio il Veneto, dove la popolazione molto probabilmente ha superato le 2000 coppie già alla fine del secolo scorso).

Più a sud, pur in presenza di contingenti molto più ridotti, il trend rilevato a livello locale è – in termini relativi – ancor più positivo, con la popolazione toscana più che raddoppiata in 15 anni, quella pugliese addirittura cresciuta di sette volte – da 30-40 coppie a 238 – tra il 1984 e il 2000. Infine la popolazione sarda, decuplicata tra il 1982 e il 1991, e passata da appena 60 coppie a ben 651-671. Altrove rara e localizzata, nell’Italia “mediterranea” la specie ha mostrato tuttavia lievi decrementi, che comunque non hanno riguardato le popolazioni principali e/o più importanti.

Numeri che spingono a considerare questo scenario sicuramente  favorevole, pur non essendo possibile – trattandosi di una specie coloniale con popolazione superiore alle 2.500 coppie – calcolare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV). Uno scenario positivo, in questo caso, corroborato anche dagli studi approfonditi condotti nelle popolazioni dell’Italia settentrionale, mentre nell’Italia mediterranea, a fronte di incrementi anche vistosi registrati a livello locale, in alcune regioni le popolazioni hanno mostrato una tendenza al decremento, e ed è per questo che, limitatamente alla bioregione mediterranea, lo stato di conservazione della specie non può dirsi ancora del tutto adeguato.

Dato lo scenario attuale comunque – nel complesso – favorevole, è fondamentale mettere in atto tutte quelle misure necessarie per garantire il mantenimento delle popolazioni almeno sugli attuali livelli. Allo stesso tempo, le popolazioni localmente in decremento andrebbero sostenute tutelando gli ambienti sedi di garzaie e intervenendo direttamente, ove del caso, nella loro gestione o eventuale ripristino.

Minacce

La popolazione italiana rappresenta circa un terzo dell’intero contingente nidificante a livello comunitario. In linea con il trend registrato nell’Ue, l’ultimo decennio del secolo scorso e i primi anni Duemila sono stati caratterizzati da fluttuazioni anche notevoli, confermando comunque un trend di lungo periodo orientato al moderato incremento. La colonia più importante, attualmente, è quella di Cascina Villarasca, con 1.225 coppie censite (il dato però risale al 1990). Certa è la concentrazione delle popolazioni tra Piemonte e Lombardia, in particolar modo nelle aree risicole, con 10mila coppie complessive censite nelle due regioni.

Più contenute le popolazioni nelle altre regioni settentrionali, con il Veneto che potrebbe comunque ospitare 2.000 coppie, circa 1.600 l’Emilia-Romagna, non più di 700 in Toscana e Sardegna. Fino alla Puglia, dove nel 2001 sono state censite poco meno di 200 coppie. Particolarmente evidente è il trend orientato all’incremento in alcune popolazioni dell’Italia centro-meridionale – a cui comunque hanno fatto da contrasto situazioni di locale decremento registrate in altre regioni della “bioregione mediterranea” – mentre nelle aree più importanti per la specie le occasionali fluttuazioni sembrano da ascrivere più che altro alle condizioni meteoclimatiche: annate molto rigide hanno infatti causato un minor tasso di sopravvivenza della specie, con riguardo sia alle popolazioni nidificanti sia svernanti.

Storicamente, la minaccia più importante per la Garzetta era rappresentata dal commercio delle penne ornamentali, invalso per l’intero Ottocento e proseguito per gran parte del Novecento, fino a quando la maggior parte delle legislazioni nazionali – Italia compresa – ha vietato il prelievo venatorio di questa specie. Altra importante minaccia, come per altre specie simili, era ed è rappresentata dalla distruzione delle zone umide a seguito delle grandi bonifiche, con i trend positivi degli ultimi decenni che non possono non fare i conti con la capacità portante dei pochi siti rimasti idonei, che ospitano dunque – con un grado di concentrazione molto elevato – le popolazioni più importanti.

Emerge infine la predilezione della Garzetta per laghi poco profondi, stagni, lagune e fiumi a lento corso. Talvolta occupa acque salmastre, più spesso aree – anche temporaneamente – allagate quali risaie e altre coltivazioni irrigue. La densità delle colonie, in questo senso, appare notevolmente influenzata dalla quantità e dalla qualità di prede disponibili, unita alla disponibilità di siti idonei – di solito alberi o grandi arbusti – per la costruzione del nido. È stato infine dimostrato come l’altezza del nido influenzi positivamente l’esito della covata.

Stato di salute

La Garzetta viene considerata “sicura” in tutta l’Unione Europea, e anche a livello continentale lo stato di conservazione di questa specie appare relativamente favorevole. Secondo i censimenti più recenti, a nidificare entro i confini dell’Ue è una popolazione compresa tra le 39 e le 54mila coppie, pari a oltre la metà della popolazione continentale complessiva, ma a meno di un quarto di quella globale della specie.

L’Italia, dal canto suo, potrebbe ospitare fino a 16mila coppie, una popolazione relativamente stabile negli ultimi vent’anni ma soggetta a fluttuazioni anche evidenti, sia nel corso degli anni Novanta sia nei primi anni del nuovo secolo. Anche su scala comunitaria all’incremento registrato tra il 1970 e il 1990 sono seguiti anni più contrastati, con fluttuazioni importanti comunque orientate al moderato incremento sul lungo periodo. Da notare la grande rilevanza della popolazione italiana che, da sola, rappresenta almeno un terzo dell’intero contingente nidificante dell’Ue.

Riguardo ai contingenti svernanti, la situazione italiana denota una distribuzione sostanzialmente stabile, al più orientata alla lieve espansione, negli ultimi 10-20 anni. Più altalenante l’andamento dei valori numerici delle popolazioni, con massimi, ad esempio, nel 2001 e nel 2003 e minimi nel 2002. Le zone chiave per la specie coincidono comunque, sostanzialmente, con tutti i complessi principali di zone umide presenti a livello nazionale, in particolare nell’Italia settentrionale.

Le lagune di Grado-Marano e Panzano e la Laguna di Venezia hanno superato almeno una volta, in anni recenti, il valore di 1.250 individui svernanti, aggiudicandosi la qualifica di “sito di importanza internazionale per la specie”. La Garzetta risulta complessivamente abbondante a livello nazionale anche se le annate più fredde, e in particolare i periodi prolungati di gelo, sono in grado di limitare distribuzione e consistenza dei contingenti svernanti.

Semaforo

Il trend demografico positivo e l’espansione geografica mostrata dalla specie delineano un quadro complessivamente positivo per la Garzetta nel nostro Paese. Uno scenario favorevole che richiede comunque un grande impegno, da parte dell’Italia, per la tutela dei principali siti di presenza, anche considerando che almeno un terzo dell’intera popolazione nidificante nell’Ue sceglie le zone umide italiane per completare il proprio ciclo riproduttivo.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* stabile/in aumento favorevole
Popolazione stabile o soggetta a fluttuazione favorevole
Habitat della specie verosimilmente stabile favorevole
Complessivo   favorevole

*Variazione della popolazione negli anni

Nell’Italia “continentale” – che comprende l’intera Pianura Padana – le popolazioni mostrano un trend ampiamente positivo. Piemonte e Lombardia restano le regioni di presenza principale, con occasionali fluttuazioni comunque orientate all’incremento. Stessa situazione altrove dove, a fronte di presenze più contenute, si è comunque registrata un’espansione sia in termini di popolazione che di areale di presenza.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* stabile/in aumento favorevole
Popolazione stabile o soggetta a fluttuazione favorevole
Habitat della specie verosimilmente stabile favorevole
Complessivo   favorevole

*Variazione della popolazione negli anni

Toscana e Sardegna evidenziano un quadro ampiamente positivo, se si vuole – in termini percentuali – ancor più positivo di quello evidenziato al Nord, dove risiedono le popolazioni più importanti. Ciononostante, i decrementi registrati in altre regioni, uniti a una popolazione dalla consistenza ancora relativamente ridotta, non possono far considerare del tutto adeguato lo stato di conservazione della Garzetta nella “bioregione mediterranea”.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* stabile/in aumento favorevole
Popolazione in calo in alcune regioni inadeguato
Habitat della specie verosimilmente stabile favorevole
Complessivo   inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

 

Canto

Abituata a vivere in colonia, la Garzetta, se disturbata, chiede subito il sostegno del gruppo. Non è raro assistere a gruppi di individui che, tutti assieme, emettono assordanti grida per spaventare l’intruso. Non solo: è stata accertata l’abitudine da parte di questo airone di “vomitare” sull’intruso(compresa la specie umana) parte delle prede non ancora digerite, provocandone il più delle volte la fuga.