GRU - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliGRU

NOME SCIENTIFICO: Gru grus
 
Semaforo N.C.

Per dimension, simile alla Cicogna e all’Airone cenerino, la Gru è il simbolo dell’eleganza. Come tale, si mostra per le sue dimensioni imponenti, per il lucente piumaggio cenerino, per la buffa coda su cui campeggia un ciuffo di piume più scure. Grande “volatore”, dalla postura inconfondibile, la si può osservare in primavera mentre raggiunge l’Italia. Si narra che nidificasse regolarmente in Veneto, fino a metà dell’Ottocento. Ora non più: per la Gru l’Italia è quasi esclusivamente un luogo di passaggio, tramite il quale raggiungere i lontani quartieri africani di svernamento…

 

Ordine: Gruiformes  Famiglia: Gruidae

Uccello migratore, la Gru si riproduce nell’Europa centrale, settentrionale e Orientale, dai Balcani alla Russia, fino a Mongolia e Asia minore. Torna sui nostri cieli in autunno, raramente per fermarsi a svernare nel nostro Paese. Più spesso per raggiungere l’Africa settentrionale e orientale, dove questa specie trascorre l’inverno.

Dall’aspetto inconfondibile – il piumaggio grigio campeggia su zampe lunghissime e fa da contrasto a una buffa coda arricciata verso il basso – la Gru presenta una caratteristica macchia bianca sul capo, mentre il becco è circondato da piume nere che si allungano verso il collo. Di dimensioni notevoli – può raggiungere anche i 150 cm di lunghezza – questa specie è tendenzialmente gregaria.

Al di fuori del periodo riproduttivo, infatti, si muove quasi esclusivamente in stormi composti anche da decine, a volte centinaia di individui e, sempre “in branco”, si posa sulle aree umide, per riposarsi o rifocillarsi. Insetti, pesciolini. Ma anche cereali e vegetali. La dieta della Gru è piuttosto varia, e differisce sensibilmente tra quella tipica dei siti di riproduzione – paludi e acquitrini – e quella scelta nelle aree di sosta o svernamento, dove la specie si spinge, per alimentarsi, fino ai campi coltivati.

In Italia, i pochissimi individui svernanti sono stati censiti in Sardegna occidentale, Sicilia e sulla media costa tirrenica.

Prospettive

Alcuni episodi negativi fanno riflettere sulle condizioni in cui versa la specie nel nostro Paese, anche limitatamente alle aree utilizzate semplicemente come sosta temporanea, prima di ripartire per i quartieri di svernamento. Nel novembre 2004, ad esempio, un gruppo di ben 57 individui è stato trovato morto nei pressi del Lago di Conza, in provincia di Avellino.

Al di là di questo singolo caso, dalle cause tuttora sconosciute, è sicuramente importante, ai fini della conservazione della specie, tutelare le principali località di sosta e svernamento, mantenendole in condizioni idonee a sopportare la presenza dei numerosi stormi che raggiungono il nostro Paese in autunno. Va da sé la necessità di limitare al massimo il disturbo antropico in queste aree, vigilando anche sull’inquinamento dei siti e sull’eccessivo accumulo di pesticidi nelle aree circostanti.

Pur non essendo agevole stabilire precise indicazioni di conservazione – ed essendo allo stesso tempo scientificamente impossibile proporre un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), trattandosi di una popolazione migratrice e occasionalmente svernante – non è difficile individuare quelli che sono i “punti di sosta” da tenere sotto controllo. Durante la migrazione, infatti, la Gru utilizza siti ben definiti – e di solito sempre gli stessi – per riposarsi e ricercare di cibo.

Anche le campagne con alberi sparsi in cui la specie è solita avventurarsi in inverno sono abbastanza note e circondano di solito le aree umide utilizzate, come semplici “dormitori”. È qui che – limitatamente al nostro Paese – la Gru può imbattersi nel pericolo più importante, ossia l’avvelenamento da pesticidi.

Minacce

La distruzione delle zone umide, unita alla persecuzione diretta, sembra essere la principale causa del declino della specie durante i secoli passati, e forse la ragione principale dell’estinzione del pur modesto contingente nidificante. Anche nel resto d’Europa, secoli di caccia indiscriminata e disturbo da parte dell’uomo hanno spinto la specie a nidificare in aree remote, inaccessibili, indisturbate, mentre le aree antropizzate sono utilizzate solo per l’alimentazione.

La minaccia principale per la specie è costituita dalla frammentazione dell’habitat e dalla perdita di molti siti storici utilizzati per la sosta e l’alimentazione.

Un’evidenza che accresce in qualche modo il ruolo del nostro Paese nella conservazione della specie, essendo un’importantissima zona di passaggio tra le aree di nidificazione e i quartieri di svernamento, siano o meno questi ultimi inclusi nel territorio nazionale. La diminuzione degli ambienti idonei, infatti, causa una maggior concentrazione degli stormi nelle stesse aree, aumentando il rischio di bracconaggio..

Avendo l’abitudine di nutrirsi, al di fuori del periodo riproduttivo, anche e soprattutto in campi coltivati, è l’abuso di pesticidi a costituire un’ulteriore minaccia importante, specialmente in Italia in cui la vita di questa specie dipende quasi esclusivamente dalle campagne. Altro pericolo è rappresentato dalle frequenti collisioni con i cavi sospesi, soprattutto in Spagna. Sono invece gli abbattimenti illegali che continuano a mietere vittime in Oriente, in Africa e – se pure localmente – in Europa meridionale.

Stato di salute

Rara e minacciata in tutta Europa, la Gru ha conosciuto un marcato declino già a partire dal Medioevo, soprattutto in Europa occidentale e meridionale, dovuto soprattutto alla bonifica delle zone umide. Un declino che, in pratica, non si è arrestato fino all’inizio degli anni Novanta, quando la specie ha mostrato incoraggianti segni di incremento senza comunque raggiungere i livelli di abbondanza precedenti il 1970.

Una situazione parzialmente confortante che però riguarda solo l’area comunitaria, mentre a livello continentale la specie mostra tuttora evidenti segni di sofferenza. Attualmente, la popolazione censita entro i confini dell’Unione Europea varia tra le 46 e le 61mila coppie, una frazione maggioritaria rispetto alla popolazione continentale complessiva, che non supera le 92mila coppie anche in base alle stime più favorevoli.

Stabile – o in moderato incremento – la popolazione svernante, stimata in 97mila individui nell’Unione Europea e pari alla quasi totalità della popolazione svernante a livello continentale. In Italia, i siti censiti in cui la Gru compare regolarmente come svernante vanno dalla Sardegna occidentale alla media costa tirrenica, mentre altri individui sono stati osservati in Sicilia.

Quasi triplicati nella seconda metà degli anni Novanta, gli individui svernanti non hanno comunque mai superato le 100 unità, pur essendo il trend di popolazione poco conosciuto e le stesse presenze alquanto irregolari e localizzate. I siti di presenza principale, in cui la specie è stata avvistata con una certa regolarità, sono quelli di Oristano-Sinis, il Biviere di Lentini e la Maremma Grossetana.

Va rilevato come le abitudini ecologiche della specie rendano estremamente difficoltoso effettuare censimenti accurati, visto che durante il giorno la Gru si spinge fino alle aree agricole, in cerca di cibo, utilizzando le aree umide solo come dormitorio. Questo potrebbe causare una sottostima del contingente svernante, posto che si tratta comunque di una specie poco frequente e pari a una frazione infinitesimale della popolazione svernante nell’Unione europea.

Canto

Tipico e al tempo stesso variegato, il canto della Gru suona come un “chrooc” “chrr”, o anche semplicemente “kru”, da cui il nome che le è stato “assegnato”. Quando le si osserva durante la fase di migrazione, si può assistere a un vero e proprio concerto, essendo la gru un uccello tendenzialmente gregario, anche di diverse decine/centinaia di individui.