MIGNATTINO PIOMBATO - Uccelli da proteggere

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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliMIGNATTINO PIOMBATO

NOME SCIENTIFICO: Chlidonias hybrida
 

Più grande dei “cugini” Mignattino e Mignattino alibianche, la specie deve il proprio nome al particolare piumaggio, dove risalta il ciuffo nero di piume sul capo a cui fanno da contrasto guance e collo bianchi. Bianche pure le penne del volo, con la punta delle ali grigiastra, così come ventre e coda. Il Mignattino piombato giunge in Italia all’inizio di aprile, dopo aver trascorso l’inverno nella lontana Africa occidentale. Paludi, lagune, casse di colmata sono il suo habitat preferito. E l’Emilia-Romagna la terra prediletta in cui questo uccello ha scelto di nidificare…

Stato di salute

Ancora minacciato, il Mignattino piombato denota attualmente uno stato di conservazione favorevole sia nell’Unione Europea sia a livello continentale. In largo declino tra il 1970 e il 1990, la popolazione dell’Ue – stimata in 7.900-18.000 coppie – si è mantenuta relativamente stabile durante il decennio successivo.

 La popolazione comunitaria di Mignattino piombato è pari a non più di un quinto di quella continentale complessiva, stimabile in 42-87mila coppie. Considerata in pericolo dalla Lista Rossa Nazionale e particolarmente protetta dalla legislazione venatoria, la specie in Italia contava circa 423-458 coppie nel 2000, stabili o fluttuanti dal 1990. Una frazione che non supera i cinque punti percentuali di quella nidificante nell’Ue, circa l’1% su scala continentale.

Rarissimi gli inanellamenti e le ricatture, con provenienza dal Nord Africa o dalle coste atlantiche del “continente nero”. La popolazione nidificante è invece concentrata totalmente tra ferrarese, bolognese e ravennate. Il numero massimo di coppie nidificanti, pari a 498, è stato raggiunto nel 2001, con 5 siti di presenza accertata. Nel 2000 si è passati a 423-458 coppie in 7 siti.

Particolarmente vistose le fluttuazioni su base storica, e un generale spostamento a ovest del baricentro dell’areale, sostanzialmente dovuto alla creazione di zone umide nel bolognese, con le coppie passate da 55 nel 1984 a circa 200 nel 2002 (anche qui con evidenti fluttuazioni, essendo ad esempio i nidi censiti nel 1999 ben 407). Valle Mandriole (nel ravennate) e Campotto, ai confini tra le tre province, hanno invece conosciuto una progressiva diminuzione della popolazione nidificante, con estinzioni stagionali e parziale, recente, rioccupazione dei siti. Per vedere scenari più favorevoli bisogna spostarsi ancora più a ovest, da Modena a Pavia, con popolazioni dopotutto ristrette ma in generale espansione o incremento.