OCA LOMBARDELLA - Uccelli da proteggere

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Specie protette dalla Direttiva UccelliOCA LOMBARDELLA

NOME SCIENTIFICO: Anser albifrons
 
Semaforo N.C.

Una curiosa macchia bianca spezza l’uniformità di un becco brillante e arancione, in perfetto accordo cromatico con le zampe: si tratta dell’Anser albifrons, oca dalla grande apertura alare. Amante degli ambienti glaciali e umidi, cambia decisamente “gusti” quando sceglie il luogo in cui trascorrere l’inverno, nonostante conservi una predilezione per zone costiere e paludose: eccola allora spostarsi nelle umide e fosche lagune del Mare Adriatico...

 

Ordine: Anseriformes  Famiglia: Anatidae

Dotata di notevole apertura alare – anche fino a 165 cm – l’Oca lombardella misura dai 66 agli 86 cm.  Piumaggio grigio-marrone, petto e pancia grigio chiaro e sotto coda bianco, presenta zampe e becco di un arancione vivo. Il muso bianco contraddistingue gli individui maschi adulti dai giovani, i quali non presentano ancora le marcate striature sul piumaggio tipiche di questa specie.

Come per la maggior parte degli anatidi, la dieta dell’Oca lombardella è prevalentemente vegetariana ma, nel complesso, variegata: si nutre di germogli, bacche, sementi; ma anche di molluschi e lumache. Estuari, paludi e campi erbosi sono gli ambienti che predilige.

La specie è gregaria e per nulla schiva: l’Oca lombardella infatti ama stare in folti gruppi di simili, con i quali pascola su prati e su terreni coltivati, alla ricerca di cibo. Sono stati segnalati anche numerosi casi di riproduzione in cattività. Maschio e femmina costruiscono insieme il nido. Dopo avere deposto le uova, la femmina le cova per circa un mese.

Trascorre l’inverno prevalentemente nel nord-est dell’Italia, concentrandosi nelle lagune dell’Alto Adriatico. Solitamente trascorre il giorno lungo le lagune costiere, mentre le prospicienti zone agricole costituiscono un’ottima fonte di cibo per questo anatide. Nonostante il numero di individui censiti sia estremamente fluttuante nel corso delle diverse annate, in questa zona la specie si concentra con grandi stormi, in particolare quando gli inverni in Europa centrale sono molto rigidi.

Dalla Russia all’Alaska, sino alla Groenlandia, l’Oca lombardella nidifica nelle regioni più settentrionali del globo, in modo particolare tra la vegetazione peculiare di tundra e taiga. Tra il 1991 e il 2000, Italia centrale e meridionale hanno rilevato una presenza dell’Oca lombardella molto consistente. La media di individui registrati tra il 1996 e il 2000 è piuttosto elevata, a confronto con gli anni precedenti, anche se il 90% della popolazione media è risultato concentrato in cinque siti, e solo uno di questi ha ospitato individui ogni anno. Il “picco” di presenza è stato raggiunto nel 1997, con 832 individui censiti.

Prospettive

È necessario, per garantire la conservazione della specie, prevenire alterazioni o eccessivo disturbo nei principali siti di svernamento.

Da monitorare attentamente sono poi gli spostamenti delle principali popolazioni svernanti che stanno interessano i territori dell’Europa orientale, in coincidenza di inverni più o meno rigidi. Particolare attenzione meritano anche le aree agricole, luoghi prediletti dall’Oca lombardella per la ricerca di cibo: qui sarebbe opportuno mantenere condizioni idonee, limitando l’utilizzo di pesticidi e altri prodotti chimici potenzialmente mortali per la specie.

Da rilevare infine come, dopo anni di relativo incremento, tra il 1998 e il 2003 la presenza dell’Oca lombardella in Italia sia diminuita. Un decremento che è andato di pari passo con una concentrazione degli individui in zone molto limitate nell’Alto Adriatico: già negli anni ’90, il 90% della popolazione di Oca lombardella nel nostro Paese era concentrata in non più di 4-5 siti.

Minacce

Tra le principali cause di morte o disturbo per la specie c’è sicuramente l’attività umana, in particolare la pratica venatoria, pure vietata nel nostro Paese. L’Oca lombardella risente inoltre negativamente dell’eccessiva presenza dell’uomo nelle aree di sosta e alimentazione e durante la fase della muta.

Ulteriori fattori di rischio per la salute della specie sono rappresentati dall’avvelenamento da pesticidi nelle aree agricole in cui si ciba e dall’influenza aviaria. In Groenlandia, è stato osservato come la specie risenta negativamente dell’eccessivo sfruttamento di alcune aree a fini turistici.

Vero e proprio “tallone d’Achille”, per una specie legata agli ambienti freddi e umidi quali tundra e taiga, sono i bruschi cambiamenti climatici in atto nell’emisfero settentrionale del pianeta. Eventi come lo scioglimento dei ghiacci o l’effetto serra potrebbero causare in futuro una diminuzione dell’areale di presenza.

Altre minacce, oltre ai cambiamenti del clima, pesano sull’habitat della specie. In Russia, ad esempio, Paese strategico in cui è concentrata la maggioranza della popolazione nidificante, la tundra risente dello sfruttamento dei giacimenti petroliferi. Opere di escavazione, bonifiche, cambiamenti nelle pratiche di gestione del pascolo causano poi un progressivo degrado delle zone umide tale da pregiudicarne, in prospettiva, l’idoneità per questa ed altre specie legate a questi ambienti.

Stato di salute

La qualità delle informazioni a disposizione sul contingente svernante è nel complesso buona, grazie al censimento standardizzato degli uccelli acquatici svernanti realizzato sul territorio nazionale e coordinato dall’Ispra (Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale). Protetta nel nostro Paese dalla legislazione venatoria (157/92), la specie mostra uno stato di conservazione favorevole sia nell’Unione europea sia a livello continentale.

La popolazione di Oca lombardella che trascorre l’inverno nei territori dell’Unione europea è stimata in 930.000 individui. La specie appare in grande incremento nei territori della Russia europea, dove attualmente nidificano tra i 60.000 e i 70.000 individui.

Nel corso del ventennio 1970-1990 la popolazione è aumentata in modo consistente, mentre i successivi dieci anni (1990-2000) hanno registrato una sostanziale stabilità. Il 75-94% della popolazione svernante del continente europeo, che secondo le stime più aggiornate potrebbe superare 1.100.000 individui, e il 25-49% della popolazione svernante complessiva a livello globale, trascorrono l’inverno nei territori dell’Unione europea.

Canto

Socievole e poco intimidita dalla presenza dell’uomo, non è raro avvistarla mentre pascola tranquilla su prati, alla ricerca di germogli o lumache, di cui è ghiotta. Il suo canto è breve e acuto, quasi con un accento interrogativo…