OCA LOMBARDELLA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliOCA LOMBARDELLA

NOME SCIENTIFICO: Anser albifrons
 
Semaforo N.C.

Una curiosa macchia bianca spezza l’uniformità di un becco brillante e arancione, in perfetto accordo cromatico con le zampe: si tratta dell’Anser albifrons, oca dalla grande apertura alare. Amante degli ambienti glaciali e umidi, cambia decisamente “gusti” quando sceglie il luogo in cui trascorrere l’inverno, nonostante conservi una predilezione per zone costiere e paludose: eccola allora spostarsi nelle umide e fosche lagune del Mare Adriatico...

Minacce

Tra le principali cause di morte o disturbo per la specie c’è sicuramente l’attività umana, in particolare la pratica venatoria, pure vietata nel nostro Paese. L’Oca lombardella risente inoltre negativamente dell’eccessiva presenza dell’uomo nelle aree di sosta e alimentazione e durante la fase della muta.

Ulteriori fattori di rischio per la salute della specie sono rappresentati dall’avvelenamento da pesticidi nelle aree agricole in cui si ciba e dall’influenza aviaria. In Groenlandia, è stato osservato come la specie risenta negativamente dell’eccessivo sfruttamento di alcune aree a fini turistici.

Vero e proprio “tallone d’Achille”, per una specie legata agli ambienti freddi e umidi quali tundra e taiga, sono i bruschi cambiamenti climatici in atto nell’emisfero settentrionale del pianeta. Eventi come lo scioglimento dei ghiacci o l’effetto serra potrebbero causare in futuro una diminuzione dell’areale di presenza.

Altre minacce, oltre ai cambiamenti del clima, pesano sull’habitat della specie. In Russia, ad esempio, Paese strategico in cui è concentrata la maggioranza della popolazione nidificante, la tundra risente dello sfruttamento dei giacimenti petroliferi. Opere di escavazione, bonifiche, cambiamenti nelle pratiche di gestione del pascolo causano poi un progressivo degrado delle zone umide tale da pregiudicarne, in prospettiva, l’idoneità per questa ed altre specie legate a questi ambienti.