ORCHETTO MARINO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliORCHETTO MARINO

NOME SCIENTIFICO: Melanitta nigra
 
Semaforo N.C.

Il capo imponente e arrotondato, sul quale spicca un becco tozzo e bulboso, è caratteristica inconfondibile di questa anatra quasi completamente scura. Il suo piumaggio completamente nero e brillante e la totale assenza di sfumature lo rendono distinguibile dagli altri orchi marini, fatta eccezione per l’Orchetto nero, con il quale  forma il sottogenere  Oidemia.. .

 

Ordine: Anseriformes  Famiglia: Anatidae

La Melanitta nigra  è una grande anatra marina di circa 43-54 centimetri di lunghezza. Il maschio di Orchetto marino ha un piumaggio nero brillante, che sfuma in una chiazza giallo acceso sul becco, a sua volta nero. Il piumaggio delle femmine è invece bruno scuro, molto simile a quello delle femmine di Orchetto, e ha guance pallide. Tanto i maschi quanto le femmine presentano una coda molto corta, che puntano verso l’alto quando nuotano.

Durante l’inverno, gli individui migrano a sud, nelle zone temperate dell’Europa meridionale, lungo la costa atlantica, fino al nord-ovest dell’Africa e nella costa pacifica a sud di Cina e Stati Uniti. La maggior parte degli individui muta e sverna in acque marine poco profonde (meno di 20 metri), ricche di flora e fauna sul fondale, tra i 500 metri e i 2 km lontano dalla costa; nonostante, in migrazione, possa soffermarsi anche presso laghi. Dalle abitudini gregarie, gli individui della specie tendono a decollare insieme, e a formare gruppi compatti, che sorvolano il mare.

Possono spesso essere avvistati lungo le coste, appollaiati sull’acqua, apparendo e scomparendo alla vista quando si immergono sott’acqua. Qui, l’Orchetto marino si nutre prevalentemente di piccoli pesci, crostacei e molluschi, che caccia in profondità. Nelle acque dolci, predilette per la nidificazione, caccia anche larve di insetti, uova di pesci e semi di piante acquatiche. Quando è in immersione, è sua abitudine lasciare le ali aperte per mantenere l’equilibrio.

Le coppie di orchetti marini nidificano nel freddo ed estremo nord delle terre artiche, tra cui Russia – dove si spingono a est della Siberia sino al fiume Olenyok – e Islanda; ma anche nel nord-ovest della Scozia, ricco di laghi, e nel nord-ovest dell’Irlanda, dove si concentrano nei pressi di pozze, stagni, fiumi lenti. Una volta scelto un luogo adatto – solitamente sul terreno tra brughiere e laghi di torbiere, tra erba alta e licheni – il nido è rifinito con lanugine. Tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, la femmina vi depone tra le 6 e le 8 uova, di colore marrone chiaro. Poco dopo, il maschio lascia la femmina per raggiungere i compagni, assieme ai quali completerà la muta in mare. Una volta terminata la cova, i giovani sono subito in grado di nuotare; ma dovranno attendere ancora 45-50 giorni per il primo involo.

Prospettive

Il contingente svernante nel nostro Paese non ha un ruolo statisticamente rilevante per la conservazione della specie a livello europeo. In generale, l’abbondanza dell’Orchetto marino in Italia – dove è protetto dall’attività venatoria – è influenzata da differenti fattori, tra cui le condizioni climatiche nei quartieri di svernamento più settentrionali. A questo proposito, occorre prevenire situazioni di eccessivo disturbo nei principali siti di svernamento, in modo particolare lungo i tratti più settentrionali di mare Adriatico e Versilia.

Va inoltre rilevato come, pur essendo il contingente svernante ben monitorato, la scarsità di dati a disposizione su biologia ed ecologia riproduttiva non consenta la formulazione di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per la specie. Sul piano internazionale, l’Orchetto marino è protetto, come altre specie di Anatidi, dall’Agreement on the Conservation of African-Eurasian Migratory Waterbirds  (AEWA). I Paesi firmatari del trattato si impegnano a proteggere gli uccelli acquatici migratori, compreso l’Orchetto marino, presenti nei territori euroasiatico, americano e africano.

Una considerazione a parte merita lo stato di salute della specie nel Regno Unito, Paese che gioca un ruolo importante nella conservazione del contingente svernante. Qui, nel 2003, vennero osservati oltre 50.000 individui della specie presso la Shell Flat, nella zona a nord-ovest dell’Inghilterra, durante sorvoli aerei di controllo. Nella zona sarebbero dovute sorgere turbine eoliche, potenziale elemento impattante per la specie.

Il problema è stato in seguito affrontato dal Parlamento inglese, il quale ha predisposto un Piano d’azione per la biodiversità per proteggere, fra l’altro, proprio il contingente svernante di Orchetto marino e le poche coppie nidificanti, prevalentemente in Scozia. Il provvedimento ottenne un buon successo dal punto di vista conservazionistico: l’ultimo censimento ha evidenziato una popolazione di 16.000 orchetti svernanti e 5.000 individui in fase di muta, 4.000 dei quali utilizzavano proprio l’area interessata dal progetto originario di parco eolico.

Minacce

Come altre specie Anatidi, l’Orchetto marino è soggetto a più fattori di minaccia. Uno di questi è rappresentato dalla persecuzione venatoria, ancora legale in Danimarca. Essendo una specie marina, risente poi in modo particolare del disturbo causato dalle attività antropiche esercitate nei bacini idrici di nidificazione e svernamento. Tra queste, pesano in modo particolare il disturbo da navi veloci, la costruzione di parchi eolici marini – che prevede l’installazione di sistemi di pale eoliche al largo delle coste – e lo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche, che costituiscono un’importante parte della sua dieta.

La specie è esposta inoltre ad altre problematiche tipiche dell’ambiente marino e legate all’inquinamento. Per esempio l’eutrofizzazione delle acque, registrata in alcune aree di nidificazione, fenomeno che causa un’evoluzione dell’ambiente acquatico, dovuto all’arricchimento delle acque di fosfati e nitrati, che sfocia in un eccessivo sviluppo della vegetazione e in uno sconvolgimento dell’intero ecosistema. Il risultato di questo processo si manifesta infatti con lo sviluppo abnorme e la salita in superficie di alghe, che alterano l’equilibrio nella distribuzione dell’ossigeno nell’acqua e liberano sostanze tossiche e maleodoranti, togliendo inoltre alle acque limpidità e trasparenza.

Anche nei territori del Regno Unito, le minacce sono prevalentemente legate all’inquinamento del mare. Una singola fuoriuscita di petrolio, ad esempio, può avere ripercussioni mortali su un vasto numero di individui. Qui, anche la ricerca di cibo può rivelarsi un problema: la competizione crescente per la ricerca di piccoli invertebrati nei laghi durante il periodo di nidificazione può avere effetti nefasti su questa specie, che risulta anche potenzialmente esposta al rischio di influenza aviaria.

Anche l’Orchetto marino, come altre specie ornitiche, deve fare i conti con il problema dei predatori. Visoni, volpi, lontre marine, corvi, gazze e persino lucci sono potenziali predatori dei pulcini della specie. La predazione sembra essere tra le cause del largo declino della specie registrato nel Regno Unito negli ultimi 25 anni – con decrementi superiori al 50% nelle popolazioni – mentre l’Orchetto marino sembra essere completamente scomparso, sin dai primi anni ’90, dai siti in precedenza occupati in Irlanda del Nord.

Stato di salute

Considerata in uno stato di conservazione favorevole a livello continentale, anche nell’intera Europa “comunitaria” la specie è classificata come “sicura”. Inserito negli allegati II/2 e III/2 della Direttiva Uccelli, l’Orchetto marino è protetto nel nostro Paese dalla legislazione venatoria (157/92). Al momento non è stato redatto un Piano d’Azione Nazionale o Internazionale sulla specie.

Complessivamente, durante il trentennio 1970-2000 si è registrata stabilità della popolazione nidificante e svernante nei territori dell’Unione europea. La popolazione nidificante all’interno dei confini dell’Europa a 27 è stimata tra le 2.700 e le 5.200 coppie, quella svernante in 610.000 individui. Una minima percentuale della popolazione totale europea (circa il 3-4%) e una porzione inferiore al 5% della popolazione globale nidifica nei territori dell’Unione europea.

In Italia, Paese che ospita in media, ogni anno, alcune centinaia di individui svernanti, l’abbondanza della specie è tuttavia estremamente variabile. Nonostante non ci siano siti rilevanti del tutto “scoperti” tra il 1991 e il 2000, la distribuzione della specie è molto concentrata: si calcola che il 90% della media delle osservazioni tra il 1996-2000 sia insediato nei 5 siti più importanti. Le uniche aree occupate con regolarità dall’Orchetto marino sono costituite dal tratto più settentrionale del mare Adriatico e dal nord della Versilia, scendendo a sud fino al fiume Arno.

Nell’inverno del 1998, ben 102 individui sono stati censiti sul territorio italiano. Nel corso del successivo inverno, la media si è notevolmente abbassata (33 individui), per poi risalire gradualmente durante gli inverni successivi: dai 77 del biennio 2000-2001 si è passati ai 94 del 2002, per poi arrivare ai 543 individui censiti nel 2003. I picchi di presenza coincidono parzialmente con quelli osservati relativamente all’Orco marino, rispetto al quale tuttavia l’Orchetto si rivela ancora più raro.

Canto

Durante il volo, gli individui di Orchetto marino emettono un canto fischiato, dolce e suadente, meno rauco di quello tipico di altre specie di Anatidi. Quasi un segno di “timidezza”, per una specie comunque socievole e dalle abitudini tendenzialmente gregarie.