PETTIROSSO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
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Specie protette dalla Direttiva UccelliPETTIROSSO

NOME SCIENTIFICO: Erithacus rubecola
 

“Rosso uccellino solitario”: il nome latino del Pettirosso è la definizione che più gli calza a pennello. Secondo un’antica leggenda, questo piccolo passeriforme deve la sua inconfondibile caratteristica a una goccia del sangue di Cristo che gli cadde sul petto, mentre lui cercava, impietosito, di alleviarne le sofferenze strappandogli le spine dalla corona. Ardore e decisione caratterizzano l’Erithacus rubecola che, a dispetto delle sue dimensioni, sa bene come farsi rispettare: combattivo e orgoglioso, nel proprio territorio non ammette altri pettirossi, che vengono scacciati in malo modo. Solo con la propria compagna si rivela dolce e affettuoso: la corteggia offrendole cibo e dividendo con lei il territorio così gelosamente custodito…

Prospettive

Il Pettirosso sembra al momento tra le specie meno colpite dai cambiamenti dell’ambiente in atto in Italia, dal momento che mostra una grande capacità di adattamento. La specie è inoltre avvantaggiata dall’aumento della superficie del bosco, potendo occupare aree di foresta anche giovani, seppur con densità spesso inferiori rispetto a foreste costituite da piante più mature.

Limitazione ulteriore dell’attività venatoria e un contrasto severo al bracconaggio sono azioni che potrebbero valere un miglioramento anche consistente nelle condizioni di salute del Pettirosso. Questo in particolare nelle aree del Paese dove la pratica illegale dell’uccellagione risulta ancora diffusa e socialmente tollerata.

La corretta gestione dell’habitat riproduttivo si presenta poi come condizione fondamentale per garantire la stabilità delle popolazioni. Al momento, la specie è relativamente ben studiata nel nostro Paese, con particolare riguardo al contingente svernante. Sarebbe comunque opportuno studiarne più nel dettaglio biologia riproduttiva e dinamica di popolazione.

Considerando i valori di densità riportati per diverse aree italiane, si può proporre per la specie un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) articolato su due livelli: a scala locale, 6 coppie per 10 ettari, fino 14 coppie per 10 ettari in contesti particolarmente idonei, come ad esempio boschi umidi; a scala di comprensorio e su aree solo in parte idonee appare invece sufficiente, per assicurare buone probabilità di persistenza alla specie nel medio-lungo periodo, una densità pari a 10 coppie territoriali per km2 .