TARABUSINO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliTARABUSINO

NOME SCIENTIFICO: Ixobrychus minutus
 

A differenza delle altre specie di aironi, il Tarabusino non ama costruire il nido troppo vicino a quello dei propri simili. Anche lungo il corso del Po, dove la specie risulta più abbondante, i nidi sono ben distanziati, e ben difesi dai “maschi territoriali”. Falcidiata dalla siccità nella lontana Africa, dove la specie è solita svernare, la popolazione nazionale di Tarabusino è in relativa difficoltà anche in Italia, dove è presente, oltre che lungo il “Grande Fiume”, in numerosi altri siti riproduttivi che vanno dagli stessi affluenti del Po fino all’Arno, al Tevere e alle paludi costiere dell’Italia peninsulare e insulare…

Minacce

La presenza di canneti appare fondamentale per il ciclo riproduttivo del Tarabusino. Nonostante una buona adattabilità anche a zone umide di modesta estensione o artificiali il Tarabusino esige sufficiente presenza di vegetazione acquatica, alternata a porzioni anche ristrette di acqua aperta.

Non solo pesci, ma anche anfibi e insetti fanno parte della sua tipica dieta, dunque piuttosto varia. Per questo la specie può occupare anche aree relativamente ridotte, purché abbastanza ricche di vita e in cui siano disponibili canneti idonei – specialmente Phragmites – in cui costruire il nido. Particolarmente apprezzata dalla specie è anche la presenza di altra vegetazione galleggiante, come lamineti (Nymphaea alba, Nuphar luteum ) e Trapa natans .

La prima minaccia per la specie – responsabile del declino conosciuto in vaste zone della Lombardia e del Piemonte, specialmente le aree risicole – è costituita dalla pressione antropica a cui sono sottoposti gli habitat di nidificazione. In particolare, a minacciare la specie è l’eliminazione di quelle aree marginali quali canneti e altra vegetazione palustre spontanea, che rappresentano una condizione irrinunciabile per la costruzione del nido.

Il Tarabusino ha poi risentito negativamente, oltre che delle operazioni di bonifica effettuate in epoca storica – a cui si è accompagnata e ancora si accompagna la distruzione della vegetazione ripariale di fiumi e laghi – delle opere di regimazione dei corsi d’acqua, con conseguente scomparsa (o forte diminuzione) della fascia di vegetazione igrofila presente sulle sponde e nelle zone periodicamente invase dall’acqua durante le piene. L’elevata antropizzazione delle aree di presenza – specialmente nel nord Italia – e interventi di sistemazione degli argini non sempre attenti alle esigenze ecologiche di questa ed altre specie legate alle zone umide, potrebbero avere un impatto molto negativo sulle popolazioni di Tarabusino, già fortemente colpite in epoca storica dalle grandi bonifiche che hanno ridotto ai minimi termini la disponibilità di aree umide nel nostro Paese.