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Cosa è cambiato

Molte, moltissime cose sono cambiate nel classico panorama costiero dell’Italia centrale e meridionale. Il cemento ha preso il posto di vaste zone prima interamente occupate dalla macchia. Sempre più spesso gli incendi dolosi devastano queste aree, come mostrano le cronache estive. Eppure, gli uccelli resistono in quei pochi habitat rimasti intatti, pur sottoposti, ancora oggi, a diversi tipi di minacce di origine antropica.

In realtà, sotto la categoria “ambienti misti mediterranei” si nasconde una vasta gamma di paesaggi, anche molto diversificati tra loro. L’idea di raggrupparli in una tipologia unica si fonda, scientificamente, sulla tipica caratterizzazione mediterranea delle specie che li abitano, nonché su alcune delle problematiche, piuttosto simili, che affliggono questi habitat.

Anzitutto gli incendi, vera e propria piaga che sottrae ogni anno centinaia di ettari di macchia. Quindi il bracconaggio, particolarmente diffuso in aree che ospitano alcune tra le specie più rare del nostro Paese, dal Capovaccaio alla Pernice Sarda, dall’Aquila del Bonelli al Biancone. Terzo, ma non per importanza, l’urbanizzazione diffusa, che ha messo sotto pressione diretta anche gli habitat rimasti, in linea di principio, idonei.

Tra questi, si possono annoverare pinete costiere, leccete, macchia e gariga mediterranee, coltivi di vario genere, pascoli aridi, ecc. Nella gran parte dei casi, i siti inclusi in questa tipologia ambientale sono caratterizzati da paesaggi a mosaico, composti da vari ambienti, inframmezzati gli uni agli altri e spesso profondamente modellati dalle attività umane e sottoposti a elevatissima pressione antropica.