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Cosa è cambiato

Gli ambienti “steppici” italiani sono costituiti da paesaggi seminaturali aridi, caratterizzati dal predominio della vegetazione erbacea. Ambienti seminaturali, appunto, in quanto plasmati nei secoli dall’esercizio del pascolo, prevalentemente ovino.

Come è facile immaginare, si tratta di una delle tipologie ambientali maggiormente minacciate a livello nazionale, e anche, più in generale, europeo. L’agricoltura intensiva è andata molto al di là dei limoni e delle arance mature osservate da Goethe durante il suo viaggio: a volte abbandonata, l’agricoltura si è più spesso trasformata in intensiva, rendendo inospitali intere porzioni di habitat un tempo idonee.

Quindi l’urbanizzazione, che ha messo sotto scacco intere aree dell’Italia meridionale e non solo. Senza dimenticare le opere di rimboschimento artificiale, non sempre, nei passati decenni, condotte tenendo conto delle esigenze ecologiche delle specie che per secoli avevano completato con successo il proprio ciclo riproduttivo in questi ambienti aperti e non boschivi. Infine, la distruzione diretta con la frammentazione dello scheletro roccioso affiorante con enormi macchine “distruggi steppa”.

In Italia, gli ambienti steppici sono concentrati nelle aree mediterranee del meridione d’Italia. Anzitutto le due Isole maggiori, ma anche Puglia, Lazio e – molto più a nord – si può trovare in Friuli un ambiente per molti aspetti riconducibile a questa tipologia, ossia i “Magredi”.