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Gli effetti sugli uccelli

Specie caratteristiche degli ambienti steppici sono il Grillaio (Falco naumanni ), l’Albanella minore (Circus pygargus ), il Biancone (Circaetus gallicus ), il Capovaccaio (Neophron percnopterus ), la Gallina prataiola (Tetrax tetrax ), l’Occhione (Burhinus oedicnemus ), la Pernice di mare (Glareola pratincola ), i Limicoli svernanti (Charadriiformes ), la Ghiandaia marina (Coracias garrulus ), la Calandra (Melanocorypha calandra ), la Calandrella (Calandrella brachydactyla ), la Cappellaccia (Galerida cristata ), il Calandro (Anthus campestris ), l’Averla capirossa (Lanius senator ), l’Averla cenerina (Lanius minor ), la Monachella (Oenanthe hispanica ).

A decretare la sopravvivenza di molte delle specie sopra elencate è, nel caso degli ambienti steppici, la persistenza dell’habitat stesso. Minacciato in tutta Italia, ridotto e degradato nell’intera Europa, l’habitat “steppico” è stato talmente compromesso da provocare il declino di molte delle popolazioni di uccelli che qui trovavano un ambiente in linea con le rispettive esigenze ecologiche.

L’Italia ha una grande responsabilità nella salvaguardia di questo tipo di ambienti, precondizione necessaria per la tutela di specie massimamente rilevanti dal punto di vista conservazionistico. Come il Grillaio, una specie globalmente minacciata di cui l’Italia ospita molto probabilmente la seconda popolazione mondiale per dimensione.

Quindi la Gallina prataiola, un tempo comune nei coltivi estensivi e nelle praterie steppiche e oggi confinata ad aree ristrettissime: la Sardegna, ad esempio, che per questa specie rappresenta uno degli ultimi baluardi europei. Mentre il bracconaggio continua ad imperversare in molte delle aree qui considerate – a cominciare dalla stessa Sardegna – con effetti ulteriormente deleteri sulle specie già alle prese con un habitat ridotto e degradato.