BECCACCIA
NOME SCIENTIFICO: Scolopax rusticolaVermi e lombrichi sono alla base della dieta della Beccaccia, Udito e odorato molto sviluppati, e soprattutto il lungo becco, grazie al quale può raggiungere le proprie prede direttamente nel sottosuolo sono le peculiarità di questa specie, che non disdegna anche insetti tra cui mosche, grilli, ragni, coleotteri. Gli studiosi hanno osservato come la Beccaccia inghiotta con regolarità, per agevolare la digestione, anche piccoli sassi o sabbia. Purtroppo, è sempre più raro vederla becchettare nel sottobosco, dove talvolta finisce preda di rapaci ma, soprattutto, dell’uomo: stime recenti riportano almeno 3-4 milioni di individui abbattuti in Europa, e specialmente in Francia, Grecia e Italia dove la caccia alla Beccaccia è tuttora consentita dalla legge...
Ordine: Charadriiformes Famiglia: Scolopacidae
Il continente europeo ospita, a livello complessivo, quasi i tre quarti della popolazione continentale della specie, presente tuttavia, alle nostre latitudini, quasi esclusivamente come migratrice e svernante regolare. Particolarmente vasto, l’areale di nidificazione solo eccezionalmente comprende infatti le Alpi e gli Appennini. Oltre al Mediterraneo, la Beccaccia predilige, come quartieri di svernamento, l’Europa occidentale e il Medio Oriente, solo raramente l’Africa settentrionale.
La Beccaccia misura fino a 34 centimetri di lunghezza, per 300 grammi di peso. Ha una colorazione mimetica, marrone variamente barrato di nero e bianco giallastro. Il maschio è meno massiccio e presenta colori lievemente più accesi della femmina. Il becco è lungo dai 6 agli 8 centimetri, robusto e arrotondato all’estremità. Particolarità della specie, sono le cavità auricolari, situate non dietro agli occhi, ma sotto e un po’ avanzate rispetto ad essi. Grazie alla peculiare collocazione degli occhi, molto arretrati rispetto alla testa rotonda, la Beccaccia può contare su un campo visivo di quasi 360 gradi, caratteristica che va di pari passo con un udito particolarmente sviluppato.
Di giorno, la Beccaccia non esce mai allo scoperto: solo al crepuscolo entra in azione, cominciando a frugare tra le foglie alla ricerca di cibo. In Italia si trova durante tutta la stagione fredda, tra ottobre e marzo, nelle aree boschive. Proprio il sottobosco rappresenta la principale fonte di sostentamento per questa specie, che cattura vermi e larve, grazie al lungo e robusto becco, direttamente al suolo.
Di solito, la specie nidifica nei boschi silenziosi e solitari, specialmente nelle radure cosparse di cespugli isolati, scavando nel terreno una piccola conca che riveste con pochi steli secchi e muschio. Il nido viene realizzato per terra in depressioni del terreno e imbottito con foglie secche, rametti, fili d’erba. La femmina depone in media 4 uova, che cova per circa tre settimane. Solo dopo la schiusa anche il maschio si prenderà cura dei pulcini.
L’inanellamento della Beccaccia richiede tecniche del tutto particolari: l’unico progetto italiano in questo senso si è svolto nella Tenuta Presidenziale di Castelporziano, a Roma. Vasta risulta l’area di origine degli uccelli inanellati segnalati in Italia, abbracciando la massima parte dell’Europa ed estendendosi, a est, fino a raggiungere il massimo di segnalazioni relative a soggetti marcati in Russia e in Finlandia. Le distanze percorse variano ampiamente, con una concentrazione di casi compresi tra i 2.000-2.500 km e massimi superiori ai 3.000 km. La distribuzione delle ricatture italiane all’estero comprende da un lato la Francia mediterranea, dall’altro sia aree Balcaniche che baltiche e della Russia centrale.
Specie poco conosciuta, e per la quale si hanno informazioni per lo più puntiformi e generalmente relative a situazioni locali, la Beccaccia è localizzata come nidificante nel settore prealpino e alpino, fino a 1.500 metri, dove frequenta boschi di latifoglie o a conifere con sottoboschi diversificati umidi. I casi di nidificazione più regolari sono stati accertanti in Val Camonica, tra i 600 e i 1.300 metri di quota.
Particolarmente pressante, in termini conservazionistici, appare l’esigenza di avviare studi più approfonditi ed estesi su ecologia e biologia riproduttiva della specie, in particolare nelle aree di presenza delle popolazioni più importanti (Alpi, Prealpi e Appennino settentrionale). I dati a disposizione non rendono infatti possibile la formulazione di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per la specie.
Per migliorare le prospettive della Beccaccia è comunque fondamentale conservare i siti di sosta e svernamento, in particolare quelli costieri, preservandoli da un eccessivo disturbo antropico. Il prelievo venatorio sulla specie in Italia, poi, risulta compatibile con l’inizio della migrazione prenuziale, ma non con quella post-riproduttiva.
Soprattutto, l’attuale pressione venatoria non risulta compatibile né con lo stato di conservazione della popolazione europea, che risulta in declino, né con il trend nazionale, in gran parte sconosciuto. Per questo il prelievo venatorio sulla specie in Italia – permesso dalla terza domenica di settembre al 31 dicembre – non viene ritenuto compatibile con l’attuale stato di salute delle popolazioni europee e nazionali e si ritiene necessaria l’eliminazione della Beccaccia dall’elenco delle specie cacciabili.
Localizzata e scarsa in Italia come nidificante, la specie è presente in modo estremamente frammentato, ad eccezione di Alpi, Prealpi e Appennino settentrionale dove le presenze censite si mostrano più regolari.
In Piemonte e Valle d’Aosta, ad esempio, erano stimate 10-30 coppie tra il 1980 e il 2000; sono stati poi accertati diversi casi di nidificazione – se pure sporadica – in boschi costieri di Toscana, Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia. Tra gli anni ’70 e ’80 la specie era presente in Lombardia – provincia di Brescia – e Veneto, nel Veronese. Dati più recenti evidenziano in queste aree un generale decremento.
La Beccaccia nidifica in coppie isolate, preferibilmente in boschi di conifere o latifoglie di montagna e collina, ricchi di folto sottobosco cespuglioso e radure erbose. L’integrità degli habitat soprattutto trofici è un fattore chiave per la conservazione delle popolazioni svernanti, probabilmente più significative in Italia rispetto a quelle nidificanti.
Contaminazione radioattiva e da metalli pesanti e l’eccessiva pressione venatoria (600.000-1.500.000 individui abbattuti per stagione negli anni ’80 e più recentemente circa 500.000 abbattimenti annui), così come uccisioni illegali possono essere considerate le principali minacce per la specie. Sul successo riproduttivo esistono pochi dati per l’Italia: viene genericamente riportato un tasso di perdita pari al 55% delle covate.
La Beccaccia viene valutata in declino in tutto il continente europeo, e in particolare nei Paesi dell’Unione a 27, dove la popolazione nidificante è stimata in oltre 460.000 coppie, corrispondenti al 25% della popolazione europea complessiva e a una frazione compresa tra il 50% ed il 74% della popolazione globale della specie.
La popolazione italiana veniva stimata in 50-150 nidiate tra il 1990 e il 2000, in decremento, e in 80-100 coppie nel 2004. Per quanto riguarda il contingente svernante, la specie è stata osservata in un totale di 35 siti, con massimi di presenza di soli 6 individui.
Le abitudini elusive rendono tuttavia difficile ottenere dati significativi sulla sua presenza nel nostro Paese, mentre quelli raccolti non appaiono indicativi di alcuna tendenza della popolazione e possono solo fornire indicazioni di massima sulla distribuzione. In ogni caso, la popolazione nidificante italiana rappresenta meno dell’1% della popolazione dell’Unione europea e della popolazione nidificante continentale complessiva.
Anche con riferimento al contingente svernante, vanno sottolineate le difficoltà connesse all’esatta individuazione della specie utilizzando metodi tradizionali. Per questi motivi, le osservazioni effettuate possono considerarsi casuali e non indicative di un trend complessivo, nonostante il marcato aumento dei soggetti censiti.
La Beccaccia è considerata specie in pericolo nella Lista Rossa Nazionale, a causa della distribuzione frammentata. Risulta, tuttavia, specie cacciabile in Italia ai sensi della legislazione venatoria (157/92).
Lo stato di conservazione non appare favorevole sia in Europa, nella quale la specie viene considerata in declino, sia nelle regioni di svernamento, fra cui l’Italia. A un quadro generale estremamente critico per la specie si aggiunge la mancanza di informazioni approfondite sulla popolazione italiana, dove i trend sono poco conosciuti e le informazioni raccolte frammentarie e relative a situazioni locali.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | Stabile o in leggera contrazione | Sconosciuto |
Popolazione | Recente tendenza alla diminuzione, ma complessivamente poco conosciuta | Sconosciuto |
Habitat della specie | Sconosciuto | Sconosciuto |
Complessivo | Sconosciuto |
*Variazione della popolazione negli anni
Socievole e particolarmente tollerante verso altri soggetti della sua specie, la Beccaccia presenta due tipi di richiami, tra loro nettamente distinti. Uno, il tipico canto nuziale, che suona all’orecchio come un “cruà”, o “quorr”, tipico dei maschi durante le esibizioni riproduttive; suoni dolci e sommessi che virano invece in un sonoro “cia-cia-ciak” quando la Beccaccia avverte l’avvicinarsi di un pericolo.