CAPOVACCAIO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliCAPOVACCAIO

NOME SCIENTIFICO: Neophron percnopterus
 

Il Capovaccaio predilige gli ambienti aperti, ideali per procurarsi il cibo. Come tutti gli avvoltoi, il Capovaccaio si nutre di carogne, svolgendo l’importante funzione ecologica di “spazzino”. Non è sicuramente un animale noto per la sua bellezza, ma certo non si può negare la sua utilità…

Prospettive

Tra le varie spiegazioni di un così rapido e inarrestabile declino della specie, è da rilevare la particolare delicatezza del periodo riproduttivo. Non sono rari infatti i casi di coppie in Italia che anche per due o tre anni non sono state in grado di allevare nessun giovane, mentre nei casi più fortunati il successo riproduttivo si è limitato a due individui l’anno. Colpa anche dell’isolamento genetico della popolazione oggi vivente in Italia, con individui che probabilmente dovrebbero essere tendenzialmente “anziani” e con un pool genico isolato rispetto alle altre popolazioni, con inevitabile decremento del successo riproduttivo.

Determinante, di conseguenza, proteggere i siti residui di nidificazione da ogni possibile fattore di disturbo, naturalmente il bracconaggio – particolarmente impattante durante la fase di migrazione – ma anche il disturbo arrecato da turisti o sportivi, fino anche a semplici “curiosi” armati di macchina fotografica. Il bassissimo successo riproduttivo appare il principale fattore di minaccia che attualmente pesa sulla sparuta popolazione italiana di Capovaccaio, anche se non bisogna dimenticare la progressiva riduzione della disponibilità di cibo conseguente alla dismissione di molte delle attività agro-pastorali che fino agli anni Cinquanta avevano rappresentato una fonte di sostentamento importante per la popolazione di Capovaccaio nel nostro Paese.

Naturalmente, in termini di conservazione della specie, è fondamentale proteggere la totalità dei siti riproduttivi in Italia, e in particolare l’IBA 215 “Monti Sicani, Rocca Busambra e Bosco della Ficuzza”, in cui vivono ben 5 delle 7 coppie censite in Italia. Altre misure importanti possono essere rappresentate dalla creazione di siti di alimentazione artificiali – i cosiddetti “carnai” – una pratica che si è dimostrata efficace nella ripresa della popolazione francese della Provenza. Infine proteggere adeguatamente i siti riproduttivi, anche con l’ausilio di volontari, limitare la diffusione dell’agricoltura intensiva nell’habitat del Capovaccaio, nonché porre un freno all’eccessiva proliferazione di pale eoliche nelle zone circostanti le aree protette e in particolare quelle dei monti Sicani.

Solo aumentando il successo riproduttivo delle coppie rimaste, infatti, il Capovaccaio “italiano” potrà essere salvato dalla completa estinzione: che avverrebbe con una probabilità superiore al 90% nei prossimi 100 anni considerando la popolazione attuale e gli attuali tassi di successo riproduttivo. Il target di sopravvivenza a breve-medio termine può essere fissato a 13 coppie con un successo riproduttivo del 78% e un tasso d’involo pari a 1,4 individui per coppia. Se non si riesce a invertire la tendenza – anche attraverso reintroduzioni mirate – e a raggiungere il prima possibile questo obiettivo intermedio (comunque ancora lontano dalla minima popolazione vitale sufficiente per garantire un’elevata probabilità di sopravvivenza nel lungo periodo) la specie in Italia è quasi certamente destinata a scomparire.