CAPPELLACCIA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliCAPPELLACCIA

NOME SCIENTIFICO: Galerida cristata
 

Un simpatico ciuffo di penne sempre dritte sulla testa è il tratto distintivo della Cappellaccia, alaudide molto simile all’Allodola, anche se più difficile da osservare nel nord Italia. Abile a mimetizzatisi sul terreno grazie al colore bruno chiaro, quando è spaventata resta immobile fino a quando non si sente al sicuro, per poi riprendere a saltellare nei campi in cerca di semi e insetti…

Minacce

Non sono ancora state del tutto chiarite le ragioni dei gravi cali demografici e delle fluttuazioni delle popolazioni di Cappellaccia, ma di certo si tratta di fenomeni che mettono a rischio la sopravvivenza della specie. Principale imputato, sia in Italia sia negli altri Paesi europei frequentati da questa specie, è l’insieme delle trasformazioni che hanno interessato le pratiche agricole negli ultimi anni, in primo luogo le colture intensive che inaridiscono progressivamente il terreno.

In generale, tra i mutamenti sfavorevoli per la Galerida cristata, vi è  l’abbandono delle pratiche agro-pastorali tradizionali è senz’altro risultato deleterio, così come la sensibile diminuzione del pascolo equino avvenuta soprattutto in Belgio, contribuendo a restringere pericolosamente l’habitat della specie, che ha necessità ecologiche molto precise. Indispensabile infatti per le cappellacce è la disponibilità di luoghi aperti, pianeggianti, asciutti e caldi. La vegetazione deve essere molto bassa e con pochissimi alberi o arbusti, possibilmente lontani l’uno dall’altro.

Per questo la Cappellaccia si è progressivamente spostata dalle aree steppiche verso ambienti resi semi-desertici dall’azione dell’uomo, come campi abbandonati, cantieri stradali, aree estrattive  o deforestate, ma anche zone ferroviarie, dintorni di porti e scali, cave, aree urbane o industriali e perfino aeroporti: in pratica tutte quelle aree dove l’antropizzazione ha creato ambienti aperti con vegetazione bassa e rada.

Ma non è solo l’intervento dell’uomo a mettere in difficoltà la Cappellaccia. Anche i predatori incidono pesantemente sulla sua sopravvivenza e sul successo riproduttivo: le uova e i pulcini finiscono spesso vittima dei roditori mentre, come è stato rilevato soprattutto nel territorio dell’ex Unione sovietica, danni significativi ai nidi sono causati dalle formiche e, in misura ancora maggiore, dal maltempo. Alla luce di questa situazione diventa vitale garantire una densità appropriata degli individui nelle aree che ospitano le popolazioni più rilevanti.