CARDELLINO
NOME SCIENTIFICO: Carduelis carduelisPiccolo e dal piumaggio inconfondibile, la leggenda vuole che prenda il nome dalla pianta del cardo, dove era facile incontrarlo per via dei semi dei quali è ghiotto. Secondo la tradizione, gli spinosi rami del cardo sono gli stessi usati dai romani per la corona di spine della crocifissione, e un’altra leggenda vuole allora che un Cardellino si fosse adoperato per estrarre appunto le spine del cardo dalla fronte di Gesù, e che si fosse ferito a sua volta sporcandosi il capo col sangue del figlio di Dio, macchia che sarebbe rimasta per sempre indelebile sulla sua livrea. Per questo il Cardellino è diventato il simbolo della passione, ed è stato rappresentato in numerose opere d’arte del passato, per esempio da Raffello Sanzio, autore de “La Madonna del Cardellino”…
Ordine: Passeriformes Famiglia: Fringillidae
Dall’aspetto inconfondibile, il Cardellino è un piccolo passeriforme lungo poco più di 10 cm, per circa 12 grammi di peso. La sua livrea è variopinta e sgargiante, con il muso rosso scarlatto, le guance bianche, la testa nera, il corpo beige, le ali nere con una striatura gialla intensa dalla punta bianca. Non ci sono differenze evidenti tra il maschio e la femmina, a parte il fatto che quest’ultima presenta tonalità relativamente più “sbiadite”. Il becco è possente e robusto, adatto a spezzare e a perforare i semi, che costituiscono la quasi totalità della sua dieta: predilige semi di cardo, cardo dei lanaioli e girasole, oltre a quelli di agrimonia, cicoria, romice, senecio, tarassaco, crespigno.
Il Cardellino è diffuso nelle zone boreali, temperate e mediterranee del Paleartico, dall’Africa del nord all’intera Europa – con l’eccezione dell’Islanda – fino all’Himalaya. Due i principali gruppi: la sottospecie nominale, Carduelis c. carduelis , ampiamente distribuita nel vecchio continente – con diverse varianti, alcuni autori ne contano ben otto – l’altra, la sottospecie caniceps , presente in Europa orientale e Asia. Sono registrati anche casi di ibridazione, anzitutto con il Verzellino ma anche con il Canarino selvatico (Serinus canaria ) dando origine alla specie ibrida chiamata comunemente “Incardellato”.
Migratore regolare e svernante, la specie è molto comune in Italia, dove preferisce vivere in aree – anche urbanizzate – con zone alberate. Non ama posarsi a terra, dove a causa delle sue caratteristiche appare goffo e poco elegante, mentre staziona spesso su rami. Quando si muove lo fa in piccoli stormi, soprattutto durante l’inverno, quando non è raro osservare gruppi di cardellini posati sui rami l’uno accanto all’altro, per combattere il freddo. Gli stormi sono talvolta “misti”: vi si possono infatti ritrovare altre specie come il Verdone o il Verzellino, con i quali condivide le aree di raccolta del cibo e può addirittura ibridarsi.
La fase riproduttiva inizia tra la primavera e l’estate: una coppia di cardellini può produrre fino a tre covate l’anno, con la femmina che depone da 2 a 7 uova maculate, che cova per circa 12 giorni. Il nido viene costruito generalmente a media altezza, alle estremità dei rami di abeti e altre conifere o su alberi da frutto. I pulcini vengono svezzati dopo circa un mese, alimentati in principio con semi immaturi e afidi per garantire il giusto apporto di proteine.
Specie piuttosto conosciuta per quanto riguarda la distribuzione, il Cardellino è scarsamente studiato per quanto riguarda ecologia e biologia riproduttiva. Mancano inoltre informazioni sufficienti relative ai principali parametri demografici.
Sulla base dei dati disponibili, si può proporre come Valore di Rifermento Favorevole (FRV) a scala locale una densità pari a 10 coppie ogni 10 ettari, e a 3 coppie per ettaro in ambienti ristretti particolarmente idonei; a scala di comprensorio, il valore che si propone è di 15 coppie per kmq, tenendo presente che in condizioni particolarmente idonee tale valore può essere ampiamente superato.
I risultati di recenti indagini a seguito di monitoraggi di medio-lungo termine a scala regionale indicano un trend di popolazione negativo per la specie, per lo meno in alcune regioni italiane. I dati, relativi a due distinte regioni biogeografiche – continentale e mediterranea – e raccolti su scala temporale lunga (1992-2007 in Lombardia) o media (2001-2005 in Umbria), trovano conferma nei risultati del progetto MITO2000, che indicano per il Cardellino nel periodo 2000-2009 una ‘diminuzione moderata’. È stato altresì rilevato come la specie durante il periodo riproduttivo non raggiunga mai, nel nostro Paese, densità particolarmente elevate (a Firenze per esempio solo raramente si superano le 10 coppie per kmq).
Il controllo delle attività illegali di cattura e detenzione può avere un riscontro particolarmente positivo su questa specie. Infatti, nonostante il ruolo limitato dell’Italia nella conservazione della popolazione nidificante europea, il nostro Paese ospita un elevatissimo numero di individui in migrazione ed è utilizzato dalle popolazioni europee – specialmente Slovenia, Croazia, Repubblica Ceca, Austria e Germania – come sito di transito e svernamento, con massimi registrati nel Nord Est (Veneto, Friuli-Venezia Giulia).
Le uova del Cardellino sono particolarmente soggette a predazione: in Germania addirittura il 75% delle covate viene razziato, in particolare da parte di Gazza e Gheppio; in Russia – e in particolare a Mosca – la Cornacchia grigia è risultata essere un predatore importante delle covate. In annate con scarsità di cibo, si registrano poi elevatissime mortalità tra i pulcini; le nidiate vanno inoltre frequentemente perse a seguito di forti venti, in quanto spesso i nidi vengono costruiti nella parte terminale dei rami.
Per la bellezza della sua livrea e per la possibilità di incrocio con altri Fringillidi, il Cardellino è una delle specie maggiormente allevate in cattività, sia in Italia sia in tutta Europa. Abitudine che sfocia a volte in pratiche illegali come la cattura dei pulcini che vengono portati via dal nido e allevati in gabbia. In Gran Bretagna, Irlanda e Belgio, la ripresa delle popolazioni di questa specie negli anni ’50 è stata attribuita proprio al declino delle attività di cattura e detenzione.
In base ai dati sugli inanellamenti, pesanti appaiono anche gli effetti della persecuzione diretta e degli abbattimenti illegali. A conferma dell’intensa pressione antropica sulla specie, i dati mostrano una sopravvivenza annua molto ridotta in ben il 70% del campione.
Oltre alle problematiche legate a cattura e abbattimenti illegali, il Cardellino negli ambienti rurali soffre della diminuzione di superfici boscate o alberate (evidenza rilevata, ad esempio, nella popolazione della pianura bresciana). Anche l’utilizzo eccessivo di antiparassitari in ambienti agricoli compromette l’esito della riproduzione. Infine, l’alta densità di Corvidi sembra incidere sul trend di popolazione, almeno a livello locale.
Lo stato di salute del Cardellino viene valutato favorevole sia a livello europeo sia nei territori dell’Europa “comunitaria”. In tutto il continente, infatti, la popolazione è risultata stabile nel ventennio 1970-1990 e in leggero incremento nel periodo 1990-2000, malgrado in quest’ultimo decennio la specie abbia dato segni di declino in alcuni Paesi, come ad esempio la Turchia.
La popolazione nidificante all’interno dell’Europa a 27 è stimata attualmente in 5.700.000-17.000.000 coppie e corrisponde al 48-59% della popolazione europea complessiva – stimata in 12.000.000-29.000.000 di coppie – e a una frazione compresa tra il 5% ed il 24% della popolazione globale della specie. La popolazione italiana è stimata a oggi in 1.000.000-2.000.000 coppie.
Pari a non più dell’1% della popolazione complessiva dell’Unione europea, il contingente italiano non rappresenta una frazione significativa della popolazione nidificante nel vecchio continente. Particolarmente elevati sono invece i numeri registrati su individui in migrazione: le segnalazioni estere in Italia iniziano già dagli anni ’30 per crescere nettamente di frequenza negli anni ’50 e raggiungere un massimo a metà degli anni ’70. Elevati indici di abbondanza si registrano in particolare nella tarda estate.
Se pure non significativa in valore assoluto, la specie in Italia è particolarmente diffusa e abbondante anche come nidificante, nonostante recenti indagini abbiano evidenziato decrementi, nel medio-lungo periodo, in aree differenti (Lombardia e Umbria), lasciando intravedere una situazione di generale sofferenza per la specie. A livello locale, la situazione appare infatti abbastanza diversificata, dalla Lombardia – 50.000 coppie, con decisa tendenza al decremento, meno 52% tra il 1992 e il 2007 – alla provincia di Biella, dove invece la specie è numerosa e in buono stato di conservazione. Più stabile in altri regioni – provincia di Parma, provincia di Lecce, ma anche in Sicilia – la specie mostra segni di sofferenza anche all’interno della bioregione mediterranea, come in Umbria, appunto. Da rilevare come, a differenza di altri Passeriformi, il declino sembra essere cominciato solo in anni recenti, segnatamente dal 2001.
Il Cardellino non è stato inserito nella Lista Rossa Nazionale. Risulta inoltre tra le specie non cacciabili ai sensi della legislazione venatoria (157/92).
I risultati delle indagini più recenti indicano un progressivo peggioramento dello stato di salute della specie, con decrementi registrati su più anni e in diverse regioni biogeografiche. Per contro, l’habitat della specie risulta in incremento, motivo per cui lo stato di conservazione della specie è ad oggi da considerarsi inadeguato in attesa di ulteriori attività di monitoraggio, su scala più vasta, che permettano di chiarire le cause di tale declino.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | Stabile | Favorevole |
Popolazione | In calo | Inadeguato |
Habitat della specie | Verosimilmente in incremento, per colonizzazione di ambienti sinantropici | Favorevole |
Complessivo | Inadeguato |
*Variazione della popolazione negli anni
Dall’armonia piacevole e intensa, il canto del Cardellino si presenta variegato, con decise e distinte “note”. Alterna infatti suoni tra loro vicini, cambiando spesso tonalità e velocizzando sempre di più il fraseggio, che spesso si chiude con un fischio. Non di rado gli individui in cattività imparano anche ad imitare il verso di altre specie.