CIGNO REALE - Uccelli da proteggere

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Specie protette dalla Direttiva UccelliCIGNO REALE

NOME SCIENTIFICO: Cygnus olor
 
Semaforo N.C.

Simbolo di eleganza e maestosità, è proprio al Cigno reale che si ispira la favola del brutto anatroccolo. Goffo e grigiastro da piccolo, da adulto diventa il grande uccello dal piumaggio completamente candido, becco rosso-arancio acceso e lungo collo arcuato che gli conferisce l’inconfondibile portamento regale. Introdotto spesso come animale da ornamento per la sua bellezza, popola specchi d’acqua di parchi e giardini, ma la maggior parte della popolazione nel Paese è localizzata tra i laghi Maggiore e di Como, il lago di Garda e la Laguna veneta…

 

Ordine: Anseriformes Famiglia: Anatidae

Uccello acquatico di grandi dimensioni, il Cigno reale (o Cigno bianco), è presente in quasi tutta l’Europa e l’Asia – esclusa l’Arabia Saudita e le regioni tropicali – e anche in Nord Africa. Abita zone umide ricche di vegetazione, paludi, laghi oppure baie tranquille di fiumi e canali, canneti: habitat a cui rimane molto legato soprattutto durante la nidificazione. Aggressivo verso le altre specie, è però facilmente addomesticabile. In Italia non è molto diffuso allo stato libero, tanto che è difficile distinguere gli esemplari selvatici da quelli domestici o introdotti dall’uomo. Le diverse popolazioni presentano differenti comportamenti migratori, quadro ulteriormente complicato dalle numerose introduzioni: se le popolazioni presenti in Italia sono in genere stanziali e molto localizzate, quelle che vivono nelle aree più settentrionali nei mesi freddi diventano gregarie e migrano in stormi verso regioni più miti, stabilendosi lungo coste riparate e specchi d’acqua dolce., In Italia ne è proibita l’attività venatoria.

I maschi e le femmine, da adulti, hanno lo stesso aspetto: piume bianche, zampe nere, becco color arancio e in parte nero, collo ricurvo, lunga coda dalla forma appuntita. Il maschio però si può distinguere da una protuberanza nera sul becco più pronunciata. I pulcini hanno piume grigio-brune, con la parte anteriore del collo bianca e becco grigio. Da adulti questi uccelli raggiungono dimensioni notevoli: fino al metro e mezzo di lunghezza e un’apertura alare che supera i 2 m e 70 centimetri nel maschio e i 2 m e 40 nella femmina, caratteristiche che ne fanno un abile volatore, anche se la fase di decollo può essere un po’ complessa. In volo tiene il collo teso e muove le ali in modo lento e armonioso, producendo un leggero sibilo provocato dall’aria che attraversa le penne remiganti. Il peso varia da 10 ai 23 kg.

È caratteristica la tecnica che il Cigno reale utilizza per procurarsi il cibo, tipica delle anatre che non si immergono. L’uccello infatti immerge nell’acqua solamente capo, collo e petto mentre il resto del corpo resta in superficie in posizione verticale. In questo modo si ciba di alghe, piante acquatiche e resti vegetali, insetti, larve, piccoli anfibi, crostacei, pesciolini, girini, ma sulla terraferma anche mais e ortaggi a foglia.

Monogami sia in cattività sia allo stato libero, alla fine dell’autunno formano le coppie che in genere restano unite per tutta la vita. Nella fase del corteggiamento, interessante per la sua spettacolarità, diventano molto aggressivi verso gli intrusi. La nidificazione avviene in piena primavera. Il nido è formato con rami secchi vicino alla riva, in un luogo ben protetto dalla vegetazione o in acqua, per essere al riparo dei predatori. La femmina depone dalle 5 alle 8 uova, che vengono covate con la collaborazione del maschio per un periodo di circa 35 giorni.

I pulcini alla nascita sanno già nuotare, ma i genitori li proteggono costantemente, a volte anche portandoli sul dorso. L’intera famiglia negli spostamenti avanza in fila indiana con la madre davanti, seguita dai pulcini, mentre il maschio chiude la fila. Trascorsi 5 o 6 mesi questo atteggiamento protettivo si interrompe perché al termine della stagione invernale la prole deve essere in grado di cavarsela da sola. Durante la stagione riproduttiva la coppia allontana dal proprio territorio i giovani nati l’estate precedente, se necessario assumendo anche un atteggiamento aggressivo. In particolare i maschi in questo periodo diventano piuttosto rissosi.

Prospettive

La presenza di Cygnus olor in Italia è legata a introduzioni a scopo ornamentale, per questo il mantenimento di condizioni idonee nei principali siti riproduttivi rappresenta la principale forma di tutela della specie. Purtroppo, la limitatezza di tali siti non gioca a favore della specie, che risulta particolarmente esposta alle azioni di disturbo da parte dell’uomo.

Molto delicata si mostra la fase di svernamento, durante la quale gli habitat idonei alla specie si restringono ulteriormente. Per questo – nonostante non sia possibile per questa specie procedere alla determinazione dell’FRV – risulta essenziale, per la conservazione del Cigno reale, identificare e tutelare i principali siti di presenza che, nonostante l’espansione dell’areale registrata in questi anni, sono tuttora identificabili con i grandi laghi prealpini.

Alla tutela di questi habitat vanno affiancate tutta una serie di misure volte a impedire le azioni di disturbo umano ai siti di svernamento e nidificazione, che talvolta sono sfociati in episodi di distruzione volontaria delle covate. Va inoltre monitorato e limitato l’impatto sulla specie di attività umane quali la pesca e la posa di infrastrutture pericolose per il Cigno reale quali i cavi aerei. Oltre, naturalmente, a limitare al massimo l’inquinamento dei siti, essendo la specie particolarmente esposta sia alle epidemie sia all’avvelenamento causato dall’ingestione di sedimenti contaminati.

Minacce

È l’uomo il principale responsabile delle oscillazioni – anche particolarmente marcate – che si sono registrate nel corso degli anni nei principali siti di presenza della specie. Una delle cause principali sono gli episodi di avvelenamento da piombo dovuto all’ingestione di pesi utilizzati per la pesca, pallini da caccia e – più in generale – sedimenti contaminati. Agli esemplari morti per avvelenamento si affiancano poi episodi di cattura accidentale nelle reti da pesca, a cui si aggiunge il rischio collegato all’ingestione di ami.

Altra minaccia per la sopravvivenza della specie è costituita dalle infrastrutture, come dimostrato dagli episodi di individui morti a causa della collisione con cavi aerei, nonché dalle azioni di disturbo umano diretto presso i pochi siti di nidificazione. In Lombardia, in particolare, sono stati segnalati episodi di distruzione volontaria delle covate, per una specie che si mostra altamente dipendente dalla presenza dell’uomo e altrettanto soggetta, per conseguenza, a fattori di disturbo o alterazione diretta dell’habitat.

Pur occupando una grande varietà di ambienti acquatici, in Europa occidentale la sua presenza è infatti strettamente legata all’azione dell’uomo. Questa evidenza costituisce di per sé un fattore di rischio rispetto alla persistenza di condizioni ecologiche idonee alla specie.

In base alle ricerche effettuate, è stata poi dimostrata una spiccata sensibilità del Cigno reale alle epidemie, con particolare riguardo all’influenza aviaria. Ulteriore fattore di rischio per la specie è costituito da eventuali perdite di greggio (oil spill) presso gli ambienti umidi in cui la specie nidifica o staziona per lo svernamento.

Stato di salute

Nel territorio dell’Unione europea il Cigno reale gode di un buono stato di salute ed è stato inserito nell’Allegato II della Direttiva uccelli. Rappresenta comunque una specie protetta dalla legge 157/92 e non stata valutata nella Lista Rossa Nazionale, né è stato redatto un Piano d’Azione Nazionale o Internazionale sulla specie. Un moderato aumento della popolazione nidificante tra il 1970 e il 1990 e l’ampia crescita di quella svernante, sono stati seguiti da un largo aumento nel corso degli anni Novanta, accompagnato da una fase di stabilità degli esemplari svernanti.

In Italia sono stimate tra le 300 e le 500 coppie e, nonostante siano in deciso aumento, rappresentano comunque una bassa percentuale (0,05%) rispetto alla popolazione dell’Unione europea, dove sono presenti tra le 68mila e le 92mila coppie. Per questo, viste anche le origini perlopiù dovute a immissioni, il peso del territorio italiano nella conservazione della specie risulta poco significativo. Rilevante invece il ruolo dell’intero territorio dell’Unione europea, dove nidifica il 77-79% della popolazione continentale (tra le 86mila e le 120mila coppie, in aumento) e una frazione tra il 25% e il 49% della popolazione globale.

Analizzando la popolazione svernante nel Paese, il Cygnus olor emerge come l’unico cigno che in Italia presenta una distribuzione relativamente ampia, anche se discontinua a sud del Po. Le maggiori concentrazioni si osservano infatti in corrispondenza delle principali aree riproduttive di acqua dolce, in particolare laghi e fiumi a corso lento a nord del Po e nelle lagune costiere dell’Adriatico settentrionale, mentre il massiccio arrivo in Puglia nel 1993 fu dovuto a individui provenienti dal Mar Nero. Il censimento effettuato nel quinquennio 1996-2000 evidenzia una media più che doppia rispetto ai cinque anni precedenti, con un massimo raggiunto nel 2000 con 2.148 individui.

Spostandosi verso il quinquennio 1998-2003, continua chiaramente la tendenza all’incremento e diffusione della popolazione svernante, in gran parte sedentaria di origine artificiale. Il picco è stato raggiunto nel 2003 con 3.255 individui censiti. Nello stesso arco di tempo, nella laguna di Venezia sono stati rilevati 976 individui, 586 nelle lagune di Caorle e valli di Bibione, 370 al lago di Garda, 186 in quello d’Iseo.

Canto

Chiamato in inglese Mute Swan (cigno muto), secondo un’antica credenza il Cigno reale non emette alcun suono fino al momento prima della sua morte, quando intona un canto dalla bellezza struggente (da cui il modo di dire “canto del cigno”). Nella realtà questa specie non è affatto muta. Non è raro udire il suo richiamo, forte, rauco e a intermittenza regolare, spesso in volo, soprattutto nella stagione dell’accoppiamento, nei pressi degli stagni e dei laghi dove si stabilisce.