FAGIANO COMUNE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie protette dalla Direttiva UccelliFAGIANO COMUNE

NOME SCIENTIFICO: Phasianus colchicus
 
Semaforo N.C.

Passeggiando ai margini dei prati, in campagna ma anche nella prima periferia urbana, non è difficile veder spuntare dall’erba alta qualche Fagiano comune, spaventato dal sopraggiungere dell’uomo o occupato a proteggere i suoi pulcini. Tra tutti i Galliformi, il Phasianus colchicus   è certamente quello con i colori più sgargianti. Si tratta di una specie timida e schiva, che ama vivere nascosta tra i cespugli. Diverso l’atteggiamento nel periodo dell’accoppiamento, quando esplode la gelosia tra i maschi, che danno il via a frequenti lotte per la conquista delle varie compagne…

 

Ordine: Galliformes

Famiglia: Phasianidae

Sebbene sia una specie originaria dell’Estremo Oriente, il Fagiano comune è presente in Europa fin dall’antichità. In passato la specie è stata introdotta nel nostro Paese, dove oggi vive allo stato selvatico, grazie soprattutto a centri di allevamento che poi liberano i giovani fagiani sul territorio a scopi venatori. Il risultato è un’ampia diffusione della specie sul territorio nazionale, tanto che è diventato difficile distinguere gli individui nati liberi da quelli nati in cattività.

I fagiani, hanno abitudini stanziali e sono soliti vagare per campi, prati e pianure fertili; difficilmente si inoltrano all’interno di foreste. In nessun caso si può dire che il Phasianus colchicus  compia veri e propri trasferimenti, soprattutto in considerazione del fatto che vola solo in caso di estrema necessità.

La femmina di Fagiano depone dalle sei alle dodici uova alla volta. Una volta nati i pulcini crescono molto velocemente: nel giro di due o tre mesi al massimo il loro sviluppo è completo, ma fino all’autunno rimangono comunque sotto la protezione dei genitori. Il maschio, che può misurare dai 66 a 89 cm, ha dimensioni maggiori della femmina, che non supera i 63 cm. Il corpo è piuttosto slanciato, con testa piccola e coda lunga, composta da sedici o diciotto penne. Le ali sono corte e arrotondate e le piume particolarmente lunghe.

Piuttosto accentuate sono le differenze tra i sessi: il maschio è più variopinto, con la parte anteriore della testa rosso acceso, il resto del capo e il collo tra il verde e il blu con un sottile collare bianco tratteggiato alla base del collo. Il resto del corpo è in gran parte marrone, tendente al beige sul petto e più scuro sulla schiena, con ampie chiazze e penne più chiare. Il piumaggio della femmina è più chiaro e discreto, con sfumature che vanno dal marrone al beige.

Prospettive

La popolazione italiana di fagiano comune sembra soggetta a variazioni a livello locale, dovute per lo più alle immissioni a scopo venatorio. In Lombardia si registra ad esempio un andamento medio annuo favorevole, che si attesta su un incremento di 11 punti percentuali a partire dal 2000-2001.

Una delle azioni da mettere in pratica per favorire la persistenza della specie è quella di pianificare una corretta gestione degli esemplari e dell’habitat, in relazione al contesto ecologico, all’andamento riproduttivo e al clima. Considerando che le popolazioni di Galliformi stanziali non possono permettersi di subire un prelievo protratto per diversi mesi l’anno e che la caccia esercita un maggiore impatto con l’avanzare della stagione fredda, sarebbe quindi ragionevole ridurre la stagione venatoria esclusivamente ai mesi di ottobre e novembre per tutte le specie di Galliformi attualmente cacciabili, estendendola eventualmente, per quanto riguarda il solo Fagiano comune, a non oltre il 31 dicembre.

Nonostante la specie sia ben studiata – in particolare per quanto riguarda i trend di popolazione – a causa del suo interesse a scopo venatorio, non risulta agevole stabilire un Valore di Riferimento Favorevole (FRV). Questo perché i valori di densità rilevati non possono prescindere dagli interventi da parte dell’uomo nella gestione delle popolazioni e relativi ambienti.

In Italia e in Europa le popolazioni di questa specie prediligono habitat tra loro diversi, che vanno dai boschi ai campi aperti. La specie ha comunque bisogno di occupare zone a quote basse e caratterizzate da inverni miti. Uno studio ha messo in evidenza l’importanza per questi soggetti di circondarsi di vegetazione in grado di offrire loro copertura e protezione, specialmente durante le annate climatiche caratterizzate da eventi estremi.

Minacce

L’attività venatoria è uno degli elementi che più condiziona l’abbondanza e il trend della popolazione di Fagiano comune. Nelle aree dove la gestione ambientale impone un mantenimento di elevate densità della specie, si trovano popolazioni numericamente abbondanti, mentre in quelle caratterizzate da una massiccia attività venatoria e da ripopolamenti non sufficienti, i fagiani risultano in diminuzione.

Non solo la caccia, ma anche l’andamento climatico è un fattore determinante per la sopravvivenza degli individui di questa specie. In Italia settentrionale, la mortalità invernale è del 23,8%, mentre da una primavera all’altra le perdite di adulti selvatici possono superare la metà degli effettivi. Tutto ciò implica un’“aspettativa di vita” per la specie non superiore ai due anni.

La conseguenza di questa situazione è che la popolazione dei fagiani si rinnova completamente ogni tre anni. Va comunque sottolineato che gli individui selvatici sopravvivono di norma più facilmente – rispetto ai soggetti da allevamento che vengono rilasciati – in condizioni climatiche difficili come quelle dettate da rigidi inverni. 

Gli stessi effetti del prelievo venatorio vengono causati dalla predazione. Ne è un esempio quello che accade in Inghilterra, dove il 60% dei fallimenti delle riproduzioni è dovuto proprio a questo fattore. I predatori più accaniti sono le volpi. Nel 30% dei casi sono loro distruggere il nido e a predare le uova e i pulcini. Ma spesso risultano particolarmente attivi, in qualità di predatori, anche gli ermellini e le cornacchie grigie e nere.

Stato di salute

Attualmente la specie è classificata come sicura nell’Unione europea, con uno stato di salute favorevole anche a livello continentale. In particolare, la popolazione di Fagiano comune in ambito comunitario è stimata tra 2,9 e 3 milioni di coppie, mentre su quella italiana non esistono dati certi; le stime fanno presumere comunque che la popolazione nazionale della specie sia inferiore al 3% di quella continentale (nell’ordine di 1.000-100mila coppie). In base alla legislazione venatoria, in Italia il Fagiano comune è specie cacciabile dalla terza settimana di settembre al 31 gennaio.

A nidificare nell’Unione europea è l’83-85% della popolazione europea e una frazione compresa tra il 5 e il 24% di quella globale. La maggior parte degli inanellamenti italiani ha portato al marcaggio di soggetti immessi in natura, a dimostrazione di una forte discontinuità all’interno della popolazione in circolazione. A confermare poi la scarsa mobilità della specie c’è il fatto che tutte le ricatture si riferiscono a brevi spostamenti, che non superano i 25 km.

Per quanto riguarda la riproduzione, in Italia il 39% dei nidi schiude regolarmente, il 33% viene predato, il 12% viene abbandonato, il 9% viene perso a causa delle attività agricole e il rimanente 7% per altre cause. In termini di nascite, la media è di 1-3,9 piccoli per femmina.

La dimensione della covata dipende molto dalle condizioni ambientali e se la media è di due giovani per ogni esemplare di femmina adulta in condizioni favorevoli (caratterizzate da una buona diversificazione delle colture), si dimezza nel caso di ambienti con ampia presenza di monocolture. Altro dato significativo è quello sulla mortalità giovanile, fenomeno che riguarda una percentuale di soggetti compresa tra il 15 e il 58,6% nelle aree a vegetazione naturale e tra il 60,8 e l’81,2% nelle aree a monocoltura.

Canto

Il verso del Fagiano comune è potente e acuto. Si può ascoltare nella stagione dell’accoppiamento, ma anche in caso di pericolo, come efficace allarme. Si leva dai prati e dai cespugli ed è riconoscibile per i due forti gridi ripetuti dopo un breve intervallo.