FAGIANO DI MONTE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliFAGIANO DI MONTE

NOME SCIENTIFICO: Tetrao tetrix
 

Simbolo, insieme alla Pernice bianca, il Fagiano di monte è un uccello inconfondibile per il suo lucente piumaggio, nonché per la forma della coda. Come altri tipi di Galliformi, anche il maschio di Fagiano di monte la utilizza per “esibirsi” di fronte alle femmine, e conquistarsi così il diritto a costruire un nido. Che peraltro abbandona molto velocemente, essendo il maschio di questa specie assolutamente poligamo…

 

Ordine: Galliformes  Famiglia: Tetraonidae 

Le zone più remote e inaccessibili delle Alpi rappresentano l’ultimo rifugio per una specie storicamente diffusa in tutto il continente, dalle Prealpi alla lontana Siberia. Particolarmente in sofferenza nella parte meridionale dell’areale di nidificazione, il Fagiano di monte ha abbandonato da tempo Pirenei e aree montuose della Grecia, mentre lo stesso contingente alpino mostra evidenti segni di sofferenza.

Dall’aspetto inconfondibile, il Fagiano di monte presenta un piumaggio particolarmente lucente, nelle varie tonalità dell’azzurro e del blu, che sfuma gradualmente nel nero pece. Bianchissime le ali e la coda, in evidente contrasto con il resto del corpo, mentre la coda stessa viene usata dal maschio per “esibirsi” di fronte alla femmina, durante la stagione degli amori.

Come per altre specie di Galliformi, il Fagiano di monte presenta un evidente “dimorfismo sessuale”, con le femmine che risultano particolarmente differenti rispetto ai maschi sia nelle tonalità cromatiche del piumaggio sia nelle dimensioni: la femmina risulta infatti molto più piccola e dal piumaggio tendenzialmente bruno. Più abile nei movimenti del “cugino” Gallo cedrone, il Fagiano di monte è piuttosto schivo.

Risulta estremamente difficoltoso osservarlo e ancora di più “sorprenderlo” nei pressi del nido, che peraltro viene costruito in luoghi abbastanza protetti, di solito rudimentali buche scavate nel terreno in cui la femmina di Fagiano di monte può deporre anche 12 uova. Un esemplare che da adulto può raggiungere anche dimensioni considerevoli, con il maschio che può misurare anche poco più di 50 cm in lunghezza per quasi 1,5 kg di peso.

Prospettive

Mediamente, ogni coppia di Fagiano di monte nidificante nel nostro Paese cova ogni anno 10-12 uova. Di queste, non più di tre arrivano alla schiusa, con un numero totale di giovani rispetto al numero totale di femmine adulte che non supera, in linea di massima, gli 1,5 o 2 giovani ogni anno. Un tasso di mortalità ancora troppo elevato unito a un indice riproduttivo particolarmente basso – per esempio in Valle d’Aosta con non oltre una femmina su tre con nidiata – hanno portato a un generale decremento della specie.

In termini di densità, si può proporre un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) pari a 10 individui ogni 100 ettari a scala di comprensorio, 20 su scala locale. Densità largamente inferiori si ritrovano sul campo, 2.2-4.1 maschi ogni 100 ettari in Valle d’Aosta, 3,6-5 in Piemonte, 0,5 in Lombardia e 1,7 in Trentino. Va meglio sulle Alpi orientali, dove la densità massima si aggira tra i 9 e gli 11 individui per 100 ettari, tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia.

Mantenere densità adeguate per la specie, limitando e possibilmente azzerando il prelievo venatorio sull’intero arco alpino è la prima indicazione utile per la conservazione del Fagiano di monte nel medio periodo. Necessario del pari monitorare lo stato di salute della specie, con particolare riferimento ai fattori in grado di influenzare mortalità e successo riproduttivo.

Purtroppo, il cattivo stato di conservazione in cui versa la specie nel nostro Paese è deducibile anche dal fatto che in corrispondenza di annate apparentemente favorevoli la popolazione di Fagiano di monte sia stata soggetta a locali – anche vistose – fluttuazioni orientate al decremento. Un’evidenza che impone di considerare più attentamente le esigenze ecologiche della specie, con particolare riguardo alla limitazione dell’eccessivo sfruttamento turistico delle aree montane unito a un sostegno alle residue attività agro-pastorali tradizionali, risorsa importante per questa specie durante la fase di alimentazione.

Minacce

Le diminuzioni consistenti registrate in particolare nella porzione occidentale delle Alpi, appaiono dovute in larga misura alle alterazioni ambientali e all’eccessivo disturbo da parte dell’uomo conseguenza dello sfruttamento turistico intensivo. Senza dimenticare l’impatto che le attività di gestione forestale o il prelievo venatorio illegale possono avere sulla specie.

In generale, l’esito della riproduzione può essere compromesso da avverse condizioni meteorologiche, oltre che da predazione ai nidi e dal disturbo da parte dell’uomo. Le alterazioni dell’habitat, il disturbo eccessivo causato dai turisti, lo sfruttamento dei boschi incompatibile con le esigenze della specie e l’eccessiva pressione venatoria hanno contribuito al generale declino delle popolazioni di Fagiano di monte presenti sulle nostre Alpi.

Trend e relative cause sono stati studiati a lungo, per esempio in Valle d’Aosta – dove il disturbo turistico unito a caccia e attività di gestione forestale intensiva hanno causato un importante declino negli anni Ottanta – e in Lombardia, dove la popolazione appare più stabile ma comunque ridotta e soggetta a evidenti fluttuazioni nel corso degli anni. Il persistere di un successo riproduttivo particolarmente basso unito a un’elevata mortalità dei pulcini sembra giocare a sfavore di una complessiva ripresa della specie.

Un fatto tanto più preoccupante se si pensa che il decremento della popolazione di Fagiano di monte registrato sulle nostre Alpi è notizia relativamente recente, e riguarda sostanzialmente gli ultimi vent’anni. Da metà anni Ottanta a fine anni Novanta la popolazione è infatti passata dalle 37.500-42.600 alle 26-32mila coppie, un decremento che al netto delle vistose fluttuazioni cicliche appare comunque superiore ai 20-25 punti percentuali.

Stato di salute

Un tempo di certo più diffuso, il Fagiano di monte è attualmente presente in un numero abbondante di coppie nidificanti nella sola porzione orientale delle Alpi, di solito ad altitudini importanti, mai inferiori ai 1.000 metri. Della popolazione europea – stimata in 2,5-3,2 milioni di coppie complessive – circa il 25% nidifica entro i confini dell’Unione europea, mentre la popolazione italiana attuale è quantificabile in circa 8-10mila coppie.

Protetta dalla Direttiva Uccelli, la specie non è stata oggetto di un Piano d’Azione Internazionale o Nazionale dedicato, pur essendo in generale declino nell’Unione europea, Italia compresa. A preoccupare particolarmente gli esperti è appunto il trend negativo che si è verificato a partire dal 1990, dopo un periodo di relativa stabilità delle popolazioni.

In base agli studi effettuati, la popolazione alpina di Fagiano di monte è soggetta a fluttuazioni cicliche, che avvengono con cadenza pressoché ventennale. Una “macrofluttuazione” evidenziata dalla fine dell’Ottocento ad oggi per diverse zone dell’arco alpino, che potrebbe essere legata, tra gli altri fattori, ad eventi meteo eccezionali, come lasciano pensare alcuni “picchi” registrati in determinati anni.

Tipicamente, il Fagiano di monte occupa ambienti di transizione tra foresta e brughiere, prati o steppe. Necessita della presenza di alberi, ma non ama nidificare nel fitto del bosco. Come per altre specie di Galliformi, il Fagiano di monte dipende strettamente dalla presenza di radure, pure se si trattasse di aree bruciate ai margini del bosco, soggette a grande rinnovamento e quindi ottimo luogo in cui procurarsi il cibo.

Semaforo

In leggero calo, in tempi recenti, e soggetta a vistose fluttuazioni cicliche, la popolazione di Fagiano di monte nel nostro Paese appare in uno stato di conservazione del tutto insoddisfacente. Una produttività bassissima unita a un alto tasso di mortalità dei pulcini sembrano giocare a sfavore di una ripresa della popolazione, particolarmente in sofferenza nella maggior parte dell’areale di nidificazione, specialmente nella sua porzione più occidentale. La tutela dei siti riproduttivi e una sostanziale messa al bando del prelievo venatorio appaiono condizioni necessarie per innescare un’inversione di tendenza, che riporti la densità delle popolazioni a livelli più prossimi al Valore di Riferimento Favorevole.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* stabile favorevole
Popolazione fluttuante; calo negli ultimi decenni cattivo
Habitat della specie localmente soggetto a degrado inadeguato
Complessivo   cattivo

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Il richiamo del Fagiano di monte, come il piumaggio, varia in modo abbastanza vistoso tra il maschio e la femmina. Quello del maschio consiste in un caratteristico “soffio”, che diventa più complesso e articolato durante la stagione degli amori, mentre durante tutto il resto dell’anno il Fagiano di monte è un uccello piuttosto taciturno…