GABBIANO CORALLINO - Uccelli da proteggere

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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliGABBIANO CORALLINO

NOME SCIENTIFICO: Larus melanocephalus
 

Era il 1978, quando il primo nido di Gabbiano corallino fece la sua comparsa nelle Valli di Comacchio, per poi espandersi nell’intero Delta del Po e – più di recente – in una piccola area a sud del Gargano. Difficile confonderlo, salvo una somiglianza stupefacente con il Gabbiano comune, da cui però si distingue per il “cappuccio” più esteso, la punta delle ali candida, e il becco leggermente più massiccio…

 

Ordine: Charadriiformes  Famiglia: Laridae

Europa centrale, Mediterraneo e Mar Nero. Queste le aree di presenza della specie, ma sono effettivamente molto poche le località in cui il Gabbiano corallino costruisce il nido. In Italia è presente come nidificante solo dal 1978, quando sono stati avvistati i primi nidi nelle Valli di Comacchio.

Successivamente la specie ha colonizzato altre aree adriatiche, per un totale di cinque siti attualmente occupati. L’intero Delta del Po, da Cervia a Porto Viro, quindi un’area più ristretta posta a sud del Gargano. Ai gabbiani corallini oramai “autoctoni” si aggiunge però ogni anno un consistente gruppo di individui migratori, provenienti dall’Est europeo, dove si trovano i siti più importanti per la specie. 

Non difficile da identificare rispetto ad altre specie di gabbiani, il Gabbiano corallino si caratterizza però per una somiglianza abbastanza stretta con il Gabbiano comune, già ampiamente diffuso nelle aree citate. Se ne differenzia per piccoli dettagli, il “cappuccio” di piume sul capo leggermente più esteso, la punta delle ali bianca, il becco un tantino più massiccio rispetto a quello della specie “sorella”.

Piuttosto rotondo e poco snello – se confrontato ad esempio con l’agile ed esile Gabbiano roseo – il Gabbiano corallino predilige lagune costiere per costruire il nido, specialmente strisce di sabbia solo occasionalmente vegetate. Più facile, naturalmente, osservarlo d’inverno, quando agli individui nidificanti si aggiunge un folto raggruppamento di migratori. Estremamente dipendente dalla disponibilità di cibo, il comportamento pelagico del Gabbiano corallino non vale a tutte le latitudini: non sono rare, anche nel nostro Paese, incursioni nell’entroterra, per raggiungere campagne e aree agricole come, nel meridione, gli oliveti.

Prospettive

Come dimostra il preoccupante scenario rilevato sul Mar Nero, anche in Italia quello del disturbo diretto alle colonie può rappresentare un fattore dirimente rispetto alla salute e alla sopravvivenza delle popolazioni di Gabbiano corallino. Pur non essendo stati condotti studi sufficientemente dettagliati sui fattori che influenzano la scelta del sito di nidificazione, e mancando del pari informazioni importanti su parametri demografici e riproduttivi, risulta evidente la necessità di proteggere i siti di presenza da ogni forma di disturbo da parte dell’uomo.

Altra azione da mettere in campo, quella di un’idonea gestione ambientale, il più possibile compatibile con le esigenze ecologiche della specie, con riguardo alla regolamentazione dei livelli idrici delle terre affioranti, habitat delicatissimi che impongono la massima cautela negli interventi, nonostante di recente questa specie abbia mostrato una plasticità ecologica notevole.

Al di là di alcuni siti storici, le colonie italiane di Gabbiano corallino restano tuttora piuttosto instabili, specialmente a causa del mutevole livello delle acque trovato nel momento della scelta del sito. La creazione di nuove “nicchie ecologiche”, conseguente a questa capacità di adattamento prima sconosciuta, lascia comunque ben sperare per il futuro del contingente nidificante, anche se, trattandosi di una specie coloniale, non risulta agevole proporre un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), anche per la mancanza di elementi di dettaglio su tasso di mortalità e successo riproduttivo.

In linea generale, è importante tutelare i siti di presenza in modo che continui l’incremento della popolazione registrato negli ultimi anni, sostenendo anche l’eventuale colonizzazione di altre aree. Tutto ciò ponendosi come minimo obiettivo quello del mantenimento delle popolazioni di Gabbiano corallino nel nostro Paese ai livelli massimi registrati negli ultimi anni.

Minacce

La concentrazione delle coppie nidificanti in pochissimi siti rende la specie altamente vulnerabile anche a singoli eventi negativi. Come per altre specie coloniali che nidificano in questo tipo di ambienti, poi, variazioni anche modeste del livello idrico nelle aree di nidificazione possono avere un forte impatto sulla disponibilità di siti adatti e sull’esito della riproduzione.

Anche l’eccessivo disturbo alle colonie può causare danni alla specie. Risulta fondamentale in questo senso la coincidenza delle principali colonie con le aree vincolate e soggette a tutela, un fatto che spiega di per sé il buon incremento registrato in questi siti. Del resto, non sono molti gli ambienti che soddisfano le esigenze ecologiche di questa specie, essendo accuratamente evitate sia i tratti con vegetazione troppo fitta, sia le aree esclusivamente sabbiose o i suoli troppo impregnati di sale.

Aree emerse con erba sparsa, magari condivise con altre specie di gabbiani, rappresentano l’habitat preferito per una specie che può compiere anche 80 km al giorno per procurarsi cibo sufficiente per nutrire i pulcini. Al di fuori della stagione riproduttiva, invece, il comportamento del Gabbiano corallino diventa maggiormente sedentario, ed è meno usuale vederlo avventurarsi lontano dalla costa.

Se il problema del disturbo alle colonie esiste anche in Italia, non si possono non rilevare le drammatiche conseguenze che il fenomeno sta avendo sul principale sito di nidificazione per la specie, ossia il Mar Nero. I censimenti parlano di una percentuale di nidificazioni fallite, a causa dell’abbandono del nido in seguito a episodi di disturbo, che oscilla tra il 52,5 e il 98%.

Stato di salute

Particolarmente protetto dalla legislazione venatoria italiana, il Gabbiano corallino è presente nel nostro Paese da poco più di trent’anni. Dalle prime coppie censite nel 1978 si è assistito a un vasto incremento negli anni Ottanta, a cui è seguita una successiva stabilizzazione. Attualmente, la popolazione italiana di Gabbiano corallino ammonta a circa 2mila coppie.

Da rilevare come una specie orientale che vanta i principali areali di presenza al di fuori dei confini dell’Ue, questa rappresenti una frazione piuttosto consistente della popolazione “comunitaria” complessiva, ad oggi stimata in circa 7.500-8.600 coppie. Una quota, quest’ultima, pari a non più del 3-6% della popolazione continentale, che potrebbe raggiungere anche le 320mila coppie.

Tutelata dalla Direttiva Uccelli e considerata “in pericolo” dalla Lista Rossa Nazionale, la popolazione di Gabbiano corallino ha conosciuto in tempi recenti un andamento abbastanza fluttuante, con particolare riguardo al contingente svernante. Considerando il periodo 1998-2003, il picco massimo di presenza è stato rilevato nel 2001, anche se gli spostamenti della specie tra entroterra e mare aperto non rendono agevole la messa a punto di statistiche attendibili.

Oltre ai siti monitorati nel Delta del Po, a far registrare una presenza di questa specie a livelli consistenti e significativi a livello internazionale è una piccola area pugliese, posta tra i laghi di Lesina e Varano. Pari all’1% della popolazione continentale complessiva, la popolazione italiana di Gabbiano corallino rappresenta per contro almeno un quarto dell’intero gruppo nidificante entro i confini dell’Ue. La popolazione svernante invece ha raggiunto i 10mila individui. Gli “arrivi” invece si registrano già a partire dalla fine di luglio, con la maggior parte degli individui inanellati e ricatturati provenienti dalla lontana Ucraina.

Piuttosto confortante l’incremento del contingente nidificante registrato negli anni Ottanta, da poco meno di una trentina di coppie nel 1978 alle oltre 2mila del 1995. Una popolazione che si è mantenuta tutto sommato stabile seccessivamente, per lo più con locali ulteriori incrementi sia in termini demografici che di areale. Non sono mancate, per contro, importanti fluttuazioni locali, mentre la popolazione svernante più abbondante si trova in Sicilia, con oltre 10mila individui censiti.

L’assenza periodica della specie da siti anche importanti è dovuta alle abitudini ecologiche piuttosto complesse che mettono in relazione l’eventuale comportamento pelagico sia alla latitudine sia a variabili locali quali le condizioni meteorologiche. In particolari periodi la specie può spingersi infatti anche per diversi chilometri nell’entroterra, alla ricerca di cibo. Il trend complessivo indica comunque un aumento nell’ordine di 12,8 punti percentuali l’anno.

Semaforo

Nei primi anni dopo la colonizzazione, la specie ha mostrato un incremento notevole, e ancora oggi la popolazione di Gabbiano corallino nel nostro Paese risulta per lo più stabile o in ulteriore lieve incremento. Non sono mancate, tuttavia, fluttuazioni anche pesanti a livello locale, dovute da un lato a eventi locali negativi quali condizioni meteorologiche anomale, dall’altro a episodi di disturbo da cui il nostro Paese non può dirsi del tutto al riparo, nonostante il fenomeno assuma proporzioni molto più devastanti su scala continentale, e specialmente nei più importanti siti di presenza posti sul Mar Nero. Anche per questo, rappresentando peraltro una frazione importantissima di quella comunitaria complessiva, la popolazione italiana di Gabbiano corallino va adeguatamente tutelata proteggendo i siti di nidificazione e mettendo in campo azioni di gestione ambientale compatibili con le esigenze della specie.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* fluttuante inadeguato
Popolazione fluttuante inadeguato
Habitat della specie apparentemente fluttuante, poco noto sconosciuto
Complessivo   inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Classico è l’eco del canto del Gabbiano, che si spande sulle spiagge e nelle paludi costiere. Difficile udirlo distinto da quello di altri gabbiani comuni, con i quali il Gabbiano corallino condivide di frequente le colonie, per spingersi poi nell’entroterra anche per decine di chilometri alla ricerca di cibo, specialmente durante la delicata fase dell’allevamento dei piccoli.