MONACHELLA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliMONACHELLA

NOME SCIENTIFICO: Oenanthe hispanica
 

Non è difficile osservarla mentre, silenziosa, fa la posta a insetti e altri invertebrati, che cattura lanciandosi in mirabolanti voli verticali da posatoi naturali, proprio come il cugino Culbianco. Le difficoltà non spaventano la piccola ma resistente Monachella: terreni nudi e selvaggi, accidentati e inospitali, costituiscono il suo habitat preferito. Ed è negli ambienti aridi e aperti, tipici di alcune aree mediterranee, che la specie vive e nidifica. Dal sole cocente sembra avere assorbito il giallo paglierino del petto e delle piume, che gonfia per difendere il proprio territorio dagli intrusi….

 

Ordine: Passeriformes  Famiglia: Turdidae

La Monachella è un piccolo passeriforme lungo circa 13 cm, presente in grande parte dell’area mediterranea. Un brillante piumaggio giallo ocra, in contrasto con una mascherina nera sulla faccia che scende fino alla gola, è prerogativa del maschio; ali nere, coda bianca punteggiata di macchie scure, interrotte solo da un punto bianco all’estremità, accomunano invece i due sessi.

La Monachella ama sostare, attenta, su posatoi naturali posti ad almeno tre metri da terra, per tuffarsi in volo e catturare le proprie prede. Insetti e altri invertebrati costituiscono la dieta principale della specie, che tuttavia non disprezza bacche e semi. I pulcini preferiscono invece larve, bruchi e coleotteri.

La specie si distribuisce in modo piuttosto ampio, tra i Paesi dell’area mediterranea ed euroasiatica: Spagna e Portogallo, aree meridionali di Italia e Francia, nord dell’Africa, le regioni centrali della penisola arabica e Medio Oriente; Penisola Balcanica, Turchia, territori circostanti al Mar Caspio, sud-ovest del Kazakhstan, Palestina, Iran e Iraq. Frequenta ambienti aperti o semi-aperti nelle fasce climatiche mediterranea e steppica; occupa di preferenza ambienti a quote basse e medio-basse, di solito non superiori ai 1.000 metri di altitudine, con alcune eccezioni nella porzione più orientale dell’areale.

La Monachella preferisce versanti collinari e montuosi ad aree pianeggianti. In generale, tutte le zone in cui si trova sono accomunate dall’essere aride, con alberi e arbusti sparsi e porzioni più o meno ampie di terreno nudo, roccioso o sabbioso. Può insediarsi anche in ambienti coltivati in modo estensivo, specialmente se alternati a zone scoperte e con presenza di cespugli sparsi e massi o aree rocciose; spesso occupa anche aree recentemente colpite da incendi.

In Italia settentrionale la Monachella occupa in prevalenza cave totalmente o parzialmente abbandonate e zone interessate da grandi frane o estesi macereti e lastroni di roccia ad esse collegati. Nel Bresciano, gli ultimi rilevamenti – effettuati tra il 2004 e il 2005 – indicano come la specie occupi cave estese a una quota compresa tra 220 e 460 metri di altitudine, caratterizzate da pareti, macereti e zone limitrofe a steppa e landa cespugliata.

Nel Lazio, sui monti della Tolfa, la Monachella sosta su comprensori aridi e poveri di vegetazione, mostrando particolare fedeltà ai siti riproduttivi. Sui Monti Lepini, le aree di nidificazione sono comprese tra 400 e 600 metri. In provincia di Frosinone, predilige zone collinari assolate ricche di rocce calcaree sui 400-700 metri; in Campania, frequenta ambienti aridi e aperti a una quota compresa tra i 300 e i 1.000 metri. In Puglia, la specie è nidificante in diverse zone sulle pendici del Gargano e lungo la strada Pedegarganica che va da S. Severo a Manfredonia, dove frequenta soprattutto cave di pietra, zone rocciose soleggiate con macchie e arbusti sparsi, muretti a secco.

Prospettive

La Monachella è ancora poco studiata sul territorio italiano, fatta eccezione per ricerche contenute in ambito locale e relative a singole e ridotte popolazioni. Mancando inoltre informazioni essenziali relative ai parametri demografici, non è possibile indicare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per la specie.

Di grande importanza, per la salute della Monachella, è senza dubbio la conservazione di elementi territoriali tipici del suo habitat: le cave totalmente o parzialmente abbandonate – che la specie predilige specialmente nell’Italia settentrionale – le zone con terreno franato, i lastroni di roccia e gli estesi macereti rappresentano ambienti particolarmente idonei alla specie, che vanno quindi preservati da interventi antropici quali ad esempio la rimozione dei massi sparsi.

Va inoltre contrastata, in queste aree, l’eventuale avanzata del bosco, che rappresenta un ambiente non adatto alle esigenze ecologiche della Monachella. Nonostante, in base ai dati disponibili, non si evidenzino differenze sostanziali nello stato di salute delle diverse popolazioni italiane della specie, una situazione particolarmente critica si riscontra infatti nelle bioregioni alpina e continentale, mentre nella bioregione mediterranea gli ambienti idonei alla specie sono tuttora relativamente abbondanti.

Mantenere condizioni idonee alla presenza e riproduzione della specie nei siti ospitanti le ultime popolazioni in Italia settentrionale e, soprattutto, nelle aree ancora occupate da popolazioni significative nelle regioni centrali e meridionali può costituire un incentivo per la ripopolazione di queste aree, fatta salva la necessità di studi più approfonditi per monitorare gli effettivi trend delle popolazioni. Potenzialmente importanti per la conservazione della specie sono anche le condizioni riscontrate durante lo svernamento in Africa e la migrazione da e verso i quartieri riproduttivi.

Minacce

Sono diversi i fattori di minaccia che pesano sulla specie e che spiegano il largo declino registrato negli ultimi decenni nel nostro Paese. Nelle aree di nidificazione, la minaccia principale è costituita dalla perdita di habitat dovuta all’incremento dell’agricoltura intensiva e alla realizzazione di progetti di irrigazione.

Altre problematiche relative all’habitat sono da collegare all’abbandono dei pascoli e delle aree agricole di tipo tradizionale in aree montane e basso montane, con il conseguente ritorno del bosco, non idoneo alle esigenze ecologiche della specie. Una situazione ulteriormente aggravata dagli interventi di gestione ambientale realizzati a margine dei coltivi, a cui la specie si era in precedenza adattata.

Un elemento di disturbo è dato dalla presenza massiccia del turismo in zone abitate o frequentate dalla specie: pratiche come l’escursionismo o l’arrampicata sportiva possono interferire negativamente sulla vita della specie, in particolare durante il periodo riproduttivo. Un ulteriore fattore di rischio deriva dai predatori: le uova e i pulcini finiscono infatti spesso preda di animali selvatici, tra cui volpe e cani inselvatichiti.

Preoccupanti sono anche i mutamenti climatici registrati nei territori di svernamento, specialmente nella fascia tropicale tra Senegal ed Etiopia: è stata in particolare la siccità che ha colpito il Sahel occidentale tra anni ’70 e ’80 ad avere costituito una grave minaccia per la specie.

Stato di salute

Attualmente la specie è classificata come in declino  nei territori dell’Unione europea, e ha uno stato di conservazione sfavorevole a anche livello continentale. Nel complesso, si è registrato un largo declino della popolazione nidificante all’interno dell’Europa “comunitaria” nel periodo compreso tra 1970 e 1990, proseguito, se pure in modo più moderato, nel decennio successivo.

La popolazione dei territori dell’Unione europea è compresa, ad oggi, tra le 570.000 e le 800.000 coppie, quella italiana tra le 1.000 e le 2.000 coppie, stabili o, localmente, in declino. Una porzione compresa tra 24 e 41% della popolazione continentale complessiva – che comprende oltre la metà della popolazione globale della specie, stimata tra 1.400.000 e 3.300.000 coppie, in leggero declino – e una frazione compresa tra il 5% e il 24% della popolazione globale della specie nidifica nell’Unione europea.

La popolazione italiana mostra segni di sofferenza, con una riduzione dell’areale di presenza nelle zone marginali o disgiunte, accompagnata tuttavia da stabilità a livello locale. Pur rappresentando una frazione trascurabile di quella continentale complessiva, la popolazione italiana è di importanza strategica per la conservazione della specie in Europa, data la posizione privilegiata del nostro Paese all’interno dell’areale.

In Italia, la sua presenza è ormai molto rara nella bioregione alpina e in quella continentale. Nei territori della provincia di Brescia erano stimate una decina di coppie negli anni ’90, già in decremento. Nel 2007, risultavano solo due coppie presenti su una trentina di cave. In provincia di Trento sono probabilmente presenti 5-6 coppie; una coppia ha recentemente nidificato sulle alture degli scogli di Genova. In Lombardia, il trend è sconosciuto, ma anche qui risultano evidenti, negli ultimi decenni, segnali di declino.

In Toscana, sono stimate 10-50 coppie, localizzate quasi esclusivamente all’Isola d’Elba. Nel Lazio, 10-20 coppie sui monti Ausoni e sui monti Aurunci; sui monti Lepini, il massimo raggiunto è di 10 coppie nidificanti negli anni ’80. In Campania, è segnalata la presenza di alcuni individui della specie sui Monti del Matese, nella zona del fiume Fortore, nell’area dei monti Marzano ed Eremita, sui monti Picentini; è più comune sui monti Alburni e sul massiccio Taburno-Camposauro. In Molise sono presenti meno di 1.000 coppie, mentre la popolazione totale è in diminuzione. In Sicilia si contano dalle 9 alle 15 coppie: i primi indizi di nidificazione regionale risalgono al periodo 1982-1983, con una successiva occupazione di nuovi siti nei settori centro-meridionali.

Protetta dalla legislazione venatoria (157/92), la Monachella non è stata oggetto di alcun Piano d’Azione nazionale o internazionale, pur essendo considerata specie “vulnerabile” nella Lista Rossa Nazionale.

Semaforo

La Monachella è presente in Italia con popolazioni ridotte e spesso in decremento. La specie mostra inoltre una certa contrazione dell’areale di presenza nelle regioni settentrionali. Se pure non del tutto note a livello complessivo, le variazioni dell’habitat riscontrate a livello locale possono avere effetti nefasti sulla persistenza della specie, a causa dell’avanzata del bosco o, in altri casi, dell’intensificazione delle pratiche agricole.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* In contrazione Inadeguato
Popolazione In calo, ridotta Cattivo
Habitat della specie In diminuzione, almeno localmente Inadeguato
Complessivo   Cattivo

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Un cinguettio argentino, squillante e ripetuto: il canto della Monachella, emesso da un alto posatoio o in volo, consiste di brevi e ruvide frasi, che spesso contengono fraseggi che ricordano i canti di altre specie.