MORIGLIONE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliMORIGLIONE

NOME SCIENTIFICO: Aythya ferina
 

Amante delle grandi zone umide, il Moriglione abita la superficie degli specchi d’acqua dolce, soprattutto quelli più profondi. Socievole e mai particolarmente intimidito dalla presenza umana, il Moriglione possiede un istinto gregario piuttosto sviluppato, che lo porta ad accettare anche la compagnia di altre specie di anatre, tra cui morette e Moretta tabaccata. Il piumaggio del maschio, dalle tinte accese e ben definite, è dominato da rosso, nero e bianco, che rendono riconoscibile la specie anche a grande distanza…

 

Ordine: Anseriformes

Famiglia: Anatidae

Anatra tuffatrice lunga una quarantina di centimetri, l’Aythya ferina si procura il cibo immergendosi completamente negli specchi d’acqua dolce aperti, profondi almeno uno o due metri, in cui può tranquillamente andare alla ricerca di cibo. Qui, infatti, ritrova piante ed erbe acquatiche, come il falasco e il quadrello, alla base della sua dieta vegetale, ma anche molluschi, piccoli crostacei, insetti, vermi, anfibi, piccoli pesci, di cui si nutre in uguale misura. Dalle forme tozze e dalla coda arrotondata, il maschio della specie può facilmente distinguersi per i suoi colori: testa e collo castano rossicci, petto e ventre neri, dorso grigio-bianco che termina con un sottocoda nero. Il becco, nero, presenta, a metà circa, una chiazza color ghiaccio. L’iride è rossa. La femmina è invece di colore bruno chiaro uniforme, con sottocoda bruno scuro.

Il Moriglione è una specie diffusa nell’intera zona euroasiatica; in tutta l’Europa centrale, dalle regioni del Lago Baikal a oriente sino alla Penisola Iberica; dall’Islanda e dalle Isole Britanniche sino all’Africa del Nord. È inoltre diffuso nel Nord America. In Italia nidifica in particolare nelle zone umide dell’Alto Adriatico e della Pianura Padana. Sceglie per la riproduzione aree sia interne sia costiere, preferibilmente d’acqua dolce ma anche salmastre. Può anche stabilirsi all’interno di bacini artificiali, purché circondati da vegetazione emergente: laghi, grandi stagni, bacini, estuari, specchi d’acqua estesi; ma evita il mare aperto.

Il nostro Paese, dove sono presenti anche popolazioni sedentarie, è interessato soprattutto dalle migrazioni: piuttosto importante è infatti la popolazione svernante e quella che sosta nel corso delle migrazioni; i periodi di massima presenza sono infatti ottobre-novembre e febbraio-marzo. Gli individui presenti sul territorio nazionale provengono da una vastissima area geografica: dalle coste dell’Andalusia al Regno Unito, dal Baltico al Mar Caspio, sino alla Russia continentale. Nidificazioni sparse si verificano poi su tutta la Penisola, con concentrazioni maggiori in Veneto ed Emilia-Romagna. Oltre ai territori italiani, inoltre, sverna prevalentemente nell’area mediterranea, nelle vicinanze del Mar Nero e in Europa centrale.

La sua stagione riproduttiva comincia in aprile, nonostante le coppie si formino già nei quartieri di svernamento. Il nido, posto sempre nelle vicinanze dell’acqua e nascosto tra la fitta vegetazione, è costruito con steli, giunchi e canne. Qui la femmina depone dalle 6 alle 12 uova, che vengono covate per circa una ventina di giorni. Dopo un paio di mesi, gli anatroccoli, sempre accuditi dalla madre, sono indipendenti. Come spesso accade con le anatre tuffatrici, si alza in volo con fatica, quasi strisciando sul pelo dell’acqua; una volta innalzatasi in aria, però, è forte e veloce. La sua specialità resta comunque il nuoto sott’acqua, dove è capace di percorrere lunghi tratti in immersione.

Prospettive

La scarsità di informazioni riguardanti i fondamentali parametri demografici impedisce il calcolo di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV). Nonostante alcune popolazioni siano presenti in Italia da oltre trent’anni, la fluttuazione demografica di cui tuttora risente la popolazione di Moriglione non permette di fissare una quantità certa di individui che compongono il contingente italiano.

La specie, proprio a causa della scarsità di coppie nidificanti, è infatti ancora poco studiata in Italia. Esistono tuttavia una serie di attività che possono incrementarne la conoscenza. In questo senso può fornire un valido aiuto l’avviamento di indagini di autoecologia e dinamica di popolazione, così come l’analisi dell’impatto dell’attività venatoria su distribuzione, abbondanza e comportamento della specie durante lo svernamento.

Considerando il suo cattivo stato di conservazione a livello nazionale e non favorevole a livello internazionale, il fatto che il Moriglione sia cacciabile è un ulteriore minaccia al suo stato di salute. Si ritiene quindi auspicabile eliminarlo dalla lista delle specie cacciabili in Italia. D’altra parte, l’Aythya ferina  per difendersi dai cacciatori ha un “asso nella manica” assai efficace, ovvero la sua capacità di immergersi e nuotare in acque molto profonde, il che ne rende più difficoltosa la cattura.

Inoltre, alcuni interventi di prevenzione e tutela dell’habitat sono da considerarsi necessari: a partire da azioni per favorire condizioni idonee alla nidificazione della specie nelle aree maggiormente frequentate, in modo da permettere l’affermarsi di popolazioni il più possibile significative, garantendo la conservazione delle principali aree di sosta e, soprattutto, di svernamento, prevenendo anche eventuali forme di disturbo da parte dell’uomo che potrebbero arrecare danno agli individui.

Minacce

In territorio europeo, la specie è sottoposta a numerose minacce, che hanno origine sia dall’intervento umano sia da cause naturali. Il primo fattore di sofferenza per il Moriglione, così come per numerose specie dell’avifauna acquatica, è la distruzione, riduzione o danneggiamento
dell’habitat nei quartieri di svernamento, in particolare dell’ecosistema acquatico.

Sotto accusa soprattutto il fenomeno dell’eutrofizzazione, ovvero un eccessivo accrescimento di piante acquatiche e alghe, che va di pari passo con un’eccessiva ricchezza di nitrati e fosfati, spesso causato dagli scarichi industriali e civili, che provocano una proliferazione di batteri e una riduzione dell’ossigeno, con conseguenze nefaste sulle specie che abitano lo specchio d’acqua interessato.

Un altro rischio in cui incorrono le popolazioni di moriglioni è legato alla contaminazione delle acque da metalli pesanti, elementi chimici ad alta densità che diventano tossici anche a concentrazioni estremamente basse e che causano vittime anche in specchi d’acqua non particolarmente estesi, come quelli frequentati dall’Aythya ferina . Tra i nemici della specie figura poi il Visone americano, che soprattutto in Polonia, preda uova e pulcini, con serie conseguenze  sulle possibilità riproduttive della specie.

A questi pericoli, già piuttosto consistenti, va ad aggiungersi l’attività venatoria. La caccia del Moriglione, nonostante il cattivo stato di conservazione e la relativa penuria di coppie, in Italia è consentita dalla legge. E dove non arrivano cacciatori e bracconieri, a portare disturbo sono le attività ricreative e turistiche nei pressi dei laghi, oltre all’estensione delle zone destinate ad attività produttive e all’urbanizzazione delle aree limitrofe a bacini di acqua.

Stato di salute

Attualmente, la specie è classificata come in declino, con stato di salute sfavorevole a livello continentale. Nei territori dell’Unione europea, i contingenti nidificante e svernante, che si sono mantenuti stabili durante il ventennio 1970-1990, nel decennio successivo hanno subito un drastico calo. La popolazione nidificante nei territori dell’Unione Europea, è stimata tra le 69mila e le 110mila coppie, con circa 440mila individui svernanti. La popolazione nidificante italiana è invece stimata tra le 300 e le 400 coppie, stabili tra 1990 e 2000. Non è stato redatto un Piano d’Azione Nazionale, né Internazionale, sulla specie. Il Moriglione è inserito negli Allegati II e III della Direttiva Uccelli, ed è considerata “specie vulnerabile” dalla Lista Rossa Nazionale. Inoltre, la legislazione venatoria italiana ne consente la caccia, contribuendo a incrementare la precarietà della salute della specie.

Anche in Italia, dunque, la popolazione nidificante di Moriglione versa in cattivo stato di conservazione. Pur non essendo significativa a livello continentale, anche l’esigua popolazione italiana ha un certo valore per la conservazione della specie. Per quanto riguarda invece la popolazione svernante, tra 1996 e 2000, il Moriglione è risultata la quarta specie tra le anatre in ordine di abbondanza. La popolazione conosciuta era aumentata fino al 1996 mostrando, negli anni successivi, un andamento fluttuante attorno a valori più bassi, con un’apparente ripresa nel 1999. I siti occupati tra 1996 e 2000 sono però diminuiti in quantità rispetto al quinquennio precedente, soprattutto per quanto riguarda gli invasi siciliani e alcuni siti lacustri dell’Italia meridionale: Lago di Pergusa, Lago Nicoletti, Lago di Capacciotti, anche se il calo non è stato così determinante da influenzare in maniera marcata le stime della popolazione svernante, circa 1.500 individui in totale.

In Italia, il contingente svernante si concentra all’interno di lagune salmastre e in acque profonde di acqua dolce. Le segnalazioni estere hanno avuto inizio nei primi anni Cinquanta. È solo da metà degli anni Settanta che si hanno nidificazioni regolari, poi progressivamente estese: le 180-295 coppie diventano 200-300 all’inizio degli anni Ottanta, raggiungendo un picco massimo alla fine del decennio, quando la popolazione è compresa tra le 200 e le 320 coppie. In Lombardia, la popolazione è quasi regolare dal 1975, ma le nidificazioni sono sporadiche nelle aree del Mantovano, del Varesotto e lungo il corso dei fiumi Adda e Ticino. Dalle 20 alle 30 coppie nidificanti sono stimate in provincia di Venezia. Alla fine degli anni Ottanta circa dieci coppie erano segnalate in Friuli-Venezia Giulia, 2-3 coppie nel Lago di Ripa Sottile nel Lazio, una coppia presso il Lago Pantano in Basilicata e una nella Laguna di Orbetello in Toscana.

Luogo particolarmente favorito è la Sardegna, dove sono calcolate tra le 50 e le 70 coppie, poi cresciute sino alle 180-220 stimate all’inizio degli anni Novanta. Tuttavia, rispetto al quadriennio 1991-1995, Oristano-Sinis e i Laghi di Lesina e Varano, le due principali aree di importanza nazionale, hanno visto un decremento dei soggetti presenti. Aree umide e costiere dell’alto Adriatico assumono importanza crescente nei mesi invernali. È incerta la situazione in Sicilia, dove la popolazione è caratterizzata da una grande instabilità: nel Lago Pergusa, tra i siti principali, si passa dalle 10 coppie del 1982 alle 19 del 1987, scese a 9 nel 1988. Nel 1993 ne sono stimate tra le 30 e le 50, ma studi più recenti riportano un massimo di 30 coppie.

Semaforo

Il Moriglione mostra un range piuttosto frammentato, una popolazione fluttuante, ma sostanzialmente stabile, e una presenza localmente irregolare. L’habitat della specie è verosimilmente stabile. Complessivamente, non è comunque possibile considerarla specie sicura nel territorio nazionale.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* Frammentato, instabile Inadeguato
Popolazione Fluttuante, ridotta e in recente calo Cattivo
Habitat della specie Probabilmente stabile Favorevole
Complessivo   Cattivo

* Variazione della popolazione negli anni 

Canto

Il canto del Moriglione non somiglia a quello che caratterizza la maggior parte degli anatidi: al contrario, è delicato e costituito da piccoli e lievi richiami ben distanziati l’uno dall’altro.