PASSERO SOLITARIO - Uccelli da proteggere

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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliPASSERO SOLITARIO

NOME SCIENTIFICO: Monticola solitarius
 

Il magnifico colore blu cobalto del suo mantello lo rende subito riconoscibile tanto al suolo, dove zampetta in gran velocità, quanto nel volo, durante il quale sorveglia zone rocciose alla ricerca di qualche prelibato insetto. A dispetto di quanto narrato nei versi di due grandi poeti, il Monticola solitarius non è affatto foriero di tristezza e solitudine: al contrario, il suo canto è dolce e melodico. Spesso dimora negli anfratti di vecchi palazzi diroccati, in piccoli e remoti paesi dell’Italia meridionale, da cui domina il territorio sottostante: ecco allora che è possibile intravedere “il Passero solitario” disegnato dalla penna di Giacomo Leopardi…

 

Ordine: Passeriformes  Famiglia: Turdidae

Lungo circa 20 centimetri, snello ed elegante, il maschio di Monticola solitarius  si riconosce grazie all’inconfondibile colore blu cobalto del corpo ad eccezione delle ali nere che diventa più brillante con l’avvicinarsi della stagione dell’accoppiamento. La femmina ha una tonalità bruno-marrone più opaca. Schivo e timido, è un uccello che passa spesso inosservato; ma in primavera si risveglia in tutta la sua vitalità. È nella stagione degli amori, infatti, che il maschio sceglie e delimita un territorio, del quale farà presto parte una compagna.

Becco lungo e sottile, zampe nere, il Passero solitario ama sostare su posatoi, naturali e artificiali, dai quali si mette in mostra cantando e osservando minuziosamente il suolo alla ricerca di qualche preda: i luoghi prediletti sono rocce a picco su strapiombi, l’angolo spiovente di un alto rudere, o ancora il grosso ramo di un albero. In mancanza di punti fermi, tuttavia, canta in volo con un caratteristico e lento movimento delle ali semichiuse, per poi planare dolcemente sul ramo di un vecchio albero. La sua dieta, estremamente varia, comprende un’eterogenea quantità di invertebrati: ragni, scarafaggi, cavallette, locuste, grilli, lombrichi, lumache e, a dispetto della sua piccola taglia, anche vertebrati dalle dimensioni contenute come gechi, serpentelli, ranocchie e topolini.

L’areale di distribuzione è molto ampio: spazia infatti dal Mediterraneo all’Africa del nord attraverso i Paesi dell’Europa meridionale fino alla penisola arabica, compresi Italia, Balcani, Grecia e Turchia; ancora, la specie è presente anche in India, Tibet e Indocina; quindi in Estremo Oriente fino a Mongolia, Cina e Giappone. Il Passero solitario si riproduce nel sud dell’Europa e nel nord ovest dell’Africa; dall’Asia centrale alla Cina settentrionale alla Malaysia; sia in zone dai climi caldi temperati e asciutti, sia mediterranei o steppici. Frequenta aree montane rocciose, caratterizzate dalla presenza di scogliere, così come strapiombi e precipizi, vallate rocciose e dirupi.

In Europa occidentale, la specie predilige le aree costiere con falesie marine o coste rocciose, valli e pareti montane, cave di pietra e grandi edifici anche diroccati, come castelli e rovine. In Italia meridionale e in altri contesti strettamente mediterranei frequenta anche luoghi abitati o comunque segnati dalla presenza dell’uomo. Qui la specie è piuttosto abbondante, soprattutto in Sicilia. In inverno, a volte scende anche presso villaggi, paesini o quote più basse. A confermarne l’adattabilità anche a contesti fortemente antropizzati è la nidificazione registrata all’interno di centri urbani di grosse dimensioni, tra cui le città di Bergamo, Genova e Roma. In campagna, la specie predilige invece le pareti scoscese, le cave di tufo vulcanico; sino a costruire nidi anche all’interno di manufatti costruiti dall’uomo e nei macchinari per la frantumazione della pietra fra polveri, rumori assordanti e operai in movimento.

Di solito, il nido del Passero solitario è costruito all’interno cavità rocciose, anfratti naturali, muri di vecchi edifici e ruderi situati nelle periferie delle città, nei palazzi a più piani in fase di costruzione; oppure cimiteri, castelli, chiese, case disabitate e monumenti; mai, tuttavia, su alberi. Sono infatti gli spazi progettati per ospitare finestre, porte e altri anfratti domestici ad attirare l’attenzione della specie in fase riproduttiva. Inizialmente costituito di una base ampia e grossolana, il nido viene man mano completato e rivestito, pazientemente, con fini e sottili radichette e fibre naturali. Condizione fondamentale è che sia posto in una zona di penombra, dove non riceva direttamente la luce del sole e la luminosità sia attenuata o addirittura assente, fino a rasentare il buio. Le uova deposte, solitamente da 3 a 5, sono di colore verde chiaro tendente all’azzurro, prive di macchie; molto simili a quelle dello Storno nero, ma di dimensioni inferiori.

Prospettive

Nonostante la grande rilevanza del nostro Paese per la sua conservazione, la specie in Italia è ancora poco studiata, salvo alcuni contributi a carattere per lo più locale. È quindi necessario, anzitutto, analizzarne più nel dettaglio esigenze ecologiche, biologia riproduttiva e dinamica di popolazione.

Sulla base dei valori di densità disponibili, è comunque possibile fissare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) pari a 3 coppie per 10 ettari su scala locale e a 15 coppie per km2  a scala di comprensorio.  Per ambienti particolarmente idonei quali coste rocciose a picco con esteso sviluppo lineare, come coste rocciose marine o lacustri, si possono ipotizzare come ideali per la specie valori pari a 2,5 maschi per km di falesia rocciosa.

Molto importante è, in ogni caso, tutelare l’habitat della specie, con particolare riferimento ai luoghi idonei alla costruzione del nido. Misure di tutela andrebbero poi previste con riferimento ai principali siti di presenza, mettendo in atto anche interventi di ripristino o risistemazione su strutture quali cave o edifici storici.

Un’ulteriore precauzione fa riferimento alla necessità di limitare il disturbo legato ad attività turistiche, in particolare l’arrampicata sportiva. Per contro, l’abitudine del passeriforme di costruire il nido in zone particolarmente impervie rappresenta una difesa piuttosto efficace contro i potenziali predatori.

Minacce

I fattori determinanti l’ecologia della specie non sono ad oggi completamente noti, e sono quindi auspicabili studi più approfonditi specialmente nelle aree dell’Italia centro-settentrionale interessate da fenomeni di declino o estinzioni locali.

Alcune popolazioni, soprattutto quelle che risiedono in Italia settentrionale, potrebbero infatti risentire negativamente di operazioni di sistemazione di cave dismesse non compatibili con le esigenze della specie, in quanto riducono o distruggono aree idonee alla nidificazione.

Le aree rupestri preferite dalla Monticola solitarius  sono inoltre tipicamente meta di un gran numero di turisti che praticano arrampicata sportiva. Il disturbo causato da questa attività va così a sommarsi al disturbo acustico causato dal turismo in genere e dalle relative strutture, con effetti nefasti sulla specie, in particolare in periodo riproduttivo.

Non trascurabile è anche la distruzione dei posatoi artificiali sui quali gli individui della specie sono soliti sostare e nidificare, come ad esempio vecchi edifici, chiese e ruderi coinvolti da programmi di ristrutturazione. Qui il pericolo riguarda non solo gli individui adulti, bensì anche i nidi, molti dei quali rischiano di andare distrutti a causa dell’avanzamento dei lavori.

Stato di salute

Attualmente classificato come specie in declino nei territori dell’Unione europea, il Passero solitario mostra uno stato di conservazione sfavorevole a anche livello continentale. Nel complesso, si registra infatti un largo declino della popolazione nidificante nell’Unione europea – oggi stimata tra le 36.000 e le 91.000 coppie – nel ventennio tra il 1970 e il 1990. Fortunatamente, il declino pare essersi arrestato nel decennio successivo, quando il trend delle popolazioni si è rivelato nel complesso stabile.

Il 30-35% della popolazione europea, pari a 120.000-260.000 coppie – stabili nell’ultimo decennio – e una frazione compresa tra il 5% e il 24% della popolazione globale della specie nidifica all’interno dei confini dell’Europa a 27.

Nonostante sia stata considerata anch’essa stabile fino a qualche anno fa, la popolazione italiana sta oggi diminuendo; una situazione accompagnata dalla contrazione dell’areale di presenza e da recenti sparizioni, soprattutto nelle regioni settentrionali. Attualmente, il contingente italiano è stimato tra le 10.000 e le 20.000 coppie, pari a circa l’8% di quella complessiva europea e a quasi un terzo di quella “comunitaria”. Per questo, l’Italia gioca un ruolo molto significativo nella conservazione della specie, che risulta protetta dalla legislazione venatoria (157/92). Tuttavia, non è inserita nella Lista Rossa Nazionale, ne è stato redatto un Piano d’Azione Nazionale o Internazionale per la sua tutela.

In Valle d’Aosta e in Piemonte, dove è presente ad altitudini comprese tra 350 e 900 metri, ne sono stimate dalle 20 alle 40 coppie, di cui circa 10 negli anni ’80 in Val d’Aosta, confermate anche alla fine degli anni ’90. In Val d’Ossola frequenta soprattutto pareti di cava del fondovalle situate tra i 250 e i 600 metri. Nella zona occidentale del Lago di Garda occupa ambienti rocciosi naturali e artificiali: coste, cave e zone con abbondanza di ruderi.

Nella provincia di Cuneo, circa 2-5 coppie sono concentrate nei territori di fondovalle alpini. In Lombardia, dove si insedia all’interno di cave di pietra e in pareti rocciose naturali tra 150 e 1.500 metri, ne sono stimate circa 50 coppie, di cui 20-40 concentrate nel territorio della provincia di Brescia, in cui occupa zone rocciose perilacustri, collinari e prealpine, sotto ai 500 metri di altitudine. Qui, sono stimate 28 coppie nel 2004-2005 in 30 cave attive o dismesse sulle colline carsiche. Dalle 45 alle 55 coppie sono state censite in Trentino-Alto Adige, delle quali 10-20 in provincia di Bolzano.

Nell’Emilia-Romagna orientale, più in particolare nei territori della provincia di Forlì-Cesena, molti siti storici sembrano essere stati abbandonati; complessivamente sono note 4 coppie, di cui 2 in ambiente roccioso naturale e 2 in ambito urbano. In Toscana, dove sono stimate dalle 100 alle 300 coppie, la popolazione è in calo, e in netto declino a Firenze e in territori limitrofi. Nelle cave di roccia delle colline pisane sono stimate dalle 15 alle 20 coppie.

Il quadro è relativamente più confortante scendendo più a sud: in provincia di Ancona, dove è ritenuta specie comune, sono stimate dalle 50 alle 100 coppie nidificanti. In Campania, è stato registrato un forte decremento dal dopoguerra ad oggi; tuttavia, nei pressi di Napoli si è invece verificato un aumento del 14,2% dei siti occupati tra il 1990 e il 1994 e tra il 2001 e il 2005. Ad oggi, la Sicilia resta comunque la zona di maggiore diffusione e presenza della specie.

Semaforo

Il Passero solitario ha mostrato negli ultimi decenni contrazione di areale e un decremento demografico nell’ordine dei 10 punti percentuali, non eccessivi su scala nazionale ma rilevanti a livello di regione biogeografia. I decrementi appaiono infatti concentrati nelle bioregioni alpina e continentale, mentre in quella mediterranea il quadro appare più favorevole .

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* Stabile ma con contrazioni locali Favorevole
Popolazione In calo Inadeguato
Habitat della specie Localmente in diminuzione Inadeguato
Complessivo   Inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Bioregione alpina e continentale
Nelle regioni settentrionali si sono registrati i cali demografici e le contrazioni di areale maggiori. Questo è probabilmente dovuto alla contrazione o al degrado dell’habitat idoneo alla costruzione del nido, come cave dismesse ed edifici storici nei centri abitati soggetti a interventi di ristrutturazione  

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* In contrazione Inadeguato
Popolazione In calo Inadeguato
Habitat della specie Localmente in diminuzione Inadeguato
Complessivo   Inadeguato

* Variazione della popolazione negli anni

Bioregione mediterranea
I principali ambienti idonei alla specie, quali coste rocciose e falesie lacustri, risultano in larga misura stabili. La popolazione di Passero solitario appare qui sostanzialmente stabile, con locali decrementi compensanti da trend positivi specie nell’Italia meridionale e insulare.   

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* Stabile Favorevole
Popolazione Probabilmente stabile nel complesso Favorevole
Habitat della specie Stabile Favorevole
Complessivo   Favorevole

* Variazione della popolazione negli anni 

Canto

Melodico e flautato, il canto del Passero solitario può essere udito lungo tutto l’arco dell’anno. Presenta una sonorità mista tra quella di un Tordo e quella di un Merlo, e viene emesso il più delle volte dai posatoi sui quali si trova appollaiato, durante una sosta o in vigile attesa di una gustosa preda.