PASSERO SOLITARIO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie protette dalla Direttiva UccelliPASSERO SOLITARIO

NOME SCIENTIFICO: Monticola solitarius
 

Il magnifico colore blu cobalto del suo mantello lo rende subito riconoscibile tanto al suolo, dove zampetta in gran velocità, quanto nel volo, durante il quale sorveglia zone rocciose alla ricerca di qualche prelibato insetto. A dispetto di quanto narrato nei versi di due grandi poeti, il Monticola solitarius non è affatto foriero di tristezza e solitudine: al contrario, il suo canto è dolce e melodico. Spesso dimora negli anfratti di vecchi palazzi diroccati, in piccoli e remoti paesi dell’Italia meridionale, da cui domina il territorio sottostante: ecco allora che è possibile intravedere “il Passero solitario” disegnato dalla penna di Giacomo Leopardi…

Stato di salute

Attualmente classificato come specie in declino nei territori dell’Unione europea, il Passero solitario mostra uno stato di conservazione sfavorevole a anche livello continentale. Nel complesso, si registra infatti un largo declino della popolazione nidificante nell’Unione europea – oggi stimata tra le 36.000 e le 91.000 coppie – nel ventennio tra il 1970 e il 1990. Fortunatamente, il declino pare essersi arrestato nel decennio successivo, quando il trend delle popolazioni si è rivelato nel complesso stabile.

Il 30-35% della popolazione europea, pari a 120.000-260.000 coppie – stabili nell’ultimo decennio – e una frazione compresa tra il 5% e il 24% della popolazione globale della specie nidifica all’interno dei confini dell’Europa a 27.

Nonostante sia stata considerata anch’essa stabile fino a qualche anno fa, la popolazione italiana sta oggi diminuendo; una situazione accompagnata dalla contrazione dell’areale di presenza e da recenti sparizioni, soprattutto nelle regioni settentrionali. Attualmente, il contingente italiano è stimato tra le 10.000 e le 20.000 coppie, pari a circa l’8% di quella complessiva europea e a quasi un terzo di quella “comunitaria”. Per questo, l’Italia gioca un ruolo molto significativo nella conservazione della specie, che risulta protetta dalla legislazione venatoria (157/92). Tuttavia, non è inserita nella Lista Rossa Nazionale, ne è stato redatto un Piano d’Azione Nazionale o Internazionale per la sua tutela.

In Valle d’Aosta e in Piemonte, dove è presente ad altitudini comprese tra 350 e 900 metri, ne sono stimate dalle 20 alle 40 coppie, di cui circa 10 negli anni ’80 in Val d’Aosta, confermate anche alla fine degli anni ’90. In Val d’Ossola frequenta soprattutto pareti di cava del fondovalle situate tra i 250 e i 600 metri. Nella zona occidentale del Lago di Garda occupa ambienti rocciosi naturali e artificiali: coste, cave e zone con abbondanza di ruderi.

Nella provincia di Cuneo, circa 2-5 coppie sono concentrate nei territori di fondovalle alpini. In Lombardia, dove si insedia all’interno di cave di pietra e in pareti rocciose naturali tra 150 e 1.500 metri, ne sono stimate circa 50 coppie, di cui 20-40 concentrate nel territorio della provincia di Brescia, in cui occupa zone rocciose perilacustri, collinari e prealpine, sotto ai 500 metri di altitudine. Qui, sono stimate 28 coppie nel 2004-2005 in 30 cave attive o dismesse sulle colline carsiche. Dalle 45 alle 55 coppie sono state censite in Trentino-Alto Adige, delle quali 10-20 in provincia di Bolzano.

Nell’Emilia-Romagna orientale, più in particolare nei territori della provincia di Forlì-Cesena, molti siti storici sembrano essere stati abbandonati; complessivamente sono note 4 coppie, di cui 2 in ambiente roccioso naturale e 2 in ambito urbano. In Toscana, dove sono stimate dalle 100 alle 300 coppie, la popolazione è in calo, e in netto declino a Firenze e in territori limitrofi. Nelle cave di roccia delle colline pisane sono stimate dalle 15 alle 20 coppie.

Il quadro è relativamente più confortante scendendo più a sud: in provincia di Ancona, dove è ritenuta specie comune, sono stimate dalle 50 alle 100 coppie nidificanti. In Campania, è stato registrato un forte decremento dal dopoguerra ad oggi; tuttavia, nei pressi di Napoli si è invece verificato un aumento del 14,2% dei siti occupati tra il 1990 e il 1994 e tra il 2001 e il 2005. Ad oggi, la Sicilia resta comunque la zona di maggiore diffusione e presenza della specie.