PICCHIO ROSSO MAGGIORE
NOME SCIENTIFICO: Dendrocopos majorÈ una specie solitaria. Il periodo migliore per osservarla è febbraio-marzo, quando, alla vigilia della fase riproduttiva, inizia a mostrare un comportamento “territoriale”, difendendo vivacemente la propria porzione di foresta. Si può facilmente osservare, allora, mentre tamburella con il becco sui tronchi o sui rami cavi per delimitare il territorio. Il volo è tipicamente molto ondulato. Cattura le proprie prede – soprattutto insetti – infilando la lunga lingua nelle gallerie scavate nel legno con il becco. In autunno la sua dieta è composta anche di semi e frutti, quali bacche e ghiande, che accumula nel nido. Non stupisce che, quando nel febbraio del 2005 lo scienziato canadese Louis Lefevre ha presentato un metodo per misurare il quoziente intellettivo degli uccelli, in termini di “strategie alimentari” il Picchio sia stato classificato come una delle specie più intelligenti…
Ordine: Piciformes Famiglia: Picidae
Specie di dimensioni medio-piccole, non supera di solito i 21-26 centimetri di lunghezza, per un’apertura alare di 42-43 centimetri e 60-90 grammi di peso. I due sessi presentano una livrea molto simile, bianca e nera con sottocoda rosso. Il maschio si differenzia tuttavia per l’evidente macchia rossa presente sulla nuca. Anche i giovani sono facilmente riconoscibili grazie all’intera sommità del capo colorata di rosso. Il becco è nero, appuntito e ben robusto e le zampe sono conformate per agevolare la progressione su tronchi verticali, che il Picchio rosso maggiore risale a saltelli, aggrappandosi con le forti zampe e aiutandosi con la coda, molto robusta.
Particolarmente ampio l’areale di presenza della specie, che si estende dall’Africa nord-occidentale a buona parte dell’Eurasia. Ben 14 sottospecie sono riconosciute nel Paleartico occidentale, 7-11 in Asia. Tendenzialmente sedentario alle nostre latitudini – ove è presente la sottospecie Dendrocopos m. italiae – mostra invece comportamenti migratori o invasivi in tutto il nord Europa. Oltre alla sottospecie italiae , diffusa anche in parte della Slovenia, nel nostro Paese si ritrova la sottospecie Dendrocopos m. harteti , diffusa in Sardegna e Corsica.
Piuttosto adattabile, il Picchio rosso maggiore è presente nei boschi sia di conifere sia di latifoglie, nelle campagne alberate e perfino nei parchi cittadini. Prevalentemente insettivoro, può integrare la propria dieta con pinoli e frutta, specialmente al di fuori del periodo riproduttivo. Di solito, individua gli insetti e le larve che vivono sotto la corteccia dell’albero dal rumore che emettono mentre rodono il legno, allorquando, grazie al robusto becco, buca il legno e con la lingua retrattile cattura l’insetto.
Dopo il lungo rituale di corteggiamento – che inizia già a febbraio con l’insistente “tambureggiare” del maschio sui tronchi per delimitare il territorio e attirare l’attenzione della compagna – la coppia nidifica in cavità scavate nel tronco o in rami particolarmente robusti. Dal diametro d’ingresso non è superiore ai 5 centimetri, viene scavato a circa una decina di metri d’altezza. La femmina vi depone 4-6 uova, per una sola covata l’anno, che vengono covate per circa due settimane. Occasionalmente la specie può depredare uova o pulcini da altri nidi, che spezzetta e disossa accuratamente.
La specie è ampiamente studiata in Italia per quanto riguarda distribuzione, ecologia e spettro alimentare. Lacune conoscitive persistono tuttavia su ampi comprensori meridionali. A livello nazionale, mancano in ogni caso dati quantitativi sul successo riproduttivo e altri parametri riproduttivi.
Sulla base dei dati disponibili, per gli ambienti forestali più idonei e continui – quali boschi maturi di latifoglie, saliceti ripariali e pioppeti maturi in aree golenali – si può proporre, come Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per il nostro Paese, una densità riproduttiva pari a 5 coppie per kmq a scala di comprensorio. A scala locale, tale valore può essere fissato a 2 coppie per 10 ettari.
In contesti particolarmente favorevoli alla specie – per esempio nelle foreste più mature con buona disponibilità di piante cave o marcescenti – la densità può anche superare ampiamente tali valori. Un FRV più basso, e pari a 0,5 coppie per kmq a scala di comprensorio, può invece essere proposto per agrosistemi planiziali, boschetti e filari dispersi nella matrice agricola, peccete pure e boschi situati sopra i 1.500 metri di quota.
La promozione di strategie selvicolturali che prevedano il rilascio di almeno un numero significativo di vecchie piante, anche nei pioppeti industriali, nonché il mantenimento di tutte le piante cavitate possono favorire notevolmente la specie. Il Picchio rosso maggiore ha poi dimostrato di essere in grado di sfruttare a proprio beneficio anche elementi minimi di connessione ecologica –quali filari arborati, macchie vegetate e boschetti e alberi isolati – in contesti di pianura.
Pertanto, soprattutto in ambito planiziale e agricolo, andrebbe rivolta maggiore attenzione nella pianificazione territoriale prevedendo azioni volte al mantenimento e al rinforzo di efficaci reti ecologiche tramite la creazione e il ripristino di aree forestali ed elementi minimali di “cucitura”, tra loro interconnessi. Particolarmente pressante resta la necessità di mettere in campo strutturati piani di monitoraggio per ottenere informazioni più precise sulle popolazioni meridionali e per identificare i fattori influenzanti l’esito della riproduzione.
Il progressivo incremento registrato in numerosi Paesi europei – in cui la specie ha ampliato sia i propri effettivi sia l’areale di distribuzione – si spiega in gran parte con le misure di protezione, riforestazione ma anche con la grande capacità di adattamento dimostrata dalla specie agli ambienti forestali più diversi, anche altamente antropizzati. Il Picchio rosso maggiore non soffre quindi, a livello europeo, di particolari fattori di minaccia.
Anche le popolazioni italiane mostrano un buono stato di salute, grazie alla notevole plasticità ecologica, alla tolleranza al disturbo antropico e alla buona disponibilità di superfici boscate – anche di dimensioni ridotte – su ampia parte del territorio nazionale. La specie è infatti ben distribuita nell’intera Penisola e sulle due isole maggiori. Relativi vuoti di areale si osservano solo in Salento e in aree totalmente prive di vegetazione arborea, mentre altrove le densità rilevate vanno dalle 2 coppie per kmq in boschi di fondovalle sulle Alpi (ad esempio in Valle d’Aosta), alle 2-3 coppie nelle aree a pioppeto della Lombardia, fino ai picchi registrati in alcune pinete mature dell’Italia centrale (12,7 territori per kmq nelle pinete più mature dell’area di Castelfusano, in provincia di Roma).
Un fattore limitante per il suo insediamento, in pianura, può dipendere dalla scarsità di alberi, come registrato in alcuni settori del Piemonte coltivati a riso. Il disturbo antropico, trasformazione e distruzione dei siti riproduttivi, asportazione di tronchi secchi e deperienti, interventi selvicolturali e tagli forestali in periodo di nidificazione – uniti al fenomeno degli abbattimenti illegali – possono comunque provocare episodi di mortalità e di riduzione del successo riproduttivo.
Di tutti gli studi sul Picchio rosso maggiore realizzati in Europa, soltanto 4 offrono informazioni di dettaglio sul successo riproduttivo che, in media, si attesta intorno al 79,5%. Il tasso d’involo per nido di successo raggiunge invece i 3,4 giovani per coppia.
Attualmente la specie presenta uno stato di conservazione favorevole in tutta Europa. Valutata stabile nel complesso, mostra un andamento positivo in alcune popolazioni chiave quali quelle di Germania, Francia, Polonia, Ucraina e Russia. La popolazione europea è attualmente stimata in circa 12.000.000-18.000.000 coppie, in tendenziale incremento e con situazioni di criticità limitate a pochissime aree del continente.
In Italia il Picchio rosso maggiore è nidificante sedentario, migratore regolare e svernante, con una popolazione stimata in 70.000-150.000 coppie, pari a una frazione non significativa della popolazione continentale. È presente in tutte e tre le regioni biogeografiche alpina, continentale e mediterranea. Le elevate densità registrate lo fanno ritenere specie stabile e localmente in aumento in tutte le aree, ove si riproduce in vari tipi di ambienti boscati e alberati di latifoglie e conifere – pure o miste – purché vi sia buona disponibilità di alberi morti o marcescenti.
Dal punto di vista dei movimenti migratori che attraversano il nostro Paese, sono stati evidenziati movimenti irruttivi di popolazioni soprattutto orientali, che appaiono legati alla ciclicità nella produttività delle foreste. I siti di inanellamento più distanti si trovano sull’isola di Hogarna, nel Baltico svedese, e nell’area di Kalinigrad, nella Russia baltica, con spostamenti osservati tra circa 1.500 e oltre 2.000 km. Dall’analisi delle catture risulta che il soggetto inanellato in Svezia, impegnato nell’attraversamento del Baltico in ottobre, molto probabilmente originava da latitudini ancora più settentrionali. Repubblica Ceca, Svizzera e Slovenia sono invece i principali Paesi di provenienza dei soggetti che hanno effettuato, verso il nostro Paese, spostamenti sulle più brevi distanze.
Ad oggi, il Picchio rosso maggiore non è inserito nella Lista Rossa Nazionale. Risulta, inoltre, specie non cacciabile in Italia ai sensi della legislazione venatoria (157/92).
Pur essendo potenzialmente esposta all’impatto delle trasformazioni ambientali – urbanizzazione crescente e disboscamento in contesti agricoli planiziali – l’elevata densità registrata in tutte e tre le regioni biogeografiche delinea un quadro nazionale nel complesso positivo della specie, largamente ascrivibile al contrasto al bracconaggio e alla riforestazione in atto su gran parte della nostra penisola.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | In stabilità/incremento | Favorevole |
Popolazione | Stabile, localmente in aumento | Favorevole |
Habitat della specie | Stabile/in aumento | Favorevole |
Complessivo | Favorevole |
*Variazione della popolazione negli anni
La specie si fa riconoscere per un sonoro e acuto “pik” (o “kik”). Il tambureggiamento, che può essere facilmente confuso con quello di altri picchi, dura poco meno di un secondo e presenta un crescendo finale. Il periodo migliore per udirlo va dalla fine dell’inverno all’inizio della fase riproduttiva, quando il maschio comincia a delimitare il proprio territorio e cerca, tambureggiando insistentemente sui tronchi, di attirare l’attenzione della femmina.