PICCHIO TRIDATTILO - Uccelli da proteggere

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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliPICCHIO TRIDATTILO

NOME SCIENTIFICO: Picoides tridactylus
 

Piumaggio nero variamente punteggiato di bianco. Macchia sul capo che si presenta gialla, a differenza di quanto accade in diverse specie di Picidi. E soprattutto quella particolare e caratteristica conformazione delle zampe, da cui il nome con cui comunemente è stata chiamata questa specie. Il Picchio tridattilo vive unicamente sulle nostre Alpi, peraltro in una porzione ben localizzata delle Alpi orientali, dall’Alto Adige alla Carnia…

 

Ordine: Piciformes  Famiglia: Picidae

In nord Europa il Picchio Tridattilo occupa foreste di pianura. Alle nostre latitudini preferisce quote superiori, in genere comprese tra i 600 e i 2mila m. Le foreste di conifere costituiscono l’habitat d’elezione per questo uccello, con il nido scavato, similmente a quanto avviene in altre specie di Picidi, preferibilmente in piante malate o che presentano ampie porzioni di legno morto.

In Italia, la specie risulta estremamente localizzata e confinata a una porzione ristrettissima delle nostre Alpi orientali, tra l’Alto Adige e la Carnia. È qui, ad altitudini generalmente superiori ai 1.100 m, che il Picchio tridattilo costruisce il nido, scegliendo foreste poste in versanti particolarmente esposti e scoscesi, che favoriscono la formazione di valanghe e quindi, indirettamente, la presenza di alberi spezzati o morenti.

Un ambiente apparentemente inospitale che rappresenta invece il suo habitat ideale, un specie  caratterizzata da una particolare conformazione delle zampe – da cui ne deriva il nome – e da un piumaggio abbastanza diverso rispetto ad altre specie di Picidi nidificanti in queste aree. Scuro e variamente punteggiato di bianco, il piumaggio del Picchio tridattilo trova il classico elemento di contrasto nella macchia posta sul capo, che però, a differenza di altre specie, si presenta completamente gialla.

A nidificare in Italia e – più in generale – nell’Europa centrale e sud-orientale è la sottospecie alpinus , mentre altre sottospecie abitano la taiga siberiana, integrando la sottospecie nominale che invece vive nell’area degli Urali meridionali. Completano il quadro altre sottospecie che vivono  in Asia e nord America.

Prospettive

La specie è scarsamente studiata in Italia, fatta eccezione per alcune ricerche su distribuzione e caratteristiche degli habitat svolte in Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia. Per questo, non essendo disponibili informazioni sufficienti su parametri demografici e riproduttivi, non risulta possibile calcolare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per questa specie.

Limitate anche le informazioni relative alla densità. In Austria, ad esempio, sono state censite circa 4 coppie ogni 10 km quadrati, circa 3 in Svizzera, mentre in Germania sono stati osservati dai 3 ai 4 maschi territoriali in 2-3 km quadrati. Relativamente all’Italia, è stata osservata una densità massima di Picchio tridattilo, nelle aree idonee, pari a 2,5 coppie per km quadrato. Tale valore potrebbe essere dunque considerato come target di conservazione idoneo a medio termine.

In particolare, la densità delle popolazioni non dovrebbe scendere al di sotto di questa soglia in tutte le foreste sottoposte a tutela. Allo stesso tempo, una gestione forestale in linea con le esigenze ecologiche della specie dovrebbe prevedere la salvaguardia di tutte quelle piante malate o marcescenti che rappresentano per il tridattilo il sito ideale in cui scavare il nido.

Nonostante un leggero incremento dell’areale di presenza, il quadro sullo stato di salute del Picchio tridattilo nel nostro Paese resta profondamente incerto. Questo sia a causa della ridottissima consistenza delle popolazioni, sia della loro estrema localizzazione. Al di fuori dell’area alto-atesina, infatti, le popolazioni di Picchio tridattilo sono ridotte a poche decine di coppie e appaiono fortemente dipendenti da un habitat particolarmente esposto alle conseguenze di una gestione forestale intensiva.

Minacce

Rara e localizzata al di fuori delle aree di maggiore presenza, la popolazione italiana di Picchio tridattilo appare profondamente legata ai boschi di conifere, posti a medie latitudini e in versanti scoscesi ove la frequente formazione di valanghe favorisca la presenza di alberi spezzati, malati o morti. È in questo tipo di piante che il tridattilo, come altre specie di Picidi, preferisce costruire il nido, ed è sempre dalle porzioni di corteggia marcescente che la specie ricava la maggior parte del proprio nutrimento, costituito da larve e insetti.

La principale minaccia che pesa sull’esigua popolazione italiana di Picchio tridattilo pare rappresentata da una gestione forestale non favorevole. In particolare, la rimozione di alberi malati o morti può deteriorare o compromettere completamente l’habitat della specie. È stato poi osservato come le coppie tendano a rioccupare ogni anno gli stessi territori, ma di solito scavando un nuovo nido, con la conseguente necessità di ampia disponibilità di piante idonee.

In particolare, poi, è stato notato come sulle Alpi Carniche e Giulie il Picchio tridattilo nidifichi unicamente in porzioni di foresta d’alta quota (attorno ai 1.500 m), in cui almeno il 40% degli alberi abbia un’età superiore ai 110 anni. Resta in ogni caso prevalente la dipendenza dalle foreste di conifere (larici e abeti) mentre a latitudini molto più settentrionali – per esempio in Norvegia – la specie può scegliere anche boschi di pioppi o betulle.

Non sono noti i fattori influenzanti il successo riproduttivo nel nostro Paese. L’Unico dato a disposizione degli esperti si riferisce alla Svizzera, con una media di 1,7 giovani involati per nido. Se coleotteri e vari tipi di insetti costituiscono la dieta principale per la specie, è altresì noto come il nido del Picchio tridattilo sia particolarmente esposto ad alcuni tipi di predatori, in particolare i Grilidi.

Stato di salute

Prevalentemente sedentario, il Picchio tridattilo può compiere movimenti importanti soltanto durante la stagione fredda, quando può scendere a valle in cerca di cibo. Attualmente confinata in una precisa porzione dell’area alpina nord-orientale, la popolazione italiana della specie potrebbe non superare le 100-250 coppie, secondo le stime del 2007, che hanno rivisto al rialzo la precedente stima del 2004, che dava la popolazione di Picchio tridattilo nel nostro Paese compresa tra le 80 e le 150 coppie.

Non molto numerosa, in ogni caso, la popolazione “comunitaria” della specie, se paragonata a quella nidificante a livello continentale. In Europa, infatti, sono stimate dalle 26mila alle 40mila coppie di Picchio tridattilo, pari a non oltre il 7% della popolazione continentale, valutata in 350mila-1.100.000 coppie, e a non oltre il 5% di quella globale.

Minacciato in tutta Europa, il Picchio tridattilo ha conosciuto un largo declino tra il 1970 e il 1990, a cui è seguito un decennio di relativa stabilità. Tutelato dalla Direttiva Uccelli, il Picchio tridattilo è considerato specie “in pericolo” dalla Lista Rossa Nazionale ed è particolarmente tutelato, in Italia, dalla legislazione venatoria, pur essendo la popolazione nazionale pari a meno dell’1% di quella europea e a una frazione non significativa di quella continentale.

Non molto conosciuto il trend effettivo della popolazione italiana, nonostante un apparente stabilità. Con tutta probabilità, una frazione compresa tra il 60 e il 70% della popolazione nidificante in Italia è confinata al solo Alto Adige, mentre poche coppie nidificano nell’Alto Veneto e sulle Alpi della Carnia, in Friuli-Venezia Giulia. In particolare, la popolazione del Bellunese non dovrebbe superare le 10-20 coppie, a cui va aggiunta qualche decina di coppie in provincia di Trento e dalle 25 alle 40 coppie in Friuli-Venezia Giulia, dove la specie è abbastanza diffusa nell’estremo settore nord-orientale.

Semaforo

Localizzata e ridotta, la popolazione italiana di Picchio tridattilo risulta ad oggi in uno stato di conservazione non soddisfacente. Dal 60 al 70% delle coppie nidificanti si trovano confinate nel solo Alto Adige. Altrove sono pochissime le aree in cui la specie risulta relativamente comune, e nonostante una recente moderata espansione di areale lo scenario per il Picchio tridattilo nel nostro Paese appare preoccupante. A ciò si aggiunge una scarsa conoscenza delle esigenze ecologiche della specie, che comunque appare fortemente dipendente, come altri Picidi, dalle foreste strutturate con ampia presenza di alberi morti o morenti, nei quali viene tipicamente costruito il nido.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* probabilmente in espansione favorevole
Popolazione verosimilmente stabile ma ridotta inadeguato
Habitat della specie presumibilmente stabile favorevole
Complessivo   inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Solo in Alto Adige, e in alcune remote aree dell’Italia nord-orientale, l’incontro con il Picchio tridattilo rappresenta un evento relativamente frequente. Il suo canto è il tipico “picchiettio”, emesso sia durante lo scavo del nido sia al fine di delimitare il territorio, a cui vengono inframmezzati talvolta brevissimi suoni più acuti, per poi tornare al martellante richiamo caratteristico di questa specie.